Durante la notte si ricostruivano le parti mancanti di capitoli ancora non scritti e i personaggi cambiavano i loro volti e i loro nomi. Le stanze in cui mi ritrovavo con sconosciuti scordandomi il modo in cui ci ero arrivato e i giorni di luce cominciavano a perdere consistenza, svanivano le ore e il loro peso di azioni e pensieri, tutte le illusioni da cui mi stavo distaccando, le strade che mi avevano scelto perché io le percorressi, gli alberi che mi hanno atteso perché potessi sedermi nella loro ombra e dovevo lasciare ancora quelle poche emozioni, quei pochi sentimenti a cui continuavo ad aggrapparmi, perché il vuoto faceva paura con la sua perenne intensità, dove non ci sarebbero state più scuse per distrarsi dall’essenza di tutto quello che avevo dentro e intorno. Erano giornate bellissime e splendenti e per questo ancora più dolorose, perché sapevo che avrei dovuto dirti addio, perché eri l’ultima persona che dovevo dimenticare.
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ZetaElle #32
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