venerdì 10 febbraio 2023

dream #133

 Sara mi aspettava fuori dalla porta e mi chiedeva come saremmo tornati in città, non sapevo cosa risponderle, avevo una moto parcheggiata da qualche parte ma non mi ricordavo dove e c’era sempre la possibilità di prendere un treno notturno, ci avremmo messo più tempo e avemmo dovuto trovare una stazione e al momento decidere cosa fare mi sembrava molto difficile, mi sentivo confuso mentre cercavo le chiavi dell’appartamento nelle tasche, senza trovarle - Ero in una stanza in cui c’era il mio zaino poggiato in un angolo e una donna stava rovistando in un cassetto, le ho chiesto cosa ci facesse lì e lei non mi ha risposto, poi se ne è andata via senza dire nulla e sul pavimento, vicino al letto, c’erano un paio di stivaletti rossi con il tacco molto eccitanti e ho visto un altro me stesso inginocchiato a leccarli, in una camera diversa, illuminata da candele accese - C’era un cinema sotterraneo dove ero stato a vedere uno strano film e nel quale dovevo tornare senza sapere come, continuavo a perdermi in una serie di cunicoli e corridoi, simili a quelli di una stazione della metropolitana - Poi mi sono ritrovato in una specie di piccolo parco e davanti ai miei occhi è apparsa l’architettura futurista di un auditorio che brillava nella luce del sole, c’era anche  un fiume al suo lato, attraversato da diversi ponti scintillanti e sapevo che la sala cinematografica era sotto al fiume e all’improvviso una mappa mentale, oscura e violacea si è impossessata del mio cervello, così sono rientrato in quella rete virtuale di vicoli, bui e misteriosi e ho continuato la mia solitaria ricerca - Avevo vissuto in questa città per quasi un anno, senza lavorare, senza mai veramente cercare lavoro e non potevo dire cose fosse successo veramente o in che maniera il tempo mi avesse avvolto e tenuto con sé, perché nel mondo interiore, quello dei respiri e della fantasia, non c’era nulla che potessi chiamare presente o passato o futuro, era un’unica preziosa materia invisibile nella quale scivolavo sempre più in profondità, fatta di immagini e sensazioni e luoghi della memoria e altri che diventavano come punti fra le linee delle mie cartine mnemoniche, disegni che qualcuno stava facendo con la mia vita o con quello che era stata, potevo osservarla, continuavo ad osservare ogni cosa, soprattutto me stesso nel vuoto di questa esistenza e delle sue illusioni - Sembrava mancasse un libro nello zaino, non si poteva sempre essere certi di tutto, con sicurezza, questa volta, ho chiuso la porta dell’appartamento, trovandone le chiavi, ho raggiunto Sara, che si era accesa una sigaretta e le ho detto che saremmo andati in treno, l’ho presa per mano e insieme ci siamo incamminato per raggiungere una stazione.

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