lunedì 6 febbraio 2023

freewheelin' #68

 La casa di Patrick era stata messa in vendita e così ero andato a vederla un’ultima volta, era in campagna, isolata, credo in prossimità di una montagna, aveva un’anima quella casa e un’attenzione speciale per i mobili e l’arredamento, con un gusto retrò, decadente, artistico, piena di bizzarri oggetti. Ero salito al secondo piano, composto da una sola lunga stanza, in un angolo c’erano un paio di piccole stufe di legna, ora spente, ho aperto lo sportello di una di esse e c’era della cenere dentro, l’ho toccata e poi mi sono pulito le dita sulla manica delle mia camicia lisa, la moquette sul pavimento era consumata, punteggiata di bruciature di sigarette, mi piaceva quel mosaico di fallimenti ed esaltazioni notturne, c’erano due divani di pelle ormai screpolata che davano su una grande vetrata, da cui si poteva vedere il panorama esterno, le colline, le montagne, verdi e azzurre in lontananza - Era notte e stava piovendo, era buio e i lampi apparivano nella mente, scariche elettriche, composizioni geometriche bianche simili a interferenze sotto le palpebre - Avevo preso una birra dal frigo, era ancora mattina, l’avevo stappata, avevo dato un sorso e poi ero uscito fuori, in giardino - C’era il sole, ho camminato a piedi nudi sull’erba, ho raggiunto un tavolo di legno, ho dato un altro sorso alla birra, mi sono seduto e mi sono messo a scrivere - Troppo presto per bere, osserva qualcuno - Fanciullo, sono ancora uno scrittore - I videotape delle serate private di Patrick in quella casa, quando metteva in scena i suoi spettacoli, i suoi numeri musicali in cui si travestiva e ballava o indossava bizzarri costumi creati da lui stesso - Qualcuno aveva bussato alla porta, un paio di agenti della psicopolizia, volevano fare una perquisizione (avevo trovato una mezza canna spenta sotto uno dei cuscini del divano, ma non l’avevo fumata), era anche arrivato Julian con una teiera ancora calda (probabilmente piena di mushroom tea), intanto i poliziotti non sapevano bene che fare, erano giovani e impacciati, uno di loro mi ha dato un foglio, gli ho dato di pulircisi il culo - Ci siamo seduti a un tavolo della cucina, io e Julian, anche il primo piano della casa era formato da un unico grande spazio che la nostra immaginazione creava e cambiava, modificando la posizione dei mobili e degli oggetti al suo interno - Ho preso un vecchio servizio cinese da tè in porcellana, Julian ha riempito le tazze, Robert ha messo su un disco di Chet Baker, eravamo in silenzio, da un teca di vetro Julian ha preso un pipa da oppio, le notizie del mondo sembravano essere svanite, così come i programmi e i piani di guerriglia sovversiva, ci eravamo ritirati, al momento, nei nostri mondi personali, a parlare di letteratura, arte, musica, fotografia, poesia, cinema e pittura - Come ero arrivato in questa casa non lo ricordavo, era una proiezione perfetta della mia psiche, della mia personalità, della mia essenza - Presi un libro di poesie di William Blake dalla libreria, mi sedetti su una poltrona rossastra, tra cuscini polverosi, l’odore delle cose antiche mi ammaliava - La notte, fuori, sembrava essere tornata.

Nessun commento:

Posta un commento

dream #144

  Vicoli di piccoli paesi in cui camminare e forse perdersi. Improvvise aperture su paesaggi campestri mentre le ore dell’alba e del tramont...