Gli
alberi hanno occhi e antichi volti e sono piegati e immobili nell’aria fredda
della mattina. Poi il pomeriggio, vagando per le strade, senza pranzare, le percezioni che diventano più acute, mentre la città
si mostra, con le sue case, i palazzi, i giardini, i ponti e gli specchi
d’acqua, le alte torri, giallo ocra, stagliate contro un cielo grigio e blu,
tonalità marine e improvvise ferite di luce. Sdraiato sull’erba, in un parco,
alcuni ragazzi ascoltano musica trance,
giocano con un frisbee e fumano erba,
l’odore mi arriva pungente nelle narici, dipinti meravigliosi sulla tela
mentale, gli scoiattoli che corrono sui rami degli alberi, cibandosi delle
gemme che stanno nascendo, le anatre si muovono lente, nei piccoli stagni, i
colori intensi delle loro piume bagnate, sfumature incredibili che brillano nei
riflessi del sole, piante e giardini e i gradini a spirale di una torre,
percorso psichico verso l’alto, i pensieri che si attorcigliano per poi
liberarsi nella visione aerea della città, le campagne in lontananza, gli
alberi e le vele di una nave ancorata nel porto. Discese e voli
dell’immaginazione, nuove sequenze montate in ordine casuale, il tessuto sonoro
degli ambienti è ricco di dettagli uditivi, echeggiano i richiami dei gabbiani
lungo i docks, le imbarcazioni con i
vogatori che scivolano sull’acqua e le incitazioni del timoniere, i colpi dei
remi e il ritmo coordinato dei movimenti, le navi ancorate, il sartiame che
vibra, i sussurri di una spessa corda di canapa contro le pietre grigio ardesia
del molo, le bitte arrugginite, la voce del capitano che chiama il suo
equipaggio, un volta fuori dalle braccia del porto ci saranno solo le stelle a
guidare il nostro cammino.
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