Nervature
d’inchiostro sulle pareti bianche, disegni d’insetti tridimensionali in linee
di fumo, cuscini addormentati come gatti sul divano, gli oggetti sembravano
possedere una loro personalità e ne scorgevi i volti: sedie, poltrone, armadi e
maniglie. Le superfici di legno e plastica si muovevano lentamente, i materiali
si rimodellavano in nuove fantasie colorate, era come osservare qualcosa sotto
la superficie dell’acqua mentre ondeggiava seguendo il flusso delle correnti
marine. Posare i piedi nudi sulla moquette e lasciarci sopra delle impronte,
come se fossero assorbiti da essa, c’erano movimenti nei limiti dello sguardo e
una luce che pulsava e sfumava nei tessuti e pensieri tentacolari che si
aggrappavano alla mente cercando degli appigli nei ricordi, respiri che
diventavano più scuri e profondi, un senso di tristezza e i volti delle donne e
il loro amore e anche il modo in cui si legavano al tuo cuore, erano
semplicemente diverse, bisognava accettare quell’essenza anche se una parte di
essa era già presente dentro di me, non avrei mai potuto abbandonarla,
intuizioni femminee e giochi d’infanzia e anche risate e sospiri e poi lasciare
quelle immagini e rimanere solamente a guardare la magia di un mondo e una
realtà in continuo mutamento, essere sospesi e presenti in una nuova dimensione
e ammirarla come se fosse la prima volta, parlavamo con esseri inesistenti solo
per provare a noi stessi che nulla era vero, regni di immaginazione, infinite
città di sogno.
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