domenica 16 agosto 2020

Motril #2

Stazioni degli autobus, come si ci trovassimo in un sogno, l’attesa della partenza, le destinazioni che appaiono improvvise su uno schermo ad alta definizione, negozi di bisogni inutili, alle 15.00 sarebbe arrivato il mio contatto da Orgiva, fittizio o reale, non aveva nessuna importanza - In quanti orifizi devo amarti, diceva lo scrittore, disteso sul letto, il cazzo in erezione, la pelle ricettiva ad ogni minima sollecitazione erotica, sono i tuoi capelli, il tuo culo, i tuoi piedi, i tuoi occhi attraverso cui posso vedere la tua anima a farmelo venire duro, ad ogni ora del giorno e della notte, la violenza di ogni gesto di passione, la sconfitta, la gioia sublime e transitoria di ogni orgasmo, sospiri disciolti negli anfiteatri della mente, composizioni orgiastiche ed estasi dionisiache - Qualcuno parlava in arabo nelle strade, perché le coste del Marocco non erano così lontane, poi il particolare di un palazzo che ha iniziato a risplendere in una onirica e luminosa consapevolezza di trovarmi dall’altra parte dello specchio, dove le tue unghie hanno lasciato segni indelebili sulla pelle e i tuoi denti marchi inconfondibili  e lo sguardo di una donna anziana nel quale sprofondano tutte le nostre paure, case in penombra in cui sono stato bambino e poi le parole che non ci siamo più detti, le risate, le lacrime, Leonard Cohen che canta i suoi versi e una Marianne svanita nel tempo che lo ascolta distratta, le nostre muse, i nostri demoni, le colazioni sull’erba, i tuoi disegni, le tue lettere, le mattine a guardare i colori dell’alba da una terrazza vuota, i tuoi amanti, le tue bugie, ogni sorriso che hai tentato di proteggere in un frammento di felicità, ogni illusione cha ha danzato nell’infiammarsi di un tramonto, ogni pellicola che non abbiamo visto, ogni poesia che abbiamo dimenticato di scrivere, il lento rollio di quanto ci resta da vivere, qui, altrove, in nessun luogo - Ho accarezzato il tuo volto, ho visto la mia sborra colare dagli angoli della tua bocca, quello che non sono, quello che non sarò mai, quello che ho sognato di essere, quello che neanche le tue labbra hanno saputo chiamare con un nome che non fosse il mio.

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