Mi ero svegliato vicino al corpo di Sara, mi stavo innamorando di lei un’altra volta ed era così difficile starle accanto, alcuni giorni, che non sapevo bene come fare, avevamo iniziato anche a scopare di nuovo ma c’era qualcosa di triste e dolente nei suoi occhi, che mi faceva stare in pena per lei - La stavo penetrando, poi mi sono fermato, sentivo una vibrazione di violenza al suo interno, mi ha sussurrato se volessi sapere cosa era successo fra lei e il suo amante una delle notti precedenti, le ho detto di no, che erano fatti suoi e di quell’altro uomo, le ho detto che poteva parlarmi di tutto il resto ma non di questo, le ho detto che non mi interessava ed era la verità, allora Sara ha detto a voce bassa che si sentiva vuota e io le ho detto che il sesso non avrebbe mai riempito quell’assenza, quello spazio interiore ero incolmabile da qualcosa di fisico, lei si è girata, nascondendo il volto, il suo culo era scoperto, allora ho cominciato a sculacciarla, è questo che vuoi? Le ho detto in un orecchio, si, ha risposto lei, allora l’ho colpita più forte fino a quando ho sentito i suoi gemiti e i singhiozzi e sapevo che le lacrime le stavano rigando le guance e allora lei si è tranquillizzata e io ho smesso di darle schiaffi sul culo e l’ho abbracciata e le ho detto piano che l’amavo e siamo rimasti in silenzio, lasciando che il tempo, finalmente, svanisse dentro di noi e dalla stanza nella quale eravamo diventati un solo respiro.
venerdì 30 luglio 2021
Orgiva #52
mercoledì 28 luglio 2021
Orgiva #51
E non c’era molta differenza, nelle camere da letto, fra vittime e amanti, amanti e carnefici, ci si continuava a torturare, in una maniera o in un’altra, a volte erano le parole gli strumenti di tormento e le fantasie e le paranoie che esse creavano - Pensarti a cosce aperte mentre un altro uomo ti stava scopando, i tuoi gemiti, le tue richieste, che cosa avrei potuto fare? Nulla, assolutamente nulla, se non continuare a guardarti negli occhi, a desiderarti, proprio quando non volevi sapere più nulla di me, evviva l’amore libero gridava qualche lurido fricchettone dalle palle mosce, era la stessa storia di sempre ed era di una noia mortale - I segreti, i segreti del cuore, tutto avrebbe potuto finire in ogni istante e non c’era modo di fuggire, perché tu eri qui e nelle mie illusioni e in quello che non poteva esistere all’interno di esse e nei respiri e in quello che nasceva e moriva nello spazio sconosciuto, continuo, umano ed eterno che li divideva e univa gli uni dagli altri. Ennesime rese, ennesime rivolte. I pugni in tasca e quelli che ti sarebbe piaciuto infilarmi nel culo.
martedì 27 luglio 2021
Orgiva #50
Del perché mi trovassi qui e non in un altro luogo non avevo nessuna idea. Ero attratto da questi uomini e da queste donne sempre sul bordo di un precipizio esistenziale, oltre il quale si apriva un abisso emotivo e psichico dal quale, molto probabilmente, non ci sarebbe stato ritorno. Era qualcosa di affascinante e disturbante, c’era come una vibrazione costante nel loro essere, capace di mandare in frantumi le loro personalità in ogni momento, un punto di instabilità continua, un terremoto interiore che poteva essere creato da un pugno come da una carezza - Frane di immagini di volti ed espressioni, cascate sonore di fiumi di ignobile miseria, maschere sconosciute che il fotografo voleva solo ritrarre, possibilmente di nascosto e poi lasciare ognuno libero di dirigersi dove cazzo volesse - C’erano troppi cuori di tenebra e tentazioni lisergiche e dialoghi che l’alcol e gli psicofarmaci facevano dimenticare ed era meglio così perché in questo modo le mattine erano fogli bianchi, copioni non ancora scritti, volontà sotterranee, disegni incompiuti, riflessi divini di diurne e divine speranze, non sapevo se ci fosse un significato nascosto in quei luoghi in cui tutto appariva perduto e per questo meraviglioso e sublime - Le estasi che solo i folli conoscevano o i profeti che camminavano a piedi nudi nel deserto, le estati che non torneranno più, le orme lasciate sulle spiagge della giovinezza sono i passi di una danza di sconfitte e fallimenti e i baci non dati solo una pallida cicatrice sulle tue labbra socchiuse.
lunedì 26 luglio 2021
Orgiva #49
Osservavo le macchine e i furgoni passare davanti al Metal Bar, mio zio mi aveva chiesto cosa stessi facendo qui, che cazzo ne so, gli avrei voluto rispondere, potevo passare il mio tempo a bere e scrivere e questo già mi sembrava uno dei regali più belli che la vita mi avesse potuto fare, mi sarebbero potuti bastare venti minuti per preparare lo zaino e andarmene e questo significava che qualcosa lo avevo imparato, c’erano così tanti eccentrici e bizzarri personaggi intorno a me, sarei diventato anche io uno di loro?
Il vento stava diventando più forte ed era iniziata la danza delle foglie, i denti marci nelle bocche delle donne zingare, birra che gocciola come piscio dal bordo di un tavolo, qualcuno batteva il ritmo di una canzone dimenticata con le proprie mani tremanti, i colpi di un bastone sul pavimento, i giorni che lasciavo svanire dal mio cuore, le parole scomparse, una stanza in penombra che stava diventando solo un ricordo d’estate e ancora le tue mani a ricordarmi che ogni promessa proibita non sarà mai mantenuta.
domenica 25 luglio 2021
Orgiva #48
Attendevo che anche questi barlumi di felicità passassero, sarebbero rimasti i ricordi e la luce racchiusa in essi e nei tuoi occhi, il contatto della tua pelle e poi il silenzio che tutti gli spazi di ogni sconfitta riempie e con infinita dolcezza sublima.
giovedì 22 luglio 2021
Orgiva #47
martedì 13 luglio 2021
Orgiva #46
mercoledì 7 luglio 2021
Orgiva #45
venerdì 2 luglio 2021
Cigarrones #21
Avevo chiesto la macchina a Sara, avevo preso un paio di litri di birra dal frigo ed ero andato a Cigarrones, per vedere Lolo e gli altri, con l’idea di parlargli per sapere cosa volessero fare, ora che l’Ayuntamiento e l’Alcalde avevano deciso di prendere provvedimenti contro gli insediamenti illegali (almeno per loro) intorno a Orgiva.
Avevo ascoltato un discorso dell’Alcalde guardando un suo video, non mi aveva fatto nessun effetto. C’era ancora in me l’innato desiderio che le persone vivessero in equilibrio, nella legalità di una società accogliente e libera, in cui ognuno fosse accettato e rispettato per quello che era. Le mie erano solo fantasie, naturalmente e i porci della Guardia Civil fremevano dalla voglia di regalare qualche manganellata in giro e di mettersi in prima fila per uno sgombero fatto come si deve. Non che me ne fregasse un cazzo di tutte queste cose, me le ero lasciate dietro da tempo però il flusso della vita me le aveva riportate davanti e allora mi sono detto di andare a dare un’occhiata e quando sono entrato nella piccola baracca di Lolo e dentro non c’era nessuno, ho capito che le strade che potremmo percorrere sono infinite e che mai arriveremo dove abbiamo pensato di giungere ma sempre e comunque da un’altra parte e che questa era la bellezza di perdersi e di non chiedersi mai dove ci avrebbe portato il cammino che stavamo seguendo. Poi è apparso Lolo, sorridendo, ci siamo abbracciati e insieme a lui c’era una sua amica, ci siamo presentati, le ho sorriso, lei ha fatto lo stesso e i suoi occhi sono diventati più grandi.
Mi sono seduto al sole, davanti agli enormi cactus di San Pedro, nel giardino psichedelico di Lolo, a bere un vaso di birra. Poi ho camminato un pò, c’era luce e tranquillità intorno e dentro al mio cuore.
Sono andato a vedere se Vittorio avesse un pò d’erba da vendermi e quando sono arrivato al ranch c’era Vanessa seduta su un divano sfondato con il suo tablet in mano, mi ha sorriso e ci siamo salutati, poi è arrivato Vittorio spingendo una carriola, apparentemente stava costruendo un cesso con una doccia adiacente. L’ho abbracciato e gli ho chiesto se avesse qualcosa da fumare, mi ha detto di no, magicamente è sbucato fuori Graham dal suo truck, ho parlato con lui e ho concluso così il mio piccolo affare.
Sono tornato alla baracca di Lolo, ma lui e la sua amica non erano lì, allora sono andato verso il rio e c’era Wibbs sul ciglio di un burrone, dove la terra si stava erodendo, sbriciolandosi settimana dopo settimana, non sarebbe rimasto molto di questo insediamento in una decina di anni, pensavo dentro di me, Wibbs sembrava guardare lontano, nell’attesa che qualcuno o qualcosa arrivasse, cercando di decifrare i segni dell’orizzonte e del cielo, era stranamente silenzioso, così l’ho abbracciato e i suoi occhi erano tristi e mi ha cominciato a raccontare dei suoi problemi di coppia con Vanessa, era sempre la stessa storia, non solo per lui ma per ognuno di noi, le bugie e le liti degli amanti, l’ho ascoltato per un pò, poi mi sono stancato, non potevo fare niente per aiutarlo, poi Lolo mi ha chiamato, non so da dove fosse uscito fuori, ho abbracciato di nuovo Wibbs e ho seguito il mio amico. C’era rimasta una birra, l’abbiamo aperta e ci siamo seduti a bere e chiacchierare.
Ero sul terrazzino di casa e io e Sara stavamo parlando e fumando un porro e l’erba era più forte di quello che avevamo immaginato e poi lei mi ha chiesto se volevo dormire nella sua stanza e un’onda di felicità mi ha colmato il cuore e il suo letto aveva un buon odore e le lenzuola erano rosse e pulite e poi lei si è spogliata e ha iniziato a spalmarsi i piedi e le gambe con un olio essenziale e non potevo fare altro che osservarla ipnotizzato, sdraiato al suo fianco e c’era una musica di sottofondo e ci siamo abbracciati e abbiamo cominciato a baciarci e così il cazzo mi è venuto duro, poi ero con la testa fra le sue gambe a leccarle la fica ed era una sensazione meravigliosa sentire la mia lingua che le entrava dentro, poi le baciavo la pancia e le mordevo piano l’interno delle cosce, ascoltavo i suoi gemiti e continuavo a leccarla, poi salivo verso il suo volto e c’erano i suoi occhi ad attendermi e la sua anima al loro interno e una bellezza infinita nella quale immergermi, le sue iridi e le sue pupille erano come specchi, i suoi universi interiori, questi misteri così impenetrabili, questa profondità emotiva in sui si svelava l’essenza stessa di una donna mi lasciava libero di non essere più nulla se non un brivido nella notte, un nome mai pronunciato, un attimo di perfetto e sconosciuto equilibrio in un cosmo di istanti già perduti nel tempo.
ZetaElle #28
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