Mi ero svegliato vicino al corpo di Sara, mi stavo innamorando di lei un’altra volta ed era così difficile starle accanto, alcuni giorni, che non sapevo bene come fare, avevamo iniziato anche a scopare di nuovo ma c’era qualcosa di triste e dolente nei suoi occhi, che mi faceva stare in pena per lei - La stavo penetrando, poi mi sono fermato, sentivo una vibrazione di violenza al suo interno, mi ha sussurrato se volessi sapere cosa era successo fra lei e il suo amante una delle notti precedenti, le ho detto di no, che erano fatti suoi e di quell’altro uomo, le ho detto che poteva parlarmi di tutto il resto ma non di questo, le ho detto che non mi interessava ed era la verità, allora Sara ha detto a voce bassa che si sentiva vuota e io le ho detto che il sesso non avrebbe mai riempito quell’assenza, quello spazio interiore ero incolmabile da qualcosa di fisico, lei si è girata, nascondendo il volto, il suo culo era scoperto, allora ho cominciato a sculacciarla, è questo che vuoi? Le ho detto in un orecchio, si, ha risposto lei, allora l’ho colpita più forte fino a quando ho sentito i suoi gemiti e i singhiozzi e sapevo che le lacrime le stavano rigando le guance e allora lei si è tranquillizzata e io ho smesso di darle schiaffi sul culo e l’ho abbracciata e le ho detto piano che l’amavo e siamo rimasti in silenzio, lasciando che il tempo, finalmente, svanisse dentro di noi e dalla stanza nella quale eravamo diventati un solo respiro.
venerdì 30 luglio 2021
Orgiva #52
La riunione a Cigarrones non aveva portato da nessuna parte, Scott voleva vendere la sua terra e sinceramente ventimila euro per un pezzo di deserto con quattro caravan sfondati parcheggiati sopra e un’idea incompiuta di bar mi sembravano un’enormità, c’era anche il magic bus compreso nel prezzo ma il succo della storia non cambiava, erano una montagna di soldi e nessuno li aveva e alcuni, durante l’incontro per decidere cosa cazzo fare, parlavano di cose che non capivo e che neanche mi interessavano - Ero attratto dai loro profili di luce e rimanevo estasiato a guardarli - La mattina dopo, cioè adesso, ero seduto a uno dei tavolini del Metal Bar a bere un caffè e a scrivere e c’era già un gruppo di freaks britannici accanto a me a scolarsi una birra e a parlare di musica e tutti sembravano fuggiti via direttamente da qualche pellicola acida degli anni settanta, discutevano anche di cinema adesso che provavo a sentirli più attentamente e mi stupiva sempre la capacità degli inglesi di parlare di tutto, anche della cosa più insignificante e di farla passare come la più importante del mondo e potevano farlo a qualsiasi ora del giorno e della notte, specialmente se c’erano droghe in giro e qui ce ne erano quasi sempre, erano completamente assorti nell’uso del linguaggio con il quale diventavano la medesima cosa, non c’erano più distinzioni fra coloro che parlavano e le cose che dicevano. Era assurdo.
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