venerdì 2 luglio 2021

Cigarrones #21

 Avevo chiesto la macchina a Sara, avevo preso un paio di litri di birra dal frigo ed ero andato a Cigarrones, per vedere Lolo e gli altri, con l’idea di parlargli per sapere cosa volessero fare, ora che l’Ayuntamiento e l’Alcalde avevano deciso di prendere provvedimenti contro gli insediamenti illegali (almeno per loro) intorno a Orgiva. 

Avevo ascoltato un discorso dell’Alcalde guardando un suo video, non mi aveva fatto nessun effetto. C’era ancora in me l’innato desiderio che le persone vivessero in equilibrio, nella legalità di una società accogliente e libera, in cui ognuno fosse accettato e rispettato per quello che era. Le mie erano solo fantasie, naturalmente e i porci della Guardia Civil fremevano dalla voglia di regalare qualche manganellata in giro e di mettersi in prima fila per uno sgombero fatto come si deve. Non che me ne fregasse un cazzo di tutte queste cose, me le ero lasciate dietro da tempo però il flusso della vita me le aveva riportate davanti e allora mi sono detto di andare a dare un’occhiata e quando sono entrato nella piccola baracca di Lolo e dentro non c’era nessuno, ho capito che le strade che potremmo percorrere sono infinite e che mai arriveremo dove abbiamo pensato di giungere ma sempre e comunque da un’altra parte e  che questa era la bellezza di perdersi e di non chiedersi mai dove ci avrebbe portato il cammino che stavamo seguendo. Poi è apparso Lolo, sorridendo, ci siamo abbracciati e insieme a lui c’era una sua amica, ci siamo presentati, le ho sorriso, lei ha fatto lo stesso e i suoi occhi sono diventati più grandi.


Mi sono seduto al sole, davanti agli enormi cactus di San Pedro, nel giardino psichedelico di Lolo, a bere un vaso di birra. Poi ho camminato un pò, c’era luce e tranquillità intorno e dentro al mio cuore.


Sono andato a vedere se Vittorio avesse un pò d’erba da vendermi e quando sono arrivato al ranch c’era Vanessa seduta su un divano sfondato con il suo tablet in mano, mi ha sorriso e ci siamo salutati, poi è arrivato Vittorio spingendo una carriola, apparentemente stava costruendo un cesso con una doccia adiacente. L’ho abbracciato e gli ho chiesto se avesse qualcosa da fumare, mi ha detto di no, magicamente è sbucato fuori Graham dal suo truck, ho parlato con lui e ho concluso così il mio piccolo affare.


Sono tornato alla baracca di Lolo, ma lui e la sua amica non erano lì, allora sono andato verso il rio e c’era Wibbs sul ciglio di un burrone, dove la terra si stava erodendo, sbriciolandosi settimana dopo settimana, non sarebbe rimasto molto di questo insediamento in una decina di anni, pensavo dentro di me, Wibbs sembrava guardare lontano, nell’attesa che qualcuno o qualcosa arrivasse, cercando di decifrare i segni dell’orizzonte e del cielo, era stranamente silenzioso, così l’ho abbracciato e i suoi occhi erano tristi e mi ha cominciato a raccontare dei suoi problemi di coppia con Vanessa, era sempre la stessa storia, non solo per lui ma per ognuno di noi, le bugie e le liti degli amanti, l’ho ascoltato per un pò, poi mi sono stancato, non potevo fare niente per aiutarlo, poi Lolo mi ha chiamato, non so da dove fosse uscito fuori, ho abbracciato di nuovo Wibbs e ho seguito il mio amico. C’era rimasta una birra, l’abbiamo aperta e ci siamo seduti a bere e chiacchierare.


Ero sul terrazzino di casa e io e Sara stavamo parlando e fumando un porro e l’erba era più forte di quello che avevamo immaginato e poi lei mi ha chiesto se volevo dormire nella sua stanza e un’onda di felicità mi ha colmato il cuore e il suo letto aveva un buon odore e le lenzuola erano rosse e pulite e poi lei  si è spogliata e ha iniziato a spalmarsi i piedi e le gambe con un olio essenziale e non potevo fare altro che osservarla ipnotizzato, sdraiato al suo fianco e c’era una musica di sottofondo e ci siamo abbracciati e abbiamo cominciato a baciarci e così il cazzo mi è venuto duro, poi ero con la testa fra le sue gambe a leccarle la fica ed era una sensazione meravigliosa sentire la mia lingua che le entrava dentro, poi le baciavo la pancia e le mordevo piano l’interno delle cosce, ascoltavo i suoi gemiti e continuavo a leccarla, poi salivo verso il suo volto e c’erano i suoi occhi ad attendermi e la sua anima al loro interno e una bellezza infinita nella quale immergermi, le sue iridi e le sue pupille erano come specchi, i suoi universi interiori, questi misteri così impenetrabili, questa profondità emotiva in sui si svelava l’essenza stessa di una donna mi lasciava libero di non essere più nulla se non un brivido nella notte, un nome mai pronunciato, un attimo di perfetto e sconosciuto equilibrio in un cosmo di istanti già perduti nel tempo.

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