Osservavo le macchine e i furgoni passare davanti al Metal Bar, mio zio mi aveva chiesto cosa stessi facendo qui, che cazzo ne so, gli avrei voluto rispondere, potevo passare il mio tempo a bere e scrivere e questo già mi sembrava uno dei regali più belli che la vita mi avesse potuto fare, mi sarebbero potuti bastare venti minuti per preparare lo zaino e andarmene e questo significava che qualcosa lo avevo imparato, c’erano così tanti eccentrici e bizzarri personaggi intorno a me, sarei diventato anche io uno di loro?
Il vento stava diventando più forte ed era iniziata la danza delle foglie, i denti marci nelle bocche delle donne zingare, birra che gocciola come piscio dal bordo di un tavolo, qualcuno batteva il ritmo di una canzone dimenticata con le proprie mani tremanti, i colpi di un bastone sul pavimento, i giorni che lasciavo svanire dal mio cuore, le parole scomparse, una stanza in penombra che stava diventando solo un ricordo d’estate e ancora le tue mani a ricordarmi che ogni promessa proibita non sarà mai mantenuta.
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