Cose da fare e soprattutto quelle da evitare. Fogli gialli appesi ai muri di una stanza, note di intenzioni, bisogni, appuntamenti. Il volto davanti allo specchio con la barba lunga, la porta chiusa, una katana nascosta in un angolo. Sentivo il rumore della pioggia, in lontananza, ovattato, le mattine sembravano essere diventate spazi misteriosi, un momento in cui aprivi gli occhi e subito vedevi il tuo cazzo duro pulsare negli anelli che lo ingabbiavano, l’energia che si gonfiava e fremeva, rossa e lucente, le piccole dita dei sogni che ti tiravano i capezzoli, le unghie di gatti primitivi, le loro punte arcuate che strofinavano il culmine roseo del tuo piacere - seduto su un tappeto, accendo un incenso e guardo le foglie di tè all’interno di una tazza nera, i tuoi capelli ancora bagnati, in un giorno d’estate, filamenti di luce che oscillavano nella calda brezza metropolitana - legato ad un letto, ti strusciavi sopra di me, il tuo sorriso radioso, le strade di altre città e i bianchi attimi che riflettono i denti della tua bocca aperta, mentre gode e sospira, foto appese alle pareti, in bianco e nero, maschere primitive, stivali, frustini, lo sguardo immobile di uomo in vesti medievali, il cranio rasato e la barba folta, un altro uomo, molto vecchio, con un enorme fascio di piccoli rami da ardere sulle spalle - squillavano le risate delle fanciulle mentre si spogliavano prima di immergersi nel fiume, il riflesso di perla della luna e quello delle tue braccia - legato con corde di canapa ad un albero, costretto a guardare il fiume scorrere, l’erezione rinchiusa in un anello di metallo alla base del cazzo e lei che si avvicina, lucente d’acqua, ti fissa, le sue dita come aghi roventi sulla pelle, le sue dita come soffici piume su tutti i tuoi segreti, che si infrangono in migliaia di parti, che sgocciolano, uno dopo l’altro, liquidi e opachi, dalla punta cobalto del tuo desiderio, le canzoni dell’infanzia e le margherite intrecciate, una bottiglia di vino rosso bevuta in un parco, ti sfilavi le scarpe e mi lasciavi guardare i tuoi piedi, i sospiri della notte - mi alzai dal letto, ancora nudo, andai davanti allo specchio, la barba lunga, le strade mi attendevano, conti da pagare e persone da incontrare, i fogli gialli appesi sui muri di una stanza, ricordi di carta, porte da ritrovare, qualcuno bussa, ancora in piedi nel centro della stanza, un rumore di tacchi che si allontanano, il pene in erezione, goccialono le mie paure come inchiostro sul pavimento.
martedì 2 febbraio 2016
le alte torri #30
Cose da fare e soprattutto quelle da evitare. Fogli gialli appesi ai muri di una stanza, note di intenzioni, bisogni, appuntamenti. Il volto davanti allo specchio con la barba lunga, la porta chiusa, una katana nascosta in un angolo. Sentivo il rumore della pioggia, in lontananza, ovattato, le mattine sembravano essere diventate spazi misteriosi, un momento in cui aprivi gli occhi e subito vedevi il tuo cazzo duro pulsare negli anelli che lo ingabbiavano, l’energia che si gonfiava e fremeva, rossa e lucente, le piccole dita dei sogni che ti tiravano i capezzoli, le unghie di gatti primitivi, le loro punte arcuate che strofinavano il culmine roseo del tuo piacere - seduto su un tappeto, accendo un incenso e guardo le foglie di tè all’interno di una tazza nera, i tuoi capelli ancora bagnati, in un giorno d’estate, filamenti di luce che oscillavano nella calda brezza metropolitana - legato ad un letto, ti strusciavi sopra di me, il tuo sorriso radioso, le strade di altre città e i bianchi attimi che riflettono i denti della tua bocca aperta, mentre gode e sospira, foto appese alle pareti, in bianco e nero, maschere primitive, stivali, frustini, lo sguardo immobile di uomo in vesti medievali, il cranio rasato e la barba folta, un altro uomo, molto vecchio, con un enorme fascio di piccoli rami da ardere sulle spalle - squillavano le risate delle fanciulle mentre si spogliavano prima di immergersi nel fiume, il riflesso di perla della luna e quello delle tue braccia - legato con corde di canapa ad un albero, costretto a guardare il fiume scorrere, l’erezione rinchiusa in un anello di metallo alla base del cazzo e lei che si avvicina, lucente d’acqua, ti fissa, le sue dita come aghi roventi sulla pelle, le sue dita come soffici piume su tutti i tuoi segreti, che si infrangono in migliaia di parti, che sgocciolano, uno dopo l’altro, liquidi e opachi, dalla punta cobalto del tuo desiderio, le canzoni dell’infanzia e le margherite intrecciate, una bottiglia di vino rosso bevuta in un parco, ti sfilavi le scarpe e mi lasciavi guardare i tuoi piedi, i sospiri della notte - mi alzai dal letto, ancora nudo, andai davanti allo specchio, la barba lunga, le strade mi attendevano, conti da pagare e persone da incontrare, i fogli gialli appesi sui muri di una stanza, ricordi di carta, porte da ritrovare, qualcuno bussa, ancora in piedi nel centro della stanza, un rumore di tacchi che si allontanano, il pene in erezione, goccialono le mie paure come inchiostro sul pavimento.
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