immagini ad alta definizione nella mente, paesaggi,
strade sconosciute in città di sogno – un uomo grasso vicino ai tornelli
dell’uscita di una metropolitana, mi chiede un biglietto che non possiedo, il
suo volto si deforma in espressioni suine – un altro uomo, all’interno di una
baracca, come quelle dei luna park, con i premi, le luci e i colori, il suo
volto allungato, i grandi baffi, siamo separati da un bancone che percorre la
baracca da una parte all’altra, ha una scatola rettangolare in mano, senza
coperchio, suddivisa, internamente, in vari riquadri di misure diverse, in ogni
riquadro c’è una sostanza differente, mi invita, sorridendo, a sceglierne una –
il volto di una donna, più giovane,
coperto dalla cipria, una maschera bianca, pantomime del teatro Kabuki,
appuntamenti in una casa di piacere, parole che non ricordo, corridoi e spazi
aperti, discorsi che sfumano nei silenzi dell’alba - una telefonata da fare, l’apparecchio
nero, attaccato ad un muro, la cornetta nella mia mano, una voce che parla dall’altra
parte, non dico nulla e me ne vado – le tartarughe sotto la sabbia, mentre si
nascondono, minuscoli vortici dove sono le loro narici, le osservo dall’alto –
i sentieri che portano al mare, un cielo grigio e nuvoloso, l’ombra di mio
padre, distesa nel tempo, la mia voce, come quella di un bambino, le sue
parole, i suoi racconti, poco prima di addormentarmi – una stanza con pareti d’argento,
due ragazze con i capelli rossi, l’ecstasy sciolta in una bottiglietta d’acqua,
gli sguardi, le pareti brillavano, le punte delle mie dita che sfioravano
schiene di perla.
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