Una
bottiglia di gin vuota, sul tavolo, accanto a dei bicchieri silenziosi, in una
mattina in cui il vento costringe i rami degli alberi a muoversi isterici e
impazziti, il suono roco della tua voce mentre ti giri tra le lenzuola e c’è il
corpo di Lynn e il peso concreto dei suoi respiri mentre ti sta abbracciando. Sono
più chiari, adesso, gli errori del passato, anche se hai sperato che qualcosa
fosse rimasto dentro di lei, qualcosa di quei giorni. Avevi costruito spazi di
emozioni libere, luoghi immaginari da riempire con la propria essenza ed ora
quelle sequenze temporali venivano montate una dietro l’altra e potevi
osservare per intero il corso di una vita che avrebbe potuto essere possibile
ma non lo era stata. Una voce ripeteva calma, dentro la tua testa, di
dimenticare, di scordare ogni cosa e una lettera aperta su un tavolino di
legno, le parole di un lontano amico sconosciuto, qualcuno che si ricordava di
te e ti chiedeva di raggiungerlo, al di là dell’oceano, in una città di luce e
alti palazzi di vetro e metallo, le centinaia di piccole finestre in cui gli
uomini erano rinchiusi, seduti dietro minuscole scrivanie a svolgere i loro
inutili lavori, lo sapevi bene cosa significava, eri stato anche tu uno di
loro, ancora Lynn, ferma accanto alla sua bicicletta, mentre osservate un
paesaggio di rara bellezza, ti dice che non voleva ferirti, che non voleva
farti così male, le sue parole sono come sussurri, ti chiede cosa si prova a
non avere più niente, nulla di tutto quello di cui anche lei aveva fatto parte,
il lavoro, la casa, gli amici, cosa si prova? Le sorridi e le dici dolcemente
che prima o poi sarebbe successo, che l’avresti fatto comunque, sei stata solo
una scintilla, il resto è venuto da solo e non potevo più sottrarmi a questa
scelta, in realtà non ho deciso nulla, ho solo seguito il compiersi degli
eventi, era un altro quello che agiva, parlava e discuteva, soffriva e si arrabbiava,
io rimanevo a guardarlo, seduto sotto un albero, in disparte, lo lasciavo fare,
avrebbe capito, ad un certo punto, che quella non era la sua vera vita e mi
avrebbe raggiunto, in questa quiete dorata, tra i riflessi dei minuti, adesso
familiari, profondi e reali come i respiri del giorno. Ancora seduti a parlare,
da qualche parte, in un sogno, ci incontreremo di nuovo solo in questi luoghi,
lo senti ancora il vuoto dell’amore, proprio nel centro del tuo petto,
allargarsi e restringersi, la sua testa appoggiata sopra, le tue dita fra i
capelli, gli occhi chiusi, le immagini che scorrono e che finalmente lasci
andar via.
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