C’è un enorme scivolo in una zona
abbandonata della città, è fatto di plastica duro, è verde e in alcune parti è
pieno di sporcizia. Ci cammino sopra rimanendo in equilibrio e alla fine arrivo
su un sentiero di terra battuta, circondato da quella che sembra essere una
specie di discarica, una donna con il velo mi passa davanti, la seguo, poi
scorgo una massa di vesti colorate distese sul suolo, queste si alzano
improvvisamente, sono delle donne islamiche in ginocchio che hanno finito di
pregare, una di loro mi indica e dice qualcosa alle altre, mi giro e mi
allontano – inizia a piovere e mi rifugio in una piccola baracca costruita ai
bordi di una strada, dentro ci sono degli abiti usati e strani mobili, la
pioggia finisce e cammino un altro po’, incrocio un gruppo di ragazzi arabi, li
supero e cerco di ritornare verso l’enorme scivolo, quando ci sono davanti
provo a risalirlo ma adesso sembra troppo ripido e non ci riesco, mi volto e
guardo la città in lontananza –incontro Marina in un corridoio, mi bacia sulle
labbra senza dirmi una parola – sono con Matteo e parliamo in inglese con una
coppia croata, siamo da Sarah e loro sono venuti ad aiutarci per risistemare il
centro, la ragazza è bionda, molto carina, ci racconta alcune delle esperienze
che ha fatto, poi prende il computer e dice che ha un problema che non riesce a
risolvere, mancano codici e password e ci sono misteriosi messaggi, lascio lei
e Matteo in una stanza e vado a farmi una doccia – sono seduto per strada, i
vestiti stracciati, una ciotola per chiedere la carità davanti, mi guardo le
mani, questo sono io e questa è la mia vita.
domenica 10 settembre 2017
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ZetaElle #32
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