Continuavano
ad arrivare telefonate da Birmingham a cui non rispondevo e messaggi da parte
di Brian, poche parole confuse e paranoiche, sembrava che avesse dei problemi
con il suo compagno, un vecchio cliente che gli aveva chiesto di vivere con lui
e uscire dal giro, non avevo voglia di sentire le sue stronzate, i down
dell’emmedi erano tremendi e Brian ne aveva sempre una bustina piena mentre scambiava
languidi sguardi con i ragazzi dei party, in attesa che qualcuno glielo
mettesse nel culo o si facesse succhiare il cazzo. L’avevo conosciuto anni
prima, non ricordavo bene dove, non sapevo neanche se la nostra fosse
un’amicizia, però ci eravamo iniziati a raccontare delle cose e mi trovavo bene
a parlare con lui, quando eravamo da soli, seduti da qualche parte e potevamo
posare le maschere che ci proteggevano su un tavolino ed essere sinceri e
scendere in profondità e vedere dove saremmo arrivati. Passavo le giornate
chiuso in casa, su un divano, scrivendo e correggendo vecchi racconti, lavoravo
a un nuovo romanzo e fuori dalla finestra era tutto grigio e silenzioso, un
mondo sospeso dove non appariva nessuno. Facevo delle brevi passeggiate, ogni tanto,
giusto per liberare la mente dalle troppe parole, tornavo a casa, preparavo un
tè e aspettavo che Bea tornasse, poi ci nascondevamo sotto le coperte, nel
nostro mondo privato, scopavamo ed era bello, poi l’abbracciavo e sentivo il
suo respiro e i minuti svanivano e anche il mio corpo, galleggiavo in una
quiete di pensieri ed emozioni, un vuoto accogliente, una realtà diversa, così
umana ed eterna. Bevevamo del vino, alcune sere, seduti sul divano, venivano
dei suoi amici a trovarla, mi limitavo ad ascoltare, non avevo molta voglia di
parlare, bevevo lentamente, facevo qualche tiro di canna, osservavo gli altri,
prendevo appunti mentali, scivolavo, sorridevo, mi alzavo per andare a prendere
un’altra bottiglia, il telefono da una parte, i messaggi e le chiamate perse,
c’era una vita che voleva avermi indietro, persone che reclamavano la mia
presenza, l’avevo fatta finita con quei volti e i loro discorsi, poggio la
testa sulla sua spalla, qualcuno accende una sigaretta, il posacenere pieno sul
tavolino, i giorni e il passato come polvere d’argento fra le dita.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
ZetaElle #32
Sequenze di combattimenti fra le strade e persone in fuga, i rumori in lontananza degli spari e un senso di panico e come una vibrazione n...
-
I dolori iniziano lunedì mattina, al lavoro. Durante la lezione mi tocco il lato destro della bocca e sento crescere una...
-
Per capire il significato di quella perdita dovresti passare almeno cinque o sei anni con una stessa persona e vederla tutti i giorn...
-
Ce l’hai una sigaretta? - chiede il tossico. Non fumo, mi dispiace – rispondo. Allora che me la vai a cercare? No, non ho quest...
Nessun commento:
Posta un commento