venerdì 15 settembre 2017

Senza meta (2009)

I bravi maritini tornano a casa dalle loro mogliettine, la cena pronta sul tavolo, il bamboccio che piange da qualche parte dopo che si è cagato addosso, i maritini alla fine della settimana pensano alla fica calda della loro mogliettina e si aspettano la scopata domenicale o un bel pompino di prima mattina, quando il cazzo sale su duro e l’unico pensiero è farlo sborrare.

E l’anno scorso, di questi tempi, me ne andavo vagando per Roma con il cuore a pezzi e vedevo tutti quei luoghi così familiari con nuovi occhi, quelli della solitudine e del dolore e le cose mi apparivano distanti e crudeli, le persone mi facevano orrore, le persone mi fanno orrore, con i loro discorsi, i ghigni idioti, i sorrisi da squalo, le parole inutili, andavo in giro senza meta, sperando di perdermi o di trovare qualcosa, sperando che la sofferenza scomparisse, mi sbagliavo, il dolore non passerà mai, è sempre nel cuore, a volte fa meno male, a volte provo una dolcezza infinita, altre  vorrei solo chiedere scusa a chi ho intorno, altre ancora mi sento così leggero, soprattutto la domenica mattina, dopo una notte di sbronze e canne e mi sgancio dal mio corpo e inizio a sognare e le ragazze mi vengono a trovare e mi baciano sulle labbra e quando apro gli occhi ho ancora nitida la sensazione di quel contatto sulla mia pelle.

Il futuro, questo cazzo di futuro, un lavoro che non so dove andrà a finire, i ragazzi che scompaiono, sfanculati chissà dove, i miei trentanni, incredibili, per i quaranta ho un bel progetto, iniziare con l’eroina o farmi saltare il cervello.


Bill che guarda la sposa tutta insanguinata, mi trovi sadico, piccola, non c’è niente di sadico nelle mie azioni, questo sono io, all’apice del mio masochismo.

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