Iniziava
con i respiri e una sensazione di leggerezza, il corpo diveniva fluido e le sue
forme erano come colori che si mischiavano fra di loro, c’era una presenza nel
tuo cuore, qualcuno che avevi amato e che adesso era lì con te, in ogni singolo
movimento dei polmoni e se aprivi gli occhi le prospettive della stanza
cominciavano a modificarsi, le linee delle pareti non erano più così dritte e
gli angoli sembravano gonfiarsi e restringersi, le tende emanavano una luce
propria mentre le coperte e i cuscini respiravano come strani animali
raggomitolati, sotto le lenzuola potevi scorgere le stesse profondità della terra, le radici
che la attraversavano, eri un essere letargico, in cerca di calore e se
chiudevi le palpebre le immagini si trasformavano seguendo il susseguirsi della
musica, c’era qualcosa di femmineo nei tuoi pensieri, ormai solo proiezioni della
mente senza più nessuna parola o linguaggio verbale, la sensazione di essere
accarezzati e svanire in quel contatto, osservavi le tue mani ed erano
improvvisamente invecchiate e la pelle era lucida, come fosse di cera, in
alcuni momenti era come le esperienze che la febbre portava con sé, quello
scorrere disordinato di eventi e figure psichiche, teatri del delirio colmi di
grotteschi personaggi, davi ascolto alle loro voci solo per dimenticartene un
istante dopo, la realtà che adesso si mostrava in una nuova e malleabile
consistenza era identica a quella dei sogni, cambiamenti indotti dall’ingerire
una discreta quantità di funghi psilocibinici, ne aveva contati più di trenta
sul palmo della mano, il loro sapore amaro, di radici e foglie morte, il loro
potere, la loro saggezza.
Porte
aperte sul passato, madri, sorelle, amanti e amiche, ognuna di loro seduta
nella penombra della memoria, ognuna meravigliosa e in silenzio.
I
giorni in cui le hai amate, quelli in cui le hai perdute.
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