giovedì 21 settembre 2017

Llanidloes #5


Warren aveva una lista in mano, con nomi, ossessioni e dipendenze di ognuno di noi ed era domenica pomeriggio e alcuni erano già seduti nell’Old Mill, intorno a lui, a bere pinte di birra e aspettare di essere chiamati. Si trascinavano gli effetti delle sostanze, lungo le ore, trasformando le notti in giorni e cambiando forme e dimensioni al tempo, una superficie allungata e malleabile con le impronte delle dita di diverse mani sopra, proprio in quei punti in cui ognuno aveva cercato di afferrarla con l’illusione di possedere almeno un attimo di gioia. Sarebbero poi arrivati all’alba, gli uomini in divisa, a controllare chi fosse stato felice e chi no, bisognava stare attenti e ci si nascondeva dentro stanze calde e confortevoli, con una moquette marroncina sul pavimento e delle donne che ballavano, da sole, in uno spazio personale e femminile, i loro corpi scivolavano su tappetti di note e i piedi si posavano leggeri perché sapevano che nessuno sarebbe venuto a disturbarli, i nostri occhi che li guardavano, perché quei movimenti diventavano immagini e la musica inventava nuove direzioni da seguire e le strade che attraversavano le colline e i campi e che irradiavano sfumature smeraldine e le discussioni alcoliche in cucina quando finalmente si trovava il coraggio per esprimere i propri sentimenti nascosti, c’erano ancora camere oscure nella psiche e qualcuno che ci si rifugiava per giocare con le ombre, le candele in una scatola di legno, Warren prendeva appunti, al di là dello specchio, prima che i ricordi si deformassero e la memoria costruisse versioni diverse e finali alternativi, il foglio passava di mano in mano e altri uomini in camice bianco lasciavano dei piccoli segni, delle brevi note al margine, interi schedari e scaffali nelle sale impolverate e anziane segretarie che spingevano carrelli lungo grigi corridoi, uno sguardo sul mare e sui colori che il pittore non riusciva più a riprodurre su una tela, sbarre e bisogni ed errori, le linee giallastre delle gabbie, quelle appena accennate degli ambienti, colate di toni oscuri e densi, il lago era immobile e il suo riflesso puro, una nuova pagina su cui appuntare le proprie debolezze, i ghigni negli angoli, la pioggia sul parabrezza della macchina, un parcheggio deserto, l’insegna accesa in una finestra di un hotel in un giorno d’inverno, Warren conta le gocce che cadono in un bicchiere, poi si siede, osservando il vuoto e ascoltandone le voci.

Nessun commento:

Posta un commento

ZetaElle #32

  Sequenze di combattimenti fra le strade e persone in fuga, i rumori in lontananza degli spari e un senso di panico e come una vibrazione n...