lunedì 25 settembre 2017

dream #75

Sono inginocchiato sul pavimento, nudo, allungo le braccia davanti a me fino a toccarlo con la fronte, ho gli occhi chiusi, respiro lentamente, lei è in un’altra stanza, la sento arrivare, il rumore dei tacchi sul pavimento, entra e si ferma davanti alla mia testa. Poi ci poggia sopra la suola di uno dei suoi stivali mentre fa scivolare l’altro davanti alla mia bocca, inizio a baciarlo, poi a leccarlo. Mi arrivano un paio di frustate sulle natiche, muovo la lingua più velocemente, sento le palle che si gonfiano, lei si allontana di qualche passo e lascia cadere qualcosa sul pavimento, poi esce e  va in un’altra stanza. Alzo la testa e vedo un pezzo di corda, lo prendo e mi ci lego i coglioni e il cazzo, poi mi rimetto nella posizione precedente. Dopo alcuni minuti lei torna, mi fa alzare, rimango con gli occhi chiusi, mi mette una mascherina nera in modo che non possa vederla, sento la sua presenza accanto alla mia, l’energia che fluisce, mi attacca delle pinzette ai capezzoli, poi tira la catenella che le unisce e io inizio a seguirla, ho il cazzo duro. Lei mi lega i polsi e le caviglie a un muro, poi tira la catenella e con il frustino inizia a colpirmi la cappella – qualcuno mi sta parlando nella cucina di un ristorante, dicendomi che non dovrei scrivere queste cose – c’è Barbara in una stanza illuminata da poche candele, le ombre si muri, sembra così triste e sola – è successo qualcosa nel posto dove vivo, c’è stata una specie di rivoluzione, alcune persone sono scappate mentre altre hanno preso potere, chi è fuggito si è dovuto nascondere, c’è un senso di paura e angoscia fra la gente – un ragazzo arabo mi offre di mangiare con lui, cerca di accendere delle braci in una vaschetta di alluminio, per cuocerci sopra della carne, osservo la fiamma dell’accendino, poi il suo sguardo – sale buio e il timore di essere scoperto e trovato – lei mi fa scendere delle scale, sono nudo e bendato, la sua presenza è confortevole, poi entriamo in una porta, mi toglie la mascherina dagli occhi, la guardo, non voglio sapere nulla di te, del tuo passato, mi dice, dobbiamo solo dimenticare chi siamo stati e non pensarci mai più, la seguo in un’altra stanza, lei mi infila degli anelli di metallo intorno al cazzo, poi si siede su una sedia, accavalla le gambe, qualcuno entra e si ferma dietro di me, le unghie intorno ai capezzoli, un respiro nell’orecchio, le punte dei seni contro la mia schiena, in ginocchio, sussurra una voce.


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