Uscito
da una porta mi sono ritrovato in un vicolo, pochi passi, ho svoltato un
angolo, un’altra strada, l’asfalto era dissestato dalle radici di alcuni
alberi, gli edifici correvano immobili in sequenza - quattro piani, le finestre,
le tettoie di plastica che brillavano di luce propria, si sentivano i richiami
acuti degli uccelli, macchine ferme vicino alle entrate dei palazzi, parallele
alla strada, poche persone, la sensazione interiore di trovarmi in un luogo
sconosciuto, senza punti di riferimento, senza appigli/agganci mentali/onirici,
ho continuato a camminare, strada dopo strada e sono arrivato in una piazza,
c’era, nel mezzo, un giardino pubblico, tenuto male, alcuni ragazzi stavano
montando un palco, altri sistemavano delle sedie e dei tavoli, intorno c’erano
grigi palazzi, perpendicolari alla piazza, sulle facciate che mi guardavano erano
stati pitturati dei giganteschi e colorati murales,
ho preso una pillola rossa, mi sono seduto su una panchina, il sole mi
riscaldava il volto, ho atteso gli effetti, gli occhi chiusi, disegni
geometrici di colore magenta hanno cominciato a formarsi sotto le palpebre.
Ho
aperto gli occhi, ho guardato di nuovo i murales,
erano rappresentazioni di animali, c’era un grande orso, le sue pupille si sono
mosse, cercandomi e poi fissandomi, l’animale cantava nella mia mente, in
maniera sommessa, ripeteva un mantra
millenario, le nostre frequenze cerebrali erano entrate in sintonia, l’orso ha
iniziato a muovere le sue enormi zampe, in maniera concentrica, una sfera
azzurra di energia si è formata tra di esse, sembrava pura elettricità, poi
lampi bianchi, uccelli in volo sono scivolati fuori da quella sfera, fischiando
nell’aria e disperdendosi nel cielo.
Mi
sono alzato dalla panchina e ho continuato a vagare, altre strade, angoli,
marciapiedi, una vecchia valigia piena di bottiglie vuote di birra, un secchio
con dell’acqua stagnante dove galleggiavano le siringhe usate dai tossici, la
luce che risplendeva sulle superfici mi guidava, seguivo un percorso di pure
percezioni intuitive, mi sono fermato davanti alla facciata di un altro
palazzo, un nuovo mural, l’effetto
della pillola rossa proseguiva, fiori sconosciuti ed enormi, dai colori
brillanti, si staccavano dalla parete e si allungavano nell’aria, gli odori che
emanavano erano indefinibili, sensazioni del passato, echi delle vite
precedenti, fragranze dei misteri che mi circondavano - un insetto simile ad
una libellula, mastodontico, si spostava seguendo una traiettoria obliqua, dal
bordo della parete destra, dove era dipinto,
verso quello della parete sinistra, appena la sua testa iniziava ad uscire da
questo lato riappariva su quello opposto, sempre la stessa velocità, sempre la
stessa direzione, sul dorso dell’insetto c’era un volto, le sue labbra si muovevano,
cercando di parlarmi, non riuscivo a capire cosa volessero dirmi, poi ho
sentito un’altra voce, sempre più vicina, mi sono girato, distogliendo lo
sguardo da quel volto e la faccia di un ragazzo era, adesso, davanti alla mia,
gli occhi cattivi, il naso rotto. I lividi. Ho sentito un brivido lungo la
schiena e un altro alla base delle palle, sono rimasto calmo, un nemico
psichico che voleva attaccarmi, un avversario, ha parlato, ho risposto, bisognava lottare? C’era quiete dentro di me,
calma bianca e lucente, siamo rimasti in silenzio, guardandoci, poi lui si è
allontanato, mi sono rigirato vero il mural
ma ora era solo un affresco immobile, ho guardato con più attenzione i
dettagli, note mentali da scrivere da qualche parte, sono tornato indietro,
altre strade, angoli, prospettive, la pillola rossa aveva finito il suo
effetto, ho ritrovato la porta, un ultimo sguardo al cielo prima di inserire la
chiavecerchio, una nuvola aveva la forma di un orso, nel vento e nell’aria
echeggiava il suono di un mantra, ho
girato la chiave, poi un flash celeste e freddo nella mente.
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