domenica 1 maggio 2016

le alte torri #43


Uscito da una porta mi sono ritrovato in un vicolo, pochi passi, ho svoltato un angolo, un’altra strada, l’asfalto era dissestato dalle radici di alcuni alberi, gli edifici correvano immobili in sequenza - quattro piani, le finestre, le tettoie di plastica che brillavano di luce propria, si sentivano i richiami acuti degli uccelli, macchine ferme vicino alle entrate dei palazzi, parallele alla strada, poche persone, la sensazione interiore di trovarmi in un luogo sconosciuto, senza punti di riferimento, senza appigli/agganci mentali/onirici, ho continuato a camminare, strada dopo strada e sono arrivato in una piazza, c’era, nel mezzo, un giardino pubblico, tenuto male, alcuni ragazzi stavano montando un palco, altri sistemavano delle sedie e dei tavoli, intorno c’erano grigi palazzi, perpendicolari alla piazza, sulle facciate che mi guardavano erano stati pitturati dei giganteschi e colorati murales, ho preso una pillola rossa, mi sono seduto su una panchina, il sole mi riscaldava il volto, ho atteso gli effetti, gli occhi chiusi, disegni geometrici di colore magenta hanno cominciato a formarsi sotto le palpebre.
Ho aperto gli occhi, ho guardato di nuovo i murales, erano rappresentazioni di animali, c’era un grande orso, le sue pupille si sono mosse, cercandomi e poi fissandomi, l’animale cantava nella mia mente, in maniera sommessa, ripeteva un mantra millenario, le nostre frequenze cerebrali erano entrate in sintonia, l’orso ha iniziato a muovere le sue enormi zampe, in maniera concentrica, una sfera azzurra di energia si è formata tra di esse, sembrava pura elettricità, poi lampi bianchi, uccelli in volo sono scivolati fuori da quella sfera, fischiando nell’aria e disperdendosi nel cielo.

Mi sono alzato dalla panchina e ho continuato a vagare, altre strade, angoli, marciapiedi, una vecchia valigia piena di bottiglie vuote di birra, un secchio con dell’acqua stagnante dove galleggiavano le siringhe usate dai tossici, la luce che risplendeva sulle superfici mi guidava, seguivo un percorso di pure percezioni intuitive, mi sono fermato davanti alla facciata di un altro palazzo, un nuovo mural, l’effetto della pillola rossa proseguiva, fiori sconosciuti ed enormi, dai colori brillanti, si staccavano dalla parete e si allungavano nell’aria, gli odori che emanavano erano indefinibili, sensazioni del passato, echi delle vite precedenti, fragranze dei misteri che mi circondavano - un insetto simile ad una libellula, mastodontico, si spostava seguendo una traiettoria obliqua, dal bordo della parete destra, dove era dipinto, verso quello della parete sinistra, appena la sua testa iniziava ad uscire da questo lato riappariva su quello opposto, sempre la stessa velocità, sempre la stessa direzione, sul dorso dell’insetto c’era un volto, le sue labbra si muovevano, cercando di parlarmi, non riuscivo a capire cosa volessero dirmi, poi ho sentito un’altra voce, sempre più vicina, mi sono girato, distogliendo lo sguardo da quel volto e la faccia di un ragazzo era, adesso, davanti alla mia, gli occhi cattivi, il naso rotto. I lividi. Ho sentito un brivido lungo la schiena e un altro alla base delle palle, sono rimasto calmo, un nemico psichico che voleva attaccarmi, un avversario, ha parlato, ho risposto,  bisognava lottare? C’era quiete dentro di me, calma bianca e lucente, siamo rimasti in silenzio, guardandoci, poi lui si è allontanato, mi sono rigirato vero il mural ma ora era solo un affresco immobile, ho guardato con più attenzione i dettagli, note mentali da scrivere da qualche parte, sono tornato indietro, altre strade, angoli, prospettive, la pillola rossa aveva finito il suo effetto, ho ritrovato la porta, un ultimo sguardo al cielo prima di inserire la chiavecerchio, una nuvola aveva la forma di un orso, nel vento e nell’aria echeggiava il suono di un mantra, ho girato la chiave, poi un flash celeste e freddo nella mente.

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