Serie
di 12 numeri. Coordinate bancarie. I numeri arrivavano in sogno. Li potevo
trovare scritti da qualsiasi parte, su un muro, un giornale, un libro. In un
tatuaggio sulla schiena di una donna asiatica, bisognava memorizzarli. Poi
tornato nella dimensione della veglia chiamavo Frank e glieli dettavo, non
dicevo altro, solo una serie di 12 numeri. Mi ritrovavo, il giorno dopo,
discrete somme di denaro sul mio conto corrente. Frank mi aveva suggerito,
anche, di aprire diversi conti, in modo che potessi aumentare più in fretta il
mio capitale. L’occhio che irradia luce dalla punta di una piramide. Quei soldi
non erano per me, ero solo un tramite, un mezzo. Sapevo come investirli. Armi,
droga, incremento della prostituzione. Pavel iniziò di nuovo ad apparirmi nei
sogni, a darmi istruzioni, alcune volte mi dettava la serie di 12 numeri,
seduto al tavolino di un bar vuoto, un panama in testa che gli copriva gli
occhi. Dovevo stringere rapporti più stretti con alcune persone del quartiere.
Passavo intere giornate/intere notti per le strade. Non usavo le porte, non
usavo sostanze. Andavo in giro lucido, cosciente, aggrappato ad ogni attimo.
Alcune volte passavo del tempo da un vecchio indiano, aveva un negozietto nel
quartiere cinese, aveva una stanza nel retro, una stanza segreta, ci sedevamo
su un tappeto e lui mi mostrava degli esercizi. Respirazioni, posizioni del
corpo, meditazione. Un modo per controllare e conoscere sé stessi. Nelle vie e
nei vicoli incontravo persone, creavo nuovi contatti, miglioravo quelli
precedenti, distribuivo i soldi. L’obiettivo era uno. Inevitabile. Condiviso.
La distruzione dell’ordine presente. La creazione di un nuovo ordine. Parlavo
con Pavel in sogno, seduti nella navata di una chiesa deserta e mezza
distrutta, le candele accese, nessun rumore, il leggero sentore dell’incenso, i
marmi lucidi, le sue mani in tasca, i capelli raccolti in una coda. Ci
scambiavamo informazioni, idee, punti di vista. Tutti i disperati, i miserabili
che di giorno vedevo trascinarsi per le strade, erano una possibile risorsa,
erano un potenziale esercito, erano una forza che aspettava di diventare
azione, di qualcuno che la risvegliasse e la controllasse. Le immagini dei
volti coperti dai passamontagna neri, i fucili stretti in pugno, alzati verso
l’alto, i canti che riempiono l’aria, il sole che tramonta dietro una delle
torri, gli occhi di una donna che guardano verso ovest, l’arrivo della notte e
dei suoi figli, i capelli coperti da un velo, la città in fiamme, serie
ininterrotte di esplosioni, le immagini tornano indietro, le scritte in arabo
su un muro, la vernice che cola verso il basso, 12 numeri, mi sveglio, poi
prendo il telefono e li comunico a Frank.
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ZetaElle #32
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