Le
piccole piante grasse nei loro vasi davanti alla finestra, la realtà
all’esterno, da scoprire giorno dopo giorno, le pareti bianche della stanza, le
case di mattoni. Alcuni alberi avevano già i loro piccoli fiori, li osservavo,
complessi e meravigliosi, creazioni perfette di una coscienza superiore, li
tenevo nella mia mano, così delicati e fragili, il loro odore, come il ricordo
della tua pelle di ragazza. Camminavo di notte, lungo vie sconosciute, mentre i
luoghi visti nei giorni precedenti iniziavano a trovare una loro collocazione
nelle mappe mentali, a volte si sovrapponevano a quelle oniriche, creando nuove
direzioni. Due vecchi alcolizzati seduti in un pub, bevono una pinta di dark side, la mia voce rallentata mentre
cerco di parlargli. I segni di intesa che ancora non riuscivo a capire, così
misteriosi anche se espliciti ed evidenti, i primi contatti visivi, gli occhi
azzurri di una ragazza spagnola, le sue gambe velate dalle calze che si
muovevano sotto il tavolo, la mia attenzione veniva turbata, rimanevo fisso nel
suo sguardo anche se i miei coglioni la pensavano diversamente. Con il tempo si
imparava a controllare questo tipo di cose, è un gioco, il teatrino dei gesti e
delle parole per scoparsi qualcuna. Una donna inglese all’angolo di una strada,
ci guardiamo, una puttana, le sorrido e tiro dritto. Le strade silenziose e i
graffiti, l’odore dell’erba, le vibrazioni nel basso ventre ogni volta che
riconosco un luogo in cui posso trovare delle sostanze. Sono seduto su una
panca di legno all’interno del Full Moon,
bevo una three hops, la musica
elettronica e una ragazza che esprime tutta la sua femminilità con i suoi
movimenti, il modo in cui cerca di sedurre un ragazzo, i suoi baci, le lunghe
braccia che fa scivolare dietro al suo collo, c’è qualcosa di ipnotico in quei
gesti ed è il modo in cui tutti noi, prima o poi, saremo fregati. Finita quella
magia rimarremo a chiederci solamente una cosa, ne è valsa veramente la pena?
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