lunedì 28 febbraio 2022
freewheelin' #60
domenica 27 febbraio 2022
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venerdì 25 febbraio 2022
Orgiva #72
Volevo continuare solo con la mia vita di scrittore sconosciuto, invisibile, nascosto, era meglio così, il mio era un atto creativo per me stesso e per quello che realmente ero, erano le parole che venivano a trovarmi, ancora e ancora, sin da quando ero un ragazzo e non potevo cacciarle via, finivo sempre per accoglierle, le lasciavo fare, loro sapevano dove condurmi e io le seguivo, la loro presenza, la loro amicizia erano qualcosa di meraviglioso, erano un dono inestimabile per la mia anima e per i giorni a venire e per quelli che non sarebbero mai stati.
C’era una voce al mio interno, nel silenzio di ogni cosa che non mi interessava e lasciavo svanire, nella mia essenza c’era una poesia continua, una melodia infinita, un’opera incompiuta che non voleva terminare ma solo andare avanti, nella sua costante imperfezione e nel mio coraggio di ascoltarla senza timori, paure, assolutamente senza condizioni, censure, distrazioni. Questa libertà era dentro di me e in nessun altro posto su questa terra la avrei potuta trovare.
C’erano i soliti ubriaconi mattutini al Viejo Molino mentre mi guardavo intorno, poi posavo gli occhi sul quaderno e mi mettevo a scrivere al solito tavolo, l’odore delle prime sigarette e il calore bianco che iniziava a farsi sentire, lo scrittore era sempre stato un tipo solitario e aveva bisogno di nuovi spunti e di nuove storie, prima o poi lui se ne sarebbe andato altrove, accettando il suo destino, i suoi scherzi, i suoi crudeli giochi, gli attimi di quiete prima che tutto crolli, in una risata o nelle ultime lacrime di un giorno perduto in cui tutte le nostre speranze hanno smesso di esistere.
giovedì 24 febbraio 2022
Orgiva #71
Immagini che avrei distrutto quando mi fossi dimenticato di come ero tornato al punto di partenza, parole che aspettavano di essere trascritte, i diari di un delirio esistenziale, le aride geometrie di una disfatta, la musica agonizzante di suonatori impazziti, il teatro delle crudeltà era vivo in ogni momento, la farsa continuava, un uomo senza denti appariva nel bar, arrivando da chissà dove, si accendeva una sigaretta, l’eternità era un gioco per idioti ghignanti.
mercoledì 23 febbraio 2022
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martedì 22 febbraio 2022
Orgiva #70
C’era una tristezza nel cuore e una pena costante a cui non sapevo dare più un nome, una pesantezza nei respiri, una gabbia di pensieri angosciosi dalla quale era ogni giorno più difficile fuggire, mi sentivo debole e senza prospettive, rinchiuso in un quotidiano ripetersi di gesti e azioni, avevo trasformato la mia apparente libertà in una ennesima e vecchia prigione, fatta di una routine inutile quanto nociva, solo le camminate fino al rio mi davano sollievo e l’acqua che scorreva come la vita e la voce degli alberi, avrei solo dovuto andarmene via dal pueblo e non trovavo la forza e il coraggio per farlo, la stanza in cui abitavo mi soffocava e fra le sue pareti vivevano e mi tormentavano i demoni delle mie ossessioni e allora cercavo posti fuori di essa, dove sedermi possibilmente da solo, a osservare quello che mi passava davanti e c’era un muretto sul quale mi piaceva fermarmi, vicino alla gasolinera a bere una birra, a vedere la gente che seguiva le proprie misteriose direzioni e poi era sera e mi sentivo dentro una stanchezza che mi stava divorando l’anima eppure intorno la natura sembrava sempre mostrarsi in tutta la sua bellezza e meraviglia, in una danza di forme e colori, in una estasi visiva che però non riusciva ad arrivarmi dentro, a curarmi, come aveva fatto in passato, a donarmi quel poco di serenità di cui avrei avuto così tanto bisogno e poi è arrivato Luca nella sua macchina, mi ha salutato dal finestrino e mi ha fatto cenno di avvicinarmi, abbiamo parlato un pò e mi sono messo a ridere e così mi sono sentito subito più leggero e c’era qualcosa di familiare in lui, forse la sua eccentrica e lucente follia, mi ha offerto una striscia di coca, gli ho sorriso e gli ho detto di no, lui si è fatto un tiro, abbiamo scherzato un altro pò e poi se ne è andato chissà dove, sembrava felice, non so se per la coca o per altre ragioni, non che avesse molta importanza, me ne sono tornato sul muretto, il giorno stava svanendo, la mia esistenza anche, di tutti i miei sogni non stava rimanendo molto, non possedevo quasi più nulla, non avevo la minima idea di dove stessi andando e sapevo che questa era l’unica direzione giusta da seguire.
Ho stappato un’altra birra e in silenzio ho atteso l’arrivo della notte.
lunedì 21 febbraio 2022
Artist Valley #15
E c’erano dei semi sparsi sul tavolo, nella stanza al pian terreno del cottage di campagna in cui vivevamo e bustine di plastica senza nome, mezze piene di polveri bianche e mattine fredde e la neve tutta intorno, sugli alberi, la terra e i prati e cene silenziose e l’attesa della primavera e figli abbandonati e Stephen che pisciava nel mezzo della stanza ridendo e non capendo nulla di quello che stava facendo, mentre gli dicevo buonanotte e anche io ubriaco me ne andavo a dormire nella mia camera di sopra. E un giorno in cui abbiamo camminato in montagna insieme a Roland e gli ho scattato alcune foto mentre loro erano di spalle e il pomeriggio io e Roland abbiamo mangiato funghi allucinogeni per poi conoscerci e scoprirci in una maniera intima e meravigliosa e ancora le notti in cui mi mettevo a suonare il piano senza la minima idea di come si facesse, le bottiglie di vino rosso al mio fianco e le stelle lontane che risplendevano nell’oscurità del mondo e ho dimenticato di dirti quanto ti amassi perché in fondo non l’avevo mai saputo.
domenica 13 febbraio 2022
senza titolo
Fuggivamo da una prigione a un’altra o almeno tentavamo di farlo e poi quando la fuga terminava venivamo rinchiusi di nuovo e finivamo per accettare questa atrocità come uno stato dell’esistenza, immutabile, perpetua, oscena, indecente. E il carcere più duro di tutti eravamo noi stessi, con le abitudini, i bisogni, i desideri, le illusioni, le aspettative, le speranze. Filtrava luce, alcuni giorni, fra le sbarre e si udivano ancora, lontani, gli echi delle risate delle giovinezza e c’era quiete in questi momenti di irrisoria libertà, uno spazio vuoto fra i respiri e in quel luogo c’era la vita che mai avremmo avuto, un’oasi di calma in un deserto di città anonime, volti sconosciuti, parole e voci che mi frastornavano e che ero stanco di ascoltare, chiuso nella mia cella di isolamento emotivo, mi ero ingabbiato fra le mura delle mie ossessioni, un’ennesima volta e non sarebbero bastati i tuoi sguardi e i tuoi baci a dirmi chi ero e chi non ero mai stato, in attesa della prossima ora d’aria, nel perimetro di una felicità inesistente o smarrita, i tramonti dimenticati, il volo delle rondini alla sera, il sussurro di un istante frainteso, la tua schiena che si allontana e che non ho più il coraggio di sfiorare, affinché sia un ennesimo addio il motivo per il quale ti ho amata e infine perduta.
giovedì 10 febbraio 2022
Orgiva #70
Dovevo di nuovo mettere distanze di sicurezza fra il mio cuore e chiunque potesse ferirlo e ne avevo le palle piene di ascoltare discorsi e monologhi che non arrivavano da nessuna parte, ossessioni e paure, un’infantile incapacità di affrontare anche le più piccole cose di ogni giorno, non mi ricordavo da quanto tempo non mi sentissi così triste, perennemente in pena, volevo solo andarmene, dimenticarmi di questo luogo o lasciare che la memoria, un domani, lo ricostruisse nei sogni o nei miei scritti e poi basta, avrei continuato sul mio cammino, possibilmente solo, senza più donne, bambini, animali e rompicoglioni vari intorno.
Era una giornata nuvolosa, il cielo era coperto, una condizione emotiva che le montagne che circondavano il pueblo, nella loro velata solitudine, rispecchiavano, avevo cominciato un’altra volta a masturbarmi quotidianamente, a passeggiare, a vagare, a scrivere, a ritornare dentro me stesso, dentro i miei respiri, la notte e l’alba con i loro silenzio erano i momenti migliori, mi ero rotto i coglioni anche dell’appartamento dove abitavo, un altro mese e me ne sarei tornato a Roma, volevo rivedere i miei genitori, parlare con loro e starmene tranquillo, se possibile. Basta bizzarri personaggi, allucinanti situazioni, irrealizzabili fantasie sessuali, incomprensioni sentimentali, basta tutto questo, ogni volta mi sembrava di ritornare al punto di partenza senza andare avanti.
Lao Tze diceva che a volte confondevamo la possibilità di ogni inizio con la sofferenza di ogni fine, aveva ragione, c’erano centinaia di posti dove fuggire e dove nessuno mi avrebbe raggiunto. A parte i miei demoni, naturalmente.
mercoledì 9 febbraio 2022
Il grido (2004)
Sessione estiva 2004. Arriva il momento dell'esame di cinema italiano con Ofrìo Calderòn. L'esame è su Michelangelo Antonioni, un regista di cui mi sono piaciuti alcuni film, tipo Zabriskie Point e Blow Up. L'esame è però sul primo Antonioni. Ci sono tre film che dobbiamo vedere: Cronaca di un amore, Il grido e L'avventura. Alle grandi lezioni di Calderòn mi faccio due coglioni come due cocomeri, quindi nella maggior parte delle volte sfanculo dopo una mezzoretta perché sentirlo parlare mi è davvero insopportabile. Comunque decido di prepararmi correttamente per l'esame e vado in videoteca a guardarmi i film. La videoteca del mio dipartimento è un luogo di rara bruttezza. Praticamente è una stanza di quattro metri per due con varie postazioni video. Ogni postazione video è dotata di televisore, videoregistratore, sedia e cuffie. Praticamente stai attaccato allo schermo per via del fatto che il filo delle cuffie è troppo corto. E in questa posizione fantastica ti godi i tuoi film. Per l' Avventura tutto a posto, anche se mi faccio due palle enormi e alla fine vado avanti veloce perché il film non lo reggo più o forse sono solo di cattivo umore. I problemi nascono per gli altri due film. Il giorno che mi devo vedere Cronaca di un amore inizia l'allucinazione indotta dall'università. E' un tipo di droga allucinogena interessante l’università. Ti fa sballare di brutto solo che il trip è quasi sempre negativo, quindi non ve la consiglio. Insomma arrivo al dipartimento che piove in una maniera da arca di Noè. Salgo in videoteca, mi faccio dare il film e entro nella stanzetta. Su un televisore c'è una bacinella, visto che c'è un buco sul tetto e che la pioggia gocciola dentro la stanza. Mi viene il dubbio che sia una cosa pericolosa vedere il film in queste condizioni. Si sa che acqua e elettricità non sono proprio ottime amiche (o forse si?). Però nessuno mi dice niente. Mi siedo piuttosto lontano dal televisore con la bacinella sopra (con il filo delle cuffie tirato al massimo) e mi guardo quest'altra rottura di cazzo. Poi esco e me ne vado. Il giorno dopo ritorno per vedere Il grido. La giornata è stupenda, c'è un sole che spaccherebbe il culo alle pietre, se solo le pietre avessero un culo. Solito percorso e chiedo la videocassetta che devo vedere. La tipa mi dice che la videoteca è chiusa. Le dico se sta scherzando, mi dice di no, che c'è il pericolo di cortocircuiti. Gli dico che la pioggia c' era ieri, non oggi. Lei mi dice che la videoteca è chiusa e basta e che il film non lo posso vedere. Avete capito il trip? Ci sono alterazioni temporali (in tutti i sensi) che mi sfuggono. Cioè ieri che era pericoloso mi hanno fatto vedere il film tranquillamente. Oggi che è tuto normale, vedere un film diventa pericoloso. E' un trip, non c'è niente da fare e io non riesco a uscirne fuori. Ritorno a casa e fra tre giorni ho l'esame e Il grido non l'ho visto. Mi faccio dare gli appunti da un’amica e mi preparo così qualcosa da dire, sperando che il professore mi faccia domande sui film che ho visto. Ho due probabilità su tre che l’esame mi vada bene. Certo come no.
Sessione estiva 2004. Esame di storia del cinema italiano. Mi siedo davanti ad Ofrìo Calderòn. Prima di giungere da lui una sua assistente mi aveva fatto un paio di domande da idioti a cui avevo risposto in maniera idiota. Aveva segnato un ventotto+ su un foglietto e mi aveva detto sottovoce che se gli dicevo bene a OC il film che mi chiedeva era fatta. Il trenta sarebbe stato mio.
Sono davanti ad OC sperando che non mi chieda Il grido così avrò il mio bel trenta.
OC rimane un paio di minuti in silenzio.
Poi fa - “Il grido!"
L'oracolo ha parlato.
Nella mia mente il vuoto. Prima di rendermi conto della mia solita sfiga, le madonne prendono il loro posto sugli spalti del mio cervello, iniziando a cantare, comincio a dire qualcosa, ma è difficile parlare di un film che non hai mai visto. Vedo la mano del professore che cancella il più dietro al ventotto. Poi parliamo un altro paio di minuti, non so nemmeno di che cosa e l' esame è finito. Prendo il mio voto che è un buon voto, sentendomi però triste e me ne vado. Il trip continua.
martedì 8 febbraio 2022
dream #104
lunedì 7 febbraio 2022
Orgiva #69
I cicli di creazione e distruzione e tutte le belle parole e tutte le stronzate che uno finisce per raccontarsi e Sara che urla nella stanza e comincia a picchiarmi sul petto e poi butta via la chiave della casa dove vivevo, gettandola dal suo terrazzo solo perché le avevo detto che avevo voglia di scoparla e a un certo punto di questa storia scompariranno anche i volti dei personaggi del pueblo e soprattutto si azzittiranno le loro voci, non mi interessavano più, avevano iniziato ad annoiarmi, lo scrittore era soddisfatto del lavoro svolto e io volevo solo tornarmene a casa mia, a Roma, almeno per un periodo e ritrovarmi fra oggetti e visi familiari e riposarmi per poi riprendere il cammino, ovunque esso mi avesse portato.
La notte qualcuno si era sentito male nell’appartamento, vomitandosi l’anima e alcune porte erano state aperte e altre erano state chiuse e c’erano musei onirici nei quali avevo vagato e telefonate a cui non avevo risposto e oscure sensazioni che tornavano a farmi visita ed erano anni che non le provavo, c’erano ancora spiagge dimenticate nel riverbero del sole, ricordi sotto la sabbia e dentro la pelle, i respiri della gioventù e la nostra vita che svaniva un giorno dopo l’altro e le mattine dorate dell’infanzia e le sere cariche di promesse dell’adolescenza, quelle che nessuno avrebbe mantenuto, la quiete di un tramonto d’estate, quando le rondini volavano veloci nel cielo fuori dalla finestra della mia camera e una poesia che non ho mai avuto il coraggio di scriverti, un salto nel vuoto e una caduta che sembra essere senza fine, ad aspettarmi ci sarà sempre un nuovo inizio ma io gli volterò le spalle, senza sapere dove andare, senza sapere cosa fare, cercandoti, cercandoti, cercandoti ancora.
venerdì 4 febbraio 2022
dream #103
C’era stata una festa e c’erano stati dei vicoli bui nei quali avevo camminato e io e Sara eravamo nella machina di Adé a fumare hashish e a parlare e lui era ubriaco e se ne stava con una bottiglia di vodka in mano in una stanza di una casa di sconosciuti e c’era, da qualche parte, uno spaccio notturno di alcol e una fila di persone che aspettavano lì fuori il proprio turno, poi qualcuno, nella coda, tira fuori una pistola e ordina a un uomo eritreo di alzare le mani, poi lo perquisisce e gli trova in tasca un piccolo pacco esplosivo e nel cuore di tutti noi si affaccia la paura e il silenzio che segue ogni spavento e c’è una bambina che tengo in braccio e lei mi guarda e in questo lieve contatto tutto il dolore e lo smarrimento di questa vita sembrano svanire e anche la mia mente non è altro che una presenza passeggera, un attimo di eternità in una eternità di attimi, un attimo di amore così puro che è ancora il tuo cuore che batte contro il mio a svelarne i segreti, poi le vaghe stelle nel cielo di una notte dimenticata e la bruma che sale intorno alla cima di una montagna, la mattina, quando mi sveglio e nei miei respiri disegno ancora le linee del tuo corpo mai nato.
mercoledì 2 febbraio 2022
Orgiva #68
Anche io mi limitavo ad osservarmi intorno e questa mi pareva la cosa migliore da fare, rimanermene in disparte, seduto su una panchina al sole o a scolarmi una birra in casa in attesa che l’ispirazione arrivasse, chiamandomi per nome, con il suo magnifico flusso di idee, pensieri, immagini, suoni, colori - Un caleidoscopio di estasi artistica che mi avvolgeva, mi possedeva e mi faceva sentire vivo e presente e parte di questa perenne illusione che diveniva reale solo quando la mia mente si trovava in questo stato di alterazione creativa, lontano dalle preoccupazioni quotidiane degli altri e da quelle poche che ancora turbavano il mio cuore.
Si andava avanti così, bugia dopo bugia, inganno dopo inganno, sconfitta dopo sconfitta, era una lenta e graduale liberazione, poi ci avrebbe pensato la morte, finalmente, a trasformarci in luce e io avrei sorriso di lei, di me, di tutto quanto e me ne sarei rimasto quieto nel centro stesso dell’eternità dorata che ogni cosa racchiude e che ogni respiro illumina e trascende.
ZetaElle #28
Tornato in città Zito Luvumbo si era ritrovato pieno di cose da fare e organizzare. Simulazioni di guerriglia urbane per le strade dei qua...
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I dolori iniziano lunedì mattina, al lavoro. Durante la lezione mi tocco il lato destro della bocca e sento crescere una...
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Ce l’hai una sigaretta? - chiede il tossico. Non fumo, mi dispiace – rispondo. Allora che me la vai a cercare? No, non ho quest...
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