lunedì 7 febbraio 2022

Orgiva #69

I cicli di creazione e distruzione e tutte le belle parole e tutte le stronzate che uno finisce per raccontarsi e Sara che urla nella stanza e comincia a picchiarmi sul petto e poi butta via la chiave della casa dove vivevo, gettandola dal suo terrazzo solo perché le avevo detto che avevo voglia di scoparla e a un certo punto di questa storia scompariranno anche i volti dei personaggi del pueblo e soprattutto si azzittiranno le loro voci, non mi interessavano più, avevano iniziato ad annoiarmi, lo scrittore era soddisfatto del lavoro svolto e io volevo solo tornarmene a casa mia, a Roma, almeno per un periodo e ritrovarmi fra oggetti e visi familiari e riposarmi per poi riprendere il cammino, ovunque esso mi avesse portato.

La notte qualcuno si era sentito male nell’appartamento, vomitandosi l’anima e alcune porte erano state aperte e altre erano state chiuse e c’erano musei onirici nei quali avevo vagato e telefonate a cui non avevo risposto e oscure sensazioni che tornavano a farmi visita ed erano anni che non le provavo, c’erano ancora spiagge dimenticate nel riverbero del sole, ricordi sotto la sabbia e dentro la pelle, i respiri della gioventù e la nostra vita che svaniva un giorno dopo l’altro e le mattine dorate dell’infanzia e le sere cariche di promesse dell’adolescenza, quelle che nessuno avrebbe mantenuto, la quiete di un tramonto d’estate, quando le rondini volavano veloci nel cielo fuori dalla finestra della mia camera e una poesia che non ho mai avuto il coraggio di scriverti, un salto nel vuoto e una caduta che sembra essere senza fine, ad aspettarmi ci sarà sempre un nuovo inizio ma io gli volterò le spalle, senza sapere dove andare, senza sapere cosa fare, cercandoti, cercandoti, cercandoti ancora.


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