C’era stata una festa e c’erano stati dei vicoli bui nei quali avevo camminato e io e Sara eravamo nella machina di Adé a fumare hashish e a parlare e lui era ubriaco e se ne stava con una bottiglia di vodka in mano in una stanza di una casa di sconosciuti e c’era, da qualche parte, uno spaccio notturno di alcol e una fila di persone che aspettavano lì fuori il proprio turno, poi qualcuno, nella coda, tira fuori una pistola e ordina a un uomo eritreo di alzare le mani, poi lo perquisisce e gli trova in tasca un piccolo pacco esplosivo e nel cuore di tutti noi si affaccia la paura e il silenzio che segue ogni spavento e c’è una bambina che tengo in braccio e lei mi guarda e in questo lieve contatto tutto il dolore e lo smarrimento di questa vita sembrano svanire e anche la mia mente non è altro che una presenza passeggera, un attimo di eternità in una eternità di attimi, un attimo di amore così puro che è ancora il tuo cuore che batte contro il mio a svelarne i segreti, poi le vaghe stelle nel cielo di una notte dimenticata e la bruma che sale intorno alla cima di una montagna, la mattina, quando mi sveglio e nei miei respiri disegno ancora le linee del tuo corpo mai nato.
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