martedì 12 gennaio 2016

Berlin #7



Istantanee del mio cazzo scattate da un obiettivo invisibile, connessioni mentali, mappe dettagliate, indirizzi da raggiungere – le persone camminavano seguendo una traiettoria orizzontale, passando dietro ad un vetro sporco e graffiato, il simbolo di una circonferenza rossa tagliata da linee oblique, le persone scivolavano come ombre, oltre di loro, oltre le grandi vetrate arcuate c’era l’immagine di un mondo che stava svanendo, immerso in un bianco anonimo, i resti di strutture metalliche, profili primitivi di un passato trasformato in futuro, la voce risuonava chiamando i passeggeri, destinazione Amsterdam, non era il mio volo - i rumori ritmici dei tacchi sul pavimento di legno, un’immagine nitida, ad alta definizione, della punta gonfia del mio cazzo schiacciato da quei tacchi, una goccia di sperma che bagna il pavimento nero, chi ti ha dato il permesso? intima una voce, le mani legate dietro la schiena – scivolate, scivolate senza fare rumore, oltrepassate varchi, scomparite, lontani, tra gli echi di nuvole e tramonti, nelle scintille d’argento di voli proibiti.

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