Sul
fiume, gli occhi languidi di una ragazza, una margherita fra le labbra, le
guance rosee, acqua grigia, riflessi bianchi, i lunghi capelli ramati, abiti di
altri tempi, il contato delle dita sulla stoffa, la pelle nascosta, l’attesa femminile
di una scoperta.
Fanciulle
distese sull’erba, lo splendore della primavera nei pallidi fiori bianchi e
rosa degli alberi, il fruscio delle vesti e dell’aria, sguardi sospesi
aspettando che l’amore fiorisca.
Un
piccolo divano di velluto viola, la moquette che ricopre il pavimento di una
stanza esagonale, il silenzio e le luci soffuse, una donna nuda, avvolta in una
ricca vestaglia con motivi floreali, le linee piene e morbide del corpo, il suo
sguardo è un invito in attesa di risposte.
Le donne non hanno mai smesso, mai
smesso di amare.
Lei
ha un vestito bianco, lungo, un ombrellino da passeggio dello stesso colore,
appoggiato sul braccio, nastrini gialli, è ferma, sullo stipite della porta, i
suoi occhi scrutano la tua anima.
Lei
è seduta, il corpo ricoperto da una leggera veste azzurra, aperta sui seni,
dove fioriscono i suoi sentimenti in petali rossi e cremisi, trasparenze velate
sulle sue braccia, le gambe incrociate, un libro aperto, posato sulle
ginocchia, i suoi bracciali, i suoi occhi, ti entrano dentro per arrivare al
fondo del tuo essere.
La
locanda dei tre corvi, in legno, su una palafitta, affacciata sul mare, i
velieri in lontananza, una donna guarda verso l’orizzonte invisibile, avvolta
in uno scialle, i richiami dei gabbiani, nel cielo terso d’ottobre, l’aria
fredda, due uomini e un nano seduti, dietro di lei, un bicchiere di assenzio
fra le mani dell’uomo anziano, un cappello a cilindro in testa, il suo braccio
appoggiato su una cassa di legno, l’oppio e le sue meraviglie.
Il
ponte del Calcutta, la forma arcuata del legno, le sedie, la ringhiera di
ferro, due prostitute appoggiate, i ventagli e i cappellini, silenziose,
assorte, mi siedo in disparte respirando l’aria salmastra, le linee delle loro
schiene, frasi d’amore mai dette.
Le
lanterne rosse riflesse sull’acqua, la danza delle geishe, gesti innaturali in
fluide sequenze, seduto a gambe incrociate, una bambina appoggiata sulla
spalla, quasi addormentata, un bicchierino di porcellana pieno di un liquore di
riso, lo stomaco brucia, la mente ondeggia, la luna splende oltre veli di nubi,
una musica silenziosa, un silenzio musicale, labbra come fiori sul punto di
sbocciare.
Le
tende rosse aperte, un lampadario con candele accese, nella stanza buia, oltre,
lei nel centro di una sala, nel suo vestito più bello, nero, le mani fasciate
da guanti, neri, che le arrivano al gomito, i capelli raccolti sulla nuca, il
suo sguardo, che ha scelto te.
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