giovedì 21 gennaio 2016

JAMES TISSOT

Sul fiume, gli occhi languidi di una ragazza, una margherita fra le labbra, le guance rosee, acqua grigia, riflessi bianchi, i lunghi capelli ramati, abiti di altri tempi, il contato delle dita sulla stoffa, la pelle nascosta, l’attesa femminile di una scoperta.

Fanciulle distese sull’erba, lo splendore della primavera nei pallidi fiori bianchi e rosa degli alberi, il fruscio delle vesti e dell’aria, sguardi sospesi aspettando che l’amore fiorisca.

Un piccolo divano di velluto viola, la moquette che ricopre il pavimento di una stanza esagonale, il silenzio e le luci soffuse, una donna nuda, avvolta in una ricca vestaglia con motivi floreali, le linee piene e morbide del corpo, il suo sguardo è un invito in attesa di risposte.

Le donne non hanno mai smesso, mai smesso di amare.

Lei ha un vestito bianco, lungo, un ombrellino da passeggio dello stesso colore, appoggiato sul braccio, nastrini gialli, è ferma, sullo stipite della porta, i suoi occhi scrutano la tua anima.

Lei è seduta, il corpo ricoperto da una leggera veste azzurra, aperta sui seni, dove fioriscono i suoi sentimenti in petali rossi e cremisi, trasparenze velate sulle sue braccia, le gambe incrociate, un libro aperto, posato sulle ginocchia, i suoi bracciali, i suoi occhi, ti entrano dentro per arrivare al fondo del tuo essere.

La locanda dei tre corvi, in legno, su una palafitta, affacciata sul mare, i velieri in lontananza, una donna guarda verso l’orizzonte invisibile, avvolta in uno scialle, i richiami dei gabbiani, nel cielo terso d’ottobre, l’aria fredda, due uomini e un nano seduti, dietro di lei, un bicchiere di assenzio fra le mani dell’uomo anziano, un cappello a cilindro in testa, il suo braccio appoggiato su una cassa di legno, l’oppio e le sue meraviglie.

Il ponte del Calcutta, la forma arcuata del legno, le sedie, la ringhiera di ferro, due prostitute appoggiate, i ventagli e i cappellini, silenziose, assorte, mi siedo in disparte respirando l’aria salmastra, le linee delle loro schiene, frasi d’amore mai dette.

Le lanterne rosse riflesse sull’acqua, la danza delle geishe, gesti innaturali in fluide sequenze, seduto a gambe incrociate, una bambina appoggiata sulla spalla, quasi addormentata, un bicchierino di porcellana pieno di un liquore di riso, lo stomaco brucia, la mente ondeggia, la luna splende oltre veli di nubi, una musica silenziosa, un silenzio musicale, labbra come fiori sul punto di sbocciare.


Le tende rosse aperte, un lampadario con candele accese, nella stanza buia, oltre, lei nel centro di una sala, nel suo vestito più bello, nero, le mani fasciate da guanti, neri, che le arrivano al gomito, i capelli raccolti sulla nuca, il suo sguardo, che ha scelto te.

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