venerdì 15 gennaio 2016

fotografia numero sei

Un uomo con un vestito elegante, di notte, in un bosco. Gli occhi chiusi, il braccio destro alzato, una sfera luminosa in mano.

All’interno della sfera gli spruzzi delle onde sui muretti di pietra del malecòn, le nuvole pesanti e grigie, le carezze di luce, contorni sfuocati di palazzi nella curva di vetro dell’orizzonte.

Architetture metalliche, morbide e silenziose, piegate in curve e riflessi. La mano di un bambino che agita la sfera. Nebbia e sorprese. Dissolvenze di fumo.

Un uomo sdraiato su un vecchio divano, il suo vestito sporco di vernice, a righe, aperto sul petto. La sua mano passa tra i capelli, le tele sparse sul pavimento, quelle appoggiate ai muri, posso andare? – sussurra la voce di una giovane donna, vicina ad una porta, lui rimane in silenzio, ad occhi chiusi, la mano sinistra che si accarezza i coglioni.

Tronchi bianchi, storti, fulmini ormai immobili nel terreno, ramificazioni elettriche e azzurrine, gli occhi sulla corteccia, che osservano.


Centinaia di sottili dita che sfiorano il bianco che avanza, la mano di una donna anziana, così fragile, così preziosa.

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