Un
uomo con un vestito elegante, di notte, in un bosco. Gli occhi chiusi, il
braccio destro alzato, una sfera luminosa in mano.
All’interno
della sfera gli spruzzi delle onde sui muretti di pietra del malecòn, le nuvole
pesanti e grigie, le carezze di luce, contorni sfuocati di palazzi nella curva
di vetro dell’orizzonte.
Architetture
metalliche, morbide e silenziose, piegate in curve e riflessi. La mano di un
bambino che agita la sfera. Nebbia e sorprese. Dissolvenze di fumo.
Un
uomo sdraiato su un vecchio divano, il suo vestito sporco di vernice, a righe,
aperto sul petto. La sua mano passa tra i capelli, le tele sparse sul
pavimento, quelle appoggiate ai muri, posso andare? – sussurra la voce di una
giovane donna, vicina ad una porta, lui rimane in silenzio, ad occhi chiusi, la
mano sinistra che si accarezza i coglioni.
Tronchi
bianchi, storti, fulmini ormai immobili nel terreno, ramificazioni elettriche e
azzurrine, gli occhi sulla corteccia, che osservano.
Centinaia
di sottili dita che sfiorano il bianco che avanza, la mano di una donna
anziana, così fragile, così preziosa.
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