lunedì 18 gennaio 2016

homesick #26

Bisognava stare attenti pure quando camminavi per strada, non si sapeva mai quello che poteva succedere, di gente stanca, folle, arrabbiata ce n’era parecchia e bastava nulla per farla scattare, che partivano subito insulti e minacce - tiro fuori il coltello, tiro fuori la pistola, mettitela al culo la pistola, rispondevo io e giù a ringhiare come cani, che sto coglione cercava qualcosa in macchina per impaurirmi, ma era lento e non c’avevo voglia di aspettare di vedere tutto lo spettacolo, quindi l’ho mandato a fare in culo come saluto e me ne sono andato e lui che sbraitava, torna qui, torna qui e cercava di scartare qualcosa da un fazzoletto verde, forse un coltello, ma se la doveva smaltire tutta la panza che si ritrovava per raggiungermi e colpirmi, sbraitava solo, il cane e io camminavo tranquillo, certo, un po’ di palpitazione, ma poca cosa, cinque minuti e tutto era passato, ma alcuni giorni non si poteva stare tranquilli da nessuna parte, neanche a casa, se ci tornavi, quelle poche volte e c’erano tua madre e tua sorella che gli giravano, di brutto, non c’erano storie, la tempesta scoppiava, meglio quindi allontanarsi prima, appena le ho sentite tutte e due urlare, le ho salutate e me la sono filata - era difficile stare in mezzo agli altri, quando parlavano senza controllo, torrenti fetidi di parole, c’era il lettino del medico dove mi buttavo, al lavoro, nella pausa, ci andavo giù pesante su quel lettino, sprofondavo nell’inconscio, c’erano voci e immagini e poi un caldo silenzio e i miei respiri, magari mi addormentavo un poco, poi quelle che lavoravano con me tornavano e riattaccavano a parlare, al telefono, tra di loro, a organizzare, belle cariche dai caffè che si erano bevute, me le ero imparate a memoria le vaccate che sparavano quotidianamente, ci avrei potuto mettere su uno spettacolino niente male, le potevo fare io tutte le parti, così tante volte le avevo ascoltate, mica so dove la trovavano la forza per portarlo avanti il loro personale teatro, anche perché era brutto parecchio, mancava di vita e emozione, erano spente ‘ste donne, chissà che facevano fuori da lì, un po’ mi ci ero anche avvicinato, giusto per sentirne il profumo, ma qualcosa non mi era piaciuto e allora via, silenzio e controllo, fino a quando mi passavano accanto senza dirmi nulla, senza che io sentissi nulla, era più facile, senza problemi, scivolare e allontanarsi. 


Quel profumo era stato proprio scadente.


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