lunedì 25 gennaio 2016

fotografia numero sette

Il letto di una stanza di ospedale, lei distesa, i capelli scomposti, forse addormentata, in una luce tenue, mi avevi insegnato la vita e adesso mi mostravi il modo in cui si moriva. Ti sei svegliata, mi hai riconosciuto, ci siamo guardati, senza parlare, ho posato le mie labbra sulla tua fronte, l’odore dei tuoi capelli, volevo chiederti scusa, per tante cose, i pensieri erano lenti, si sono fermati quando hai chiuso di nuovo gli occhi e ti ho vista andar via. Per sempre.

Un uomo davanti ad un pianoforte, lo sguardo concentrato sullo spartito, i tasti bianchi, quelli neri, una matita fra le dita, pagine di note, pagine di silenzi.

Le rughe sul volto, i sorrisi, gli ultimi istanti di luce.

I fiori, solo loro, come ricordi.

E La terra.


A riempire questo vuoto.

Nessun commento:

Posta un commento

ZetaElle #33

  Ritardi necessari per rallentare i pensieri e i ritmi dei collassi psichici, qualcuno aveva richiamato Alain nei quartieri generali del Ci...