Il
letto di una stanza di ospedale, lei distesa, i capelli scomposti, forse
addormentata, in una luce tenue, mi avevi insegnato la vita e adesso mi
mostravi il modo in cui si moriva. Ti sei svegliata, mi hai riconosciuto, ci siamo
guardati, senza parlare, ho posato le mie labbra sulla tua fronte, l’odore dei
tuoi capelli, volevo chiederti scusa, per tante cose, i pensieri erano lenti,
si sono fermati quando hai chiuso di nuovo gli occhi e ti ho vista andar via.
Per sempre.
Un
uomo davanti ad un pianoforte, lo sguardo concentrato sullo spartito, i tasti
bianchi, quelli neri, una matita fra le dita, pagine di note, pagine di
silenzi.
Le
rughe sul volto, i sorrisi, gli ultimi istanti di luce.
I
fiori, solo loro, come ricordi.
E
La terra.
A
riempire questo vuoto.
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