martedì 19 gennaio 2016

se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano cosa importa se sono caduto, se sono lontano... (2009)

il tramonto è sempre il momento migliore per mettersi a scrivere. battere le dita sui tasti e aspettare che la notte arrivi. lasciare che le emozioni fluiscano sotto la tua pelle e diventino parole. poi ci sono i ricordi e i sogni e tutto quello a cui ti aggrappi per non sprofondare, con il tempo impari, impari a tenerti a galla, a respirare con calma, non cerchi più qualcuno che ti salvi perché nessuno può fare una cosa simile, nessuno a parte te stesso.

Con il tempo impari a controllare la paura, il perenne senso di solitudine, il dolore per i distacchi, per le persone che ami e che devi lasciare, con il tempo impari a conoscere te stesso, i tuoi bisogni, le cose che ti possono fare stare bene. Il cerchio si restringe e lentamente inizi a capire. E catturi la bellezza delle persone dentro il tuo cuore e la tieni stretta e in quel luogo entri per respirare ancora un buon profumo, per guardare ancora i suoi occhi, per sentire il calore del suo corpo.

Avevo perso la strada per entrare in quel luogo e ho vagato per anni tra fobie e paranoie andando sempre più a fondo con il desiderio di trovare la fine di tutto questo, il momento in cui non  sarei potuto scendere più in basso. Ho vissuto per anni in una solitudine che mi divorava lo stomaco e la mente, che mordeva la mia carne e le sue richieste, le immagini di una continua disfatta, un senso di abbandono, la malinconia lucente nel cuore e negli occhi, le ragazze che ho amato e che ho visto svanire, allontanarsi, perdersi chissà dove e loro sono state sempre un buon motivo per andare avanti, per sperare, perché erano le uniche a trasmettermi delle emozioni che difficilmente riuscivo a spiegare ma che mi facevano sentire vivo.

Vivo.

E ogni cosa segue un suo imprevedibile percorso. più cerchiamo di fare nostro tutto quello che vorremmo tenere stretto fra le braccia, più sarà forte la sensazione di dolore, di smarrimento, di perdita. e allora imparo a non chiedere più niente, a prendere con pazienza i regali della vita, come il tuo corpo che si avvicina, come le mie mani sulla tua schiena, l’odore dei tuoi capelli appena lavati, i tuoi sorrisi, quelle bellissime sensazioni che sono quanto di più simile alla felicità abbia mai conosciuto.

perderai ogni cosa e imparerai. andrai dritto a vedere ciò che si nasconde al termine della notte e la tua ricerca sarà dura e pericolosa, ti avvicinerai alla follia e non ne avrai abbastanza, scoprirai i demoni che ridono di te e delle tue perversioni e ancora non avrai trovato nulla, darai tutto te stesso nell’amore e in quello in cui maggiormente credi, parlerai, lotterai per le tue idee e poi vedrai crollare ogni cosa, vedrai i tuoi stessi discorsi sbiadirsi e diventare un bianco silenzio, vedrai le persone amate e non riconoscerai in loro niente, guarderai indietro i tuoi anni e ne sentirai il peso anche se la vita svanisce dietro di noi, poi ti alzerai un giorno e tirerai un lungo respiro e ti accorgerai che nulla è cambiato anche se ogni cosa è diventata diversa. imparerai a vedere, a vedere veramente le cose e le persone, a vedere dentro di esse, scivolerai negli occhi e arriverai diritto nel loro cuore.

passerà anche questa stazione senza far male
passerà questa pioggia sottile come passa il dolore
ma dove, dov'è il tuo amore
ma dove è finito il tuo amore

Matteo suona la chitarra, Davide canta De Andrè, sono le tre e mezza di mattina, mi scolo con calma un bicchiere di birra dopo l’altro. La musica mi entra nelle vene, pulsa con il mio stesso sangue. Davide canta Hotel Supramonte, i brividi partono dalla base della colonna vertebrale, si espandono sulla pelle. Canto insieme a lui. Mi sono perso tante di quelle volte tra le parole di De Andrè, nella sua musica, nelle emozioni che la sua voce mi trasmetteva. Che poter condividere quelle stesse emozioni con altre persone è come prendersi per mano e oltrepassare la tristezza e il dolore della vita, scavalcare i recinti della realtà e arrampicarsi sui muri della notte per toccare squarci d’ignoto e infinito. La musica mi porta lontano. Oltre me stesso. In luoghi dove non esiste più la mia stupidità, ma solo l’essenza di quello che sono.

ma se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano
cosa importa se sono caduto se sono lontano
perché domani sarà un giorno lungo e senza parole
perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole

Mi sono tenuto a distanza dalla gente per interminabili giorni, sempre più distaccato, ingabbiato dentro me stesso, smarrendo il senso dei rapporti umani, dei contatti, dei discorsi. Un’ombra. Un idiota. Passavo e ghignavo, convinto che nessuno mi avrebbe più riconosciuto o avrebbe avuto la voglia di sfiorare le mie dita o di baciarmi o di dirmi quanto fossi speciale e importante.

Vedo Viviana fuori dal bar. Cammino a occhi bassi, poi li alzo, i nostri sguardi si incontrano per pochi secondi, il cuore è gelido e indifferente. Non sento nulla, non ho voglia di salutarla, di chiederle come se la passa, non ho voglia di dire cose stronze e imbarazzanti. E non credo possa esistere una tristezza così grande, un senso di sconfitta così profondo. perché è una ragazza che per tanto tempo ho amato con tutto me stesso, è stata una ragazza che ho aspettato per anni e l’averla trovata mi aveva fatto stare bene, mi aveva fatto sentire felice, per un certo periodo. Poi sono successe cose inevitabili, cose che non avevo immaginato. I sogni si sono scontrati con la realtà. Con la noia, con i rapporti quotidiani, un giorno dopo l’altro, l’amore si è nascosto da qualche parte e non sono più riuscito a trovarlo. Ma i suoi occhi erano così densi di dolcezza, quando mi guardava, che a volte avevo paura di non meritarmi quella meraviglia, quell’amore.

Le prime volte che scopavamo, sul pavimento di casa sua, nell’oro della mattina, accarezzandoci e sentendo ogni singola  emozione e venire guardandosi negli occhi senza nulla che potesse dividerci o corromperci, poi rimanere abbracciati e respirare insieme, senza promettersi nulla, sospirando un amore che per la prima volta potevo tenere tutto per me, senza l’angoscia di perderlo o di vederlo tra le braccia di altri. E questa è la giovinezza, con le sue splendide illusioni.

L’amore muore, quando ci si inganna, sperando che le cose migliorino o tornino come prima. Quando si inzia a mentire. A se stessi. A chi hai vicino. Quando si fa finta di niente e ci si dice che le cose cambiano e i rapporti mutano. E’ solo un modo per tirarsi indietro, senza avere il coraggio di ammettere che ci sono altre personoe da amare, altri universi da scoprire.

L’alcol e l’hashish rendono ancora più magnifici i confini del mio sogno. Trasformano la realtà e mi trattengono dentro uno sguardo che riesce di nuovo a trovare la bellezza intorno a sé.

Poi ci sono le tue mani che mi accarezzano i fianchi e le mie mani che ti stringono forte e respiro e sento il tuo stesso respiro ed è come se fossi tornato a casa e tu sei con me e sono attimi che non riesco neanche a capire quanto durino, vorrei solo non finissero mai, vorrei solo sciogliermi, sparire, dissolvermi nel tuo abbraccio.

E questo è l’amore


E tutto quello di cui non ho più bisogno.

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