venerdì 22 dicembre 2023
...
giovedì 21 dicembre 2023
senza titolo
ormai sbiadita e dimenticata,
ho guardato
oltre i bagliori
di un giorno in rovina,
i primi fuochi che
venivano accesi,
le ultime sensazioni
svanivano
accarezzando il profilo
del tuo volto alla sera,
ci penseranno i tuoi occhi
a guidarmi al di là
di questo lento cadere,
i tuoi occhi
come lo specchio
di un cielo striato
di lividi e angosce
e infinito candore.
lunedì 27 novembre 2023
freewheelin' #76
Persone intorno come fossero diramazioni visive del proprio ego e anche la paura, a volte, per quello che gli uomini e le donne erano capaci di dire e di fare e allora ci sedevamo sulle scalinate e la luce diventava accecante e i flash visivi dell’acido continuavano a scorrere uno dopo l’altro, insieme ai colori che esplodevano in bianchi orgasmi percettivi e poi scendeva la sera e le sfumature del mondo colmavano di quiete il nostro continuo attendere e le pietre sembravano sciogliersi e formare nuove e ignote architetture trascendentali.
Camminavamo senza mai fermarci e quando le pause ci chiamavano per nome noi non rispondevamo e c’era un uomo orientale che lavorava nell’albergo e una sera ci siamo messi a parlare e la sua storia sembrava solo un’altra possibilità che nessuno, tranne lui, avrebbe seguito e mi aveva regalato un po’ di oppio e lo avevo fumato sulla terrazza, guardando le stelle e c’era uno strano silenzio intorno e la città era vuota e non sapevo quale sarebbe stato il mio prossimo viaggio o il sogno di cui mi sarei innamorato o il ricordo che avrei trasformato in una poesia incompiuta.
Qualcuno rollava sigarette a mano, seduto sulle panchine dei parchi e io pensavo al periodo in cui avevo vagato per città e paesaggi onirici senza neanche sapere dove avessi trovato il coraggio per farlo. Passaggi sotterranei e poi archi nel cielo e volte di pietra e un labirinto di percezioni dove sedersi senza pensare. Prova questa, mi sussurra una voce. La pasticca mi scivola in bocca. Altri giorni che attendono di rapirmi, altre emozioni che terrò solo per me.
mercoledì 1 novembre 2023
freewheelin' #75
Antichi testi del buddhismo tibetano, il libro dei morti sospeso nel vuoto, eravamo ad occhi chiusi, respirando in maniera ciclica, aspettando il prossimo folle cambiamento, quando ci saremmo alzati e avremmo camminato lungo sentieri sconosciuti per raggiungere le cime di silenziose montagne oniriche - La nebbia come una leggera danza di autunnale incanto e i tuoi occhi come specchi di un amore che mai avevo incontrato prima - Gli sguardi, i sorrisi, un ennesimo nuovo alfabeto da decifrare, gesto dopo gesto, inganno dopo inganno, meraviglia dopo meraviglia.
martedì 24 ottobre 2023
freewheelin' #74
venerdì 22 settembre 2023
freewheelin' #73
venerdì 18 agosto 2023
Roma #41 (piazza bologna)
Persone sdraiate sulle panchine a dormire al sole, i rumori della città intorno, una tarda primavera o forse una precoce estate, nuvole nel cielo e nottate alcoliche che il corpo dello scrittore sembrava accusare più del necessario, telefonate lontane e racconti del tempo passato, era come essere fra vecchi amici fra bicchieri di cristallo distrutti - Interpretazioni dadaistiche di Kant, che io e John avremmo dovuto trasformare in uno spettacolo teatrale e poi andare per vicoli e piazze a metterlo in scena, con vestiti di piume e maschere primitive - Ancora voci nella testa, durante la notte, quando le variazioni sul tema del personaggio dell’insegnante erano finite e la classe era ormai vuota e ombre nel cuore e presenze e ricordi e sapevo che non avrei ripetuto quelle scene da cui ero fuggito, non aveva senso rinchiudersi nella stesse repliche di sempre, dovevo lasciare il presente libero di mostrarsi, senza incazzarmi, sorridendo, cercando di sentirmi leggero - Non c’era più molto di cui preoccuparsi, l’amore era un’eco lontana, il sesso e le fantasie erotiche uno scenario mentale in cui lasciarsi andare per brevi atti di follia, riuscivo a perdermi ancora negli occhi delle donne, era l’unica cosa che ancora mi interessasse veramente e poi sprofondavo nei respiri e mi immergevo in quel luogo libero e incontaminato, nella purezza del vuoto, un’oasi nella quale solo io potevo andare e smarrirmi e svanire - Il sole sulla pelle, gli anni continuavano a passare, mi mantenevo in equilibrio, la solitudine, il silenzio, lo sbocciare di un fiore - Un tuo sguardo, un tuo sorriso.
venerdì 11 agosto 2023
freewheelin' #72
venerdì 23 giugno 2023
Roma #40
sabato 10 giugno 2023
dream #136
sabato 20 maggio 2023
Roma #39 (piazza bologna)
Le borse accanto ai piedi, seduto su una panchina, la bottiglia di Peroni per terra, la sigaretta fra le dita - Gli anziani, gli studenti universitari, i miserabili, gli alcolizzati, gli sconfitti di tutti i tempi passati, di quelli che ancora dovranno venire - La notte la piazza si sarebbe riempita di ragazzi e ragazze ubriachi, uno spettacolo osceno e ripetuto e ormai agonizzante nei ricordi dello scrittore - Una donna dell’Honduras mi aveva parlato ininterrottamente durante un incontro notturno ai tavolini di un bar, c’era anche il futuro marito con lei, un ex militare australiano, non avevo ben capito come si fossero conosciuti, c’era anche da dire che ero al mio terzo negroni e quindi quello che stava accadendo intorno cominciava a farsi confuso, comunque la donna parlava con me in un buon italiano e l’uomo chiacchierava in inglese con un ragazzo che aveva accanto. Avevamo già bevuto parecchi cocktail prima dei Negroni, mentre davo una sorsata da uno nuovo bicchiere che era apparso fra le mie mani e continuavo ad ascoltare, sempre più distrattamente, l’estenuante monologo della donna dell’Honduras. A un certo punto aveva iniziato a farmi domande sul sesso, cosa che mi rende sempre molto timido, specialmente con una sconosciuta, non che le avessi detto molto, visto che dopo un paio di parole che ero riuscito a pronunciare, lei aveva riattaccato a buttare fuori ogni pensiero che le passava per la testa.
Pensavo che non avevo più voglia di tutte queste discussioni etiliche, dei piccoli giochi di seduzione, mi piaceva la mia vita ritirata, quella di uno scrittore solitario, mi immaginavo sempre nei suoi panni e a volte rendevo la sua esistenza reale.
C’è odore di pioggia nell’aria e un cielo plumbeo e le macchine e le persone girano intorno alla piazza e io continuo a domandarmi dove vadano e perché non capiscano che non c’è nessun luogo dove andare.
Chissà cosa vedremo prima di sparire, quale sarà l’ultima immagine, l’ultimo pensiero.
Spero ci sia il vuoto ad accogliermi e quella luce lontana, intima, presente e infinita che mi brilla dentro, che mi appartiene e mi avvolge nella sua inesauribile bellezza.
martedì 2 maggio 2023
Roma #38
Ore che scivolano sulle tue labbra e le loro curve bagnate.
giovedì 13 aprile 2023
Roma #37
martedì 11 aprile 2023
Roma #36
mercoledì 5 aprile 2023
Roma #35 (pigneto)
martedì 4 aprile 2023
Roma #34
domenica 2 aprile 2023
London #13
Ci siamo andati a bere un paio di pinte nel pub vicino alla marina, già c’erano alcuni degli altri uomini che vivevano nei barconi acconto a quello di Luis, uomini sfiancati dal tempo ma che ancora avevano voglia di riempirlo in qualche modo, tatuaggi sulle braccia e occhi lontani, era lunedì e non era neanche mezzogiorno e la vita continuava a fluire senza che la maggior parte di noi sapesse dove ci stesse portando, meglio così, pensava lo scrittore, dando un altro sorso alla sua birra.
Le strade di Londra erano come un labirinto di consumismo senza via d’uscita, i negozi ti accompagnavano ovunque, alla destra e alla sinistra della tua visuale, nel continuo famelico tentativo di catturarlo e di trasformarlo in un bisogno, poi si innalzavano improvvisi edifici e palazzi fra esplosioni di luce nelle nuvole e orde e onde di persone nelle strade e alcuni folli che si muovevano fra di esse, perduti in un sogno, in una visone senza fine, questa dimensione indescrivibile, questa estasi nichilista e spirituale, violenta e luminosa, continuava ad affascinare lo scrittore, fino al punto di fargli sperare che arrivasse anche per lui il momento della sua resa definitiva, quando si fosse ritrovato finalmente solo e libero, senza nessuna identità o regola prestabilita, in una fluida e splendente improvvisazione, senza leggi morali se non quelle del proprio cuore e della propria malinconia.
Non chiedere nulla a chi non sappia ascoltarti, non dire nulla a chi non sappia ascoltarti, non chiedere nulla a chi non sappia ascoltarti.
Rimani in silenzio, brilla, esplodi, scompari.
Il vuoto della mente, quello senza confini della nostra essenza.
Un altro giorno di pioggia, un altro giorno di pioggia, un altro giorno di pioggia.
giovedì 30 marzo 2023
London #12
sabato 18 marzo 2023
London #11
martedì 14 marzo 2023
London #10
Tristan era venuto a trovare Sara, adesso che stavamo in Kettlebaston Road, nella casa di una sua amica e avevamo parlato per tutto il pomeriggio e la sera, fumando erba e aprendo porte sui nostri mondi interiori, socchiudendo gli spiragli del passato, le immagini dei ricordi in comune di Sara e Tristan, la settimana che avevano passato al Boom Festival in Portogallo, le bancarelle, le pasticche e le risate - Grigio e pioggia e le passeggiate lungo Brick Lane, i ristoranti bengalesi, i vestiti orientali, gli odori delle spezie e quelli di un’umanità in continuo movimento, uomini e donne che si mischiavano, riproducendosi, portando avanti tradizioni e sperimentando nuove possibilità - Camminavamo verso Liverpool Street, dove cominciavano ad ergersi i palazzi del futuro della City, come se tutto quello che avevamo intorno non fosse altro che una proiezione oleografica delle strategie visive del capitalismo e del denaro, gli architetti dell’ultimo millennio venivano pagati per dare forma alle allucinazioni geometriche di ricchi oligarchi del consumo, piani su piani, torri e piramidi, chi sarebbe arrivato più in alto? Il vincitore credeva davvero di avvicinarsi così alle nostre finte divinità? Di essere, forse, una di quelle divinità?
Saremmo arrivati ad un punto in cui non avremmo più potuto distinguere la differenza fra la realtà e la sua duplicazione in immagini trascendentali e tridimensionali, avremmo avuto schermi così grandi, con una definizione tanto alta che sarebbero diventati essi stessi la manifestazione subliminale del mondo, il fenomeno oltre lo sguardo e di noi uomini, fra i lucenti margini di questa visione, cosa sarebbe rimasto? Come saremmo stati capaci di separare la falsificazione digitale dall’inganno di quanto quotidianamente osservavamo?
Durante la notte le sagome degli edifici di vetro e metallo mettevano paura, soprattutto quelle dei palazzi incompiuti, i cui scheletri di cemento si ergevano come cadaveri metropolitani in attesa di prendere vita, c’erano una enormità di luci tutte intorno e in alto, una verticalità di fonti di illuminazione che ci davano l’ennesima illusione di un futuro che fosse il presente o viceversa, il tempo era stato annientato e con esso il nostro stesso destino, sempre ammesso che ne avessimo mai avuto uno e che ogni non giorno non fosse stato altro che l’ipnotica ripetizione di quelli che lo avevano preceduto.
Ci siamo fermati a bere un paio di pinte in un Wetherspoon, io e Sara e lei mi raccontava della sua vita a Londra, di cosa faceva, dei luoghi che visitava e i ricordi come sempre prendevano una forma nella mente dello scrittore e divenivano parti fluttuanti di una storia che in un momento imprecisato sarebbe poi stata raccontata - Tristan parlava del padre e dei rapporti con la sua famiglia e di villaggi utopistici in India in cui ciascuno avrebbe potuto realizzare le sue piene potenzialità e corsi di meditazione e cerimonie sciamaniche e un uomo che si guadagnava da vivere con un metal detector cercando gioielli smarriti nelle spiagge dove i ricchi magnati russi passavano le loro ore, dimenticandosi bracciali, anelli e collane sotto la sabbia - E le molte esistenze che i più coraggiosi sapevano scegliersi e anche quelle che i più folli, suggeriva lo scrittore, sapevano immaginarsi e un abbraccio, al mattino, sotto le lenzuola, dove avrei voluto rimanere stretto a te per gli anni a venire - Un altro secondo, un brivido, una carezza, un bacio, un sorriso, un gesto d’amore, un fremito della carne, un palpito del cuore, un ennesimo momento smarrito che al risveglio non saprò più come chiamare.
sabato 4 marzo 2023
London #9
Mattine invernali, il fumo che esce a sbuffi sopra i tetti, le strade vuote e gli echi di natali scomparsi, quando ero ancora un bambino, i regali da scartare sotto l’albero, quella semplice gioia, i pranzi in famiglia, quel senso di protezione, i giochi con le carte, la tombola, le immagini di volti familiari che cominciavano a sfuocarsi, a perdersi lungo i margini di quelle strade che avevo dovuto percorrere per allontanarmi da loro e fuggire, per vagare e perdermi, di stazione in stazione, in un meraviglioso viaggio in cui avevo lasciato libera la mia fantasia di modellare e trasformare il presente seguendo le logiche misteriose dei sogni o quelle liriche del cuore, dei romanzi, dei film, delle poesie.
Avevo scritto una storia unica, personale, svogliata e struggente, di cui ero stato il protagonista, l’autore e il lettore, in uno scambio costante di ruoli e posizioni, nell’affascinante ricerca di spazi intimi, interiori, in cui rifugiarsi e barricarsi, tentando così di difendere la propria esistenza dalla barbarie del consumismo e dell’omologazione, sapendo bene che la sconfitta sarebbe stata il traguardo, l’unica e gloriosa vittoria ancora possibile.
Lente passeggiate lungo i canali, a guardare i barconi fermi sulle sponde, inventando situazioni letterarie, vagheggiando sulle intuizioni narrative che ogni imbarcazione offriva, l’odore del carbone, l’acqua immobile e sporca, il volo improvviso di alcuni uccelli e oltre le chiome degli alberi si intravedevano le prime sagome degli edifici del futuro, architetture che trasformavano i miei pensieri in una continua proiezione lisergica, scattavo foto in bianco e nero affinché quelle geometrie del subconscio non si sciogliessero nel pattume di idee ripetute e inutili e poi c’erano i parchi in cui la mente e le gambe potevano riposarsi e gli alberi mi accoglievano di nuovo con la loro pacata benevolenza e così i ricordi arrivavano e la memoria diventava il presente e questo preciso momento non aveva più una posizione chiara, perché sarebbe potuto solo essere un immaginario punto di un disegno (o uno scherzo) infinito, incomprensibile, insulso e incompiuto.
Alcune linee erano state spezzate e dei progetti originali non rimaneva che un’astratta e malinconica composizione, solo così l’arte era libera di esprimersi e la materia della vita stessa diventare malleabile e modellabile a nostro piacimento o contro la nostra volontà, i recinti erano stati distrutti e i confini cancellati e c’erano vele alzate in giornate senza vento, quando era solo l’illusione di muoversi a mandarci avanti.
E ancora il mio volto riflesso in uno specchio in un tenue chiaroscuro e oltre la cornice che racchiude ogni nostra immagine i muri e gli oggetti di appartamenti in cui altre persone vivono e poi scompaiono, perché questo è il nostro destino. Pregavamo spesso affinché tutto ciò finisse e quando sarebbe arrivato il momento di andarsene, avremmo solo voluto un attimo in più. Meglio prepararsi da subito ed essere pronti a lasciare ogni cosa, nella luce che ci avvolge nulla è mai esistito.
domenica 26 febbraio 2023
freewheelin' #71
sabato 18 febbraio 2023
dream #135
Si era rotto un tubo dell’acqua nella stanza, lo vedevo attraversare la parte bassa di un muro scrostato e ammuffito, verde scuro, azzurrognolo, avevo toccato il pavimento, era bagnato, avrei dovuto chiamare la proprietaria di casa e dirglielo, un’altra rottura di coglioni - Erano arrivati dei nuovi coinquilini, erano una coppia e avevano due figli piccoli, non avevamo parlato molto e poi eravamo in macchina e stavamo cercando di raggiungere un posto in cui avrei dovuto tenere un colloquio di lavoro, come al solito mi sono perso e le strade che vedevo non erano come quelle che ricordavo e le mie mappe mentali sono diventate confuse e poi eravamo dentro una cartina stradale, appiattiti, muovendoci in maniera virtuale in uno spazio inesistente, in un disegno, che solo dopo essere stato proiettato all’interno delle nostre menti sarebbe diventato di nuovo tridimensionale e percorribile - Siamo passati in un tunnel e non capivo se ne saremmo mai usciti - Una ragazza stava litigando con qualcuno, sul tetto del palazzo che avevo di fronte al mio balcone, era notte e pioveva e lei ha lanciato qualcosa, forse dei vestiti o delle scarpe e ho pensato di andare a controllare per vedere che roba fosse, era parecchio buio, così ho preso una torcia, per poi fermarmi a riflettere che non avevo la minima idea di dove andare a cercare - Una parte della sceneggiatura raccontava di una fuga e di un inseguimento e della presenza di un personaggio malvagio, forse un nazista, che ci stava cercando mentre noi continuavamo a nasconderci e a vagare all’interno di interminabili città sotterranee, appartenenti ad un futuro fantascientifico e apocalittico, mi ero ritrovato chiuso in un armadio ad attendere che la paura passasse, poi ero al volante della mia macchina, fuori dal tunnel psichico, le strade si annodavano come fossero serpenti vivi, più veloce, disse la donna che mi era seduta accanto, mettendo una mano sul rigonfiamento dei miei pantaloni, premendolo e accarezzandolo, ho accelerato senza pensarci troppo, incominciando a sentire una erezione, non sapevo dove stessimo andando, però era meglio sbrigarsi e non guardarsi indietro.
mercoledì 15 febbraio 2023
freewheelin' #70
Viaggi in macchina lungo strade perdute e scenari avvolgenti e notturni e forse serie di paesi di cui non conoscevamo il nome anche se ci passavamo attraverso e tutto quello che avevo fatto in questo ultimo anno non era stato altro che cercarti nei luoghi della memoria, nelle strade, nei posti in cui avevamo vissuto insieme e tu non c’eri più anche se quando chiudevo gli occhi e mi posavo una mano sul cuore e mi mettevo a respirare tu apparivi di nuovo ed eri dentro di me e sapevo allora che ci saresti rimasta fino a quando avrei camminato su questa terra.
Le luci tremolavano riflesse sulla superficie dell’acqua scura del lago, poi si fermavano e ne guardavo geometrie e composizioni, inventando con la mia immaginazione le forme più stravaganti ma anche quelle più semplici e c’erano coreografie danzanti di stelle nel cielo e ho pensato che sarebbe stato bello fare una lunga passeggiata e parlare dei ricordi o semplicemente sentire la tua voce e la tua presenza e osservare il tuo profilo e metterci a ridere e scherzare, amandoci un altro pò, prima che il mondo cambi e le nostre strade ci conducano in altri luoghi, lontani e misteriosi.
Lontani e misteriosi.
domenica 12 febbraio 2023
dream #134
Qualcuno mi aveva detto, mentre stavamo camminando di corsa in un tunnel per raggiungere un’uscita inesistente, che tutto si sarebbe risolto e che sarebbe arrivato un momento in cui avrei ricevuto altri soldi e che quindi non dovevo preoccuparmi e che tutte le cose che stavo facendo, i tentativi di trovare un lavoro, si sarebbero rivelati inutili una volta che fossero stati visti da quel punto incerto nel futuro, nel quale avrei potuto fermarmi e osservare me stesso, chiuso nelle illusioni di adesso o in movimento verso altre o in fuga perenne come lo scrittore voleva - Sara mi aveva messo i piedi in faccia mentre eravamo sdraiati sul divano, faceva scivolare le piante sopra il mio viso, ne potevo sentire consistenza e aroma, ho tirato fuori la lingua senza pensarci troppo e mi sono messo a leccarli - Ero con un gruppo di persone e stavamo passeggiando per le strade di una città che non conoscevo, c’era come l’impressione di trovarsi nel Sud della Francia e con noi c’era una ragazza disabile su una sedia a rotelle che qualcuno spingeva, sapevo che la mia macchina era parcheggiata da qualche parte e che c’era una borsa, al suo interno, che dovevo recuperare, solo che non mi ricordavo dove era l’auto e anche se a un punto ho creduto di vederla, gli scenari sono cambiati così velocemente che ho capito che non ci sarei mai arrivato - Eravamo all’interno di un piccolo autobus che ci stava portando chissà dove, non eravamo scesi ad una fermata che ritenevamo quella giusta e non potevamo tornare indietro, così siamo scesi a quella successiva, dopo che abbiamo attraversato alcuni svincoli di un’autostrada che si incrociavano fra di loro e adesso sembrava di essere in una parte vecchia di una città, con un fiume che brillava bluastro oltre alcune stradine piene di caffè e bar con tavolini fuori e persone sedute a parlare e divertirsi e allora ho abbandonato la sceneggiatura e chi stava tentando di adattarla a sequenze di smarrimento e angoscia e mi sono seduto a un tavolino bianco e avevo dei bei vestiti addosso e ho ordinato un cuba libre e accesso una cigarillo e quello scenario urbano mi piaceva e non volevo cambiarlo e poi è arrivata Sara e si è seduta accanto a me, era molto bella, portava i tacchi alti, mi ha sorriso e così ho immaginato i suoi piedi nella mia bocca insieme ad altri rituali feticistici e situazioni scabrose, siamo rimasti in silenzio a guardarci e a bere i nostri cocktail, sapevo che la stanza dei giochi non era molto distante.
venerdì 10 febbraio 2023
dream #133
mercoledì 8 febbraio 2023
freewheelin' #69
lunedì 6 febbraio 2023
freewheelin' #68
martedì 31 gennaio 2023
dream #132
martedì 24 gennaio 2023
dream #131
venerdì 20 gennaio 2023
dream #130
martedì 17 gennaio 2023
Roma #33
Un paio di persone mi avevano chiamato per un posto da insegnante di italiano. Il primo era in una scuola per il recupero degli anni scolastici. Il giorno del colloquio ero arrivato un pò in anticipo e così come da copione mi era toccato aspettare, già dopo cinque minuti me ne sarei voluto andare via di là, la sala era buia, senza finestre, c’era un’enorme stampa di una faccia da cazzo che immagino fosse il fondatore della scuola, mi tornavano in circolo tutte le brutte sensazioni di quando avevo insegnato per una cooperativa, il mio corpo ancora non l’aveva smaltita tutta quella merda, ancora se la ricordava, poi c'è stato il colloquio con un tipo che non avevo ben capito chi fosse, mi ero pure vestito decentemente per l’occasione, abbiamo parlato con un divisore di plastica che ci separava, precauzioni da pandemia, abbiamo chiacchierato per una quarantina di minuti, ero più io a fargli delle domande che lui a me, mi incuriosiva tutta questa baraonda di lezioni on line che si erano dovute tenere durante il covid, c’era stata un’evoluzione o una involuzione dell’insegnamento che mi faceva riflettere e anche capire che non ne volevo fare parte in nessuna maniera, soprattutto non volevo essere un professore per adolescenti rincoglioniti, i cui genitori erano disposti a sborsare ingenti somme di denaro pur di fargli prendere il diploma, recuperando così gli anni perduti, bella merda, avrebbero potuto studiare e impegnarsi e farcela da soli. Ringraziando le divinità delle discipline umanistiche il tipo della scuola non mi ha più richiamato, così la storia si è conclusa ancora prima di iniziare.
Un secondo colloquio l’ho avuto in una azienda che si occupava di energie rinnovabili e cercava un insegnante di italiano per alcuni dei loro dipendenti spagnoli. Anche qui dopo la chiacchierata conoscitiva nulla da fare. Meglio così un’altra volta, fanculo alle aziende. Per questa occasione mi ero comprato un paio di scarpe nuove, 10 euro da Decathlon, giusto per la solita messinscena, più camicia nera da tre euro presa a un banco di bengalesi al mercato sotto casa. Faceva un caldo della madonna il giorno del colloquio, era agosto e i piedi mi stavano andando a fuoco. Solita attesa causata dal il mio inevitabile arrivare in anticipo. C’erano due tipe alla reception, giovani, curate e vestite bene, che mi hanno fatto accomodare su un divanetto nella sala d’aspetto. Una di loro poi mi ha pure dato un pass per farmi entrare nell’edifico. Troppa formalità, merda. Il colloquio l’ho fatto con una donna spagnola che parlava un buon italiano, eravamo nella lounge room dell’edificio, me cojoni, ho pensato, ricordandomi il lurido divano arancione di Guidonia, dove mi sedevo nell’attesa dei miei studenti o nelle lunghe pause fra una lezione e l’altra, era di qualche materiale sintetico arancione, sudicio, sfondato, la pelle ti ci si appiccicava sopra durante l’estate, quando mi toccava andare lì, con la puzza di scorreggia del cibo che portavano per quelli del centro di accoglienza, visto che la sala mensa e l’aula erano purtroppo lo stesso luogo.
L’unica vera novità che mi era piaciuta da quando ero tornato a Roma, in termini di guadagnare soldi, era stata quella di modello per una classe di disegno. Era fantastico, avrei dovuto scoprire prima questa mia vocazione. Mi spogliavo, rimanevo nudo e immobile in una posa per un paio di ore (con pause di cinque minuti ogni venti) e alla fine, Tim, il pittore che gestiva la scuola di disegno, mi allungava 40 euro. Meraviglioso. Peccato che mi avesse chiamato solo due volte.
Questa mattina invece ho fatto un test che mi hanno mandato quelli delle poste italiane per un lavoro di portalettere (le stavo tentando un pò tutte, lo so), esperienza quasi psichedelica, con il test pieno di sequenze di figure e figurine geometriche che andavano combinate fra loro o delle quali bisognava capire la mancante in una serie la cui logica apparteneva probabilmente più agli alieni o a un branco di imbecilli, cosa c’entrava questo test con il lavoro di portalettere rimaneva però un bizzarro mistero. Così a pranzo me ne sono andato al Pigneto, a bermi una birra e a vedere la gente passare. Ancora libero e senza nulla da fare.
sabato 14 gennaio 2023
(fuori)Roma #32
Ero arrivato al lago e mi ero sistemato vicino a degli oleandri, avevo piantato l’ombrellone, steso il pareo sulla sabbia (ferrosa e per questo rovente quando il sole iniziava a picchiare) e mi ci ero sdraiato sopra. Poi avevo tirato fuori dallo zaino Morte a Credito di Celine (che avevo intenzione di finire) e mi ero messo a leggere. Ero tranquillo, il cuore leggero e quasi nessuna preoccupazione in testa. Dopo un pò sono arrivate due signore anziane, si sono messe alla mia sinistra e hanno iniziato a parlare. La loro conversazione si è protratta per le seguenti sette ore senza interruzioni, se non per una breve pausa pranzo a un bar poco distante. Stranamente non mi sono sentito infastidito dai loro discorsi, la solita inarrestabile sfilza di luoghi comuni su altrettanti luoghi comuni come figli, famiglia, nipoti e stronzate similari. Ogni tanto mi andavo a fare un bagno nel lago per rinfrescarmi e con mia somma gioia l’acqua che mi rimaneva nelle orecchie formava una sorta di membrana naturale che mi faceva sentire di meno, così quando tornavo sotto l’ombrellone le chiacchiere delle due donne diventavano attutite, smorzate e innocue.
Durante la mattinata sono arrivate poi altre due donne, queste più giovani, straniere, con prole al seguito. Una di esse sembrava incapace di esprimersi se non attraverso l’uso di urla animalesche per richiamare i propri figli o quelli della sua amica. Quando invece si confidavano fra loro le due donne parlavano più piano, in rumeno e per lo meno questa differenza linguistica mi lasciava un pò di spazio libero per immaginarmi cosa stessero dicendo o per osservare le somiglianze fonetiche fra la loro lingua e la mia. Anche il loro strazio verbale è comunque durato per svariate ore.
Leggevo concentrato le parole di Celine e quelle delle donne mi attraversavano il cervello quasi senza peso. L’aiuto dell’acqua nelle orecchie era poi un dono improvviso delle divinità della lettura e della solitudine. Verso l’una mi sono andato a bere una birra al bar lì vicino (dove anche le due vecchie erano sedute a un tavolino continuando la loro maratona logorroica). Ho sorseggiato tranquillamente una Ceres, sgranocchiando delle patatine al lime e pepe rosa. Poi sono tornato a stendermi sul pareo, il chiacchiericcio circostante e il cicalare di alcuni insetti (non c’era poi molta differenza) insieme al calore e all’abbraccio dell’alcol mi hanno fato addormentare immediatamente. Quando mi sono risvegliato, più di due ore dopo, la situazione non era cambiata, tutte e quattro le donne continuavano nelle loro attività: parlare e gridare. Ho deciso di andarmene, ho raccolto le mie cose, sono tornato alla macchina, ho messo in moto e ho iniziato a circumnavigare il lago di Bracciano.
Ho fatto una sosta a Trevignano, fermandomi un’oretta su un pezzo di spiaggia che pensavo fosse libera. Poi sono arrivate un paio di donne con i loro cani al seguito. Ci siamo di nuovo, ho pensato. Avevo questa teoria che le donne che non avevano figli per compensare questa assenza riversano la loro maternità sui cani. Mi sembrava orribile. Ho fatto anche un bagno, l’acqua era una merda. Così me ne sono riandato verso la macchina, scoprendo un cartello che non avevo visto quando ero arrivato, che diceva Bau Beach, cioè un pezzo di spiaggia (proprio quello in cui mi ero fermato) in cui i cani e i loro proprietari erano liberi di divertirsi e stare insieme. Pazienza, non sarei ritornato in quel luogo.
Era quasi sera e la luce stava diventando quella dei sogni e delle visioni. Ho guidato in questo stato leggermente trascendentale fino a casa. Mi sono fatto una doccia, ho stappato una birra e mi sono seduto in terrazza. Il cielo stava diventando rosa, poi viola, poi blu cobalto. Ho pensato a Sara e a quanto mi sarebbe piaciuto averla accanto in questo istante.
ZetaElle #28
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