Una volta dentro al quartiere lo scrittore iniziò ad adocchiare i soliti miserabili che ciondolavano nel bianco delle strade in attesa che arrivassero, in qualche imponderabile modo, i soldi per l’alcol e le droghe. E qualcosa nel cuore dello scrittore scattò e pensò che non voleva più fare parte di questi tristi scenari e che era stanco dei soliti intrecci narrativi che lo vedevano vagare in zone squallide e desolate, lerce e degradate, si sentiva logorato da quella deriva umana e intanto la sua testa si faceva più leggera e anche il suo corpo sembrava stesse perdendo consistenza e allora lo scrittore chiuse gli occhi e senza accorgersene, senza avere l’impressione di muoversi, quando li riapri si ritrovò a camminare fra i piccoli viali del parco Lazienki, con Sabina al suo fianco, in una serie di immagini in cui si sentiva calmo e a suo agio, circondato da comitive di alberi, alcuni molto alti, pieni di foglie che vibravano nell’oro dell’aria di un tardo pomeriggio di primavera e lo scrittore si scoprì felice di fare parte di quell’improvviso incanto e si chiese se non sarebbe stata più facile la sua vita se avesse lasciato andar via personaggi e situazioni, descrizioni e soliloqui e se ne fosse rimasto in disparte nel susseguirsi dei giorni, perdendosi nella meraviglia lucente e mutevole della realtà, aspettando che il tempo si sciogliesse nei suoi percorsi circolari e amniotici, senza più domande da porsi sui prossimi capitoli da scrivere, sulle storie da inventare, su quelle che avrebbe voluto dimenticare una volta per tutte. Eppure tempo e racconto sembravano essere complementari o almeno lo erano in quello che succedeva nella sua mente, nella irrefrenabile e costante necessità di trasformare in parole quanto vissuto, lungo i margini dello specchio, nell’abisso della psiche, nelle fughe serali e siderali verso le stelle.
Io e Sabina siamo arrivati ai bordi di un prato dove altra gente già si era seduta sull’erba, stava per iniziare un concerto di musica classica, ci siamo sistemati a gambe incrociate, poi le prime note si sono liberate dagli strumenti e con loro una lontana melodia si è fatta più vicina, ho chiuso gli occhi e sono andato a visitare alcuni piacevoli luoghi in cui non ero ancora mai stato.
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