sabato 24 settembre 2022

fuori(Roma) #28

 Avevo parcheggiato davanti a una serie di edifici, a Pomezia, che sembravano la materializzazione degli incubi notturni di qualche architetto cubista alcolizzato - Visioni di brutalismo urbano - La campagna romana, ai lati della Pontina, era triste, silenziosa e abbandonata, quasi timida nell’attesa della primavera - Dove stavano andando tutte queste macchine che mi scorrevano accanto, mi chiedevo, mentre guidavo sul GRA, seguendo percorsi mentali che prefiguravano pensieri  che delineavano le architetture oniriche di un altro mondo - Quello umano mi sembrava solo una costante, grandiosa e poliedrica allucinazione, ogni cosa che avevamo creato era stata fatta a nostra misura solo perché la potessimo utilizzare e sfruttare, questo sadico determinismo, questa falsa evoluzione, come si era giunti fino a questo punto? Quale atroce e drastico errore era stato compiuto durante il nostro insensato cammino? Nella fantasmagorica moltitudine di infinite possibilità racchiuse nella Creazione in cui qualsiasi forma e sostanza immaginabili (o non) avrebbero potuto esistere, perché proprio noi siamo diventati la specie dominante? Perché? Ripeteva la mia voce anche se ero sicuro di non aver aperto bocca. 
Mi piaceva andare in macchina, piano, senza fretta, dimenticandomi di tutte quelle volte che avevo dovuto precipitarmi da un punto all’altro della città nel rispetto di orari puramente arbitrari: per il lavoro, le amicizie, lo svago, l’amore, il piacere. Era una ansia di movimento che avevo abbandonato, adesso era diverso, avevo tempo e la libertà di fare quello che volevo e non c’erano più voci a dirmi dove dovevo andare se non quella del mio cuore o quelle dei sogni e della mia fantasia. Mi fermavo da qualche parte, parcheggiavo, giusto per scrivere quello che andava scritto. Poi proseguivo senza nessuna curiosità di sapere dove sarei arrivato. Anche questa strada era solo una direzione possibile, fra migliaia e migliaia di scelte mai esistite.

venerdì 9 settembre 2022

dream #120

 Ci doveva essere una festa popolare sulla Prenestina e così ci stavo andando in macchina ma la strada era tutta dissestata ed era difficile guidare, c’erano lavori ovunque e pensavo che sarebbe stato quasi impossibile trovare parcheggio una volta arrivato a destinazione - Quale fosse non ne avevo idea - Poi intorno era apparsa la campagna mentre l’asfalto della strada continuava a essere in pessime condizioni e nella corsia opposta avevo visto una buca enorme e una macchina che ci era caduta dentro -  In una stanza avevo incontrato mia madre e mio zio e lei era triste e piangeva mentre cercavo di consolarla - In una casa, credo fosse quella di Clarabelle, io e altre persone stavamo organizzando una cena, la casa era molto grande e c’erano delle enormi bottiglie di liquore sistemate dentro una libreria, mi ero proposto di cucinare, come sempre, visto che non sapevo fare altro, qualcuno sarebbe dovuto andare a fare la spesa o forse qualcuno l’avrebbe portata, non era ben chiaro - Mi sono messo a cercare Maria perché sapevo che anche lei era lì ma non riuscivo a trovarla, poi ho visto Eleonora e Matteo seduti  fuori da una finestra, in un terrazzino, quando gli sono arrivato vicino Matteo si è alzato e se ne è andato, senza dirmi nulla, senza salutarmi, allora mi sono messo accanto a Eleonora e le ho accarezzato la mano e lei mi guardava in una maniera molto triste, ripetendo che adesso era troppo tardi - Ci doveva essere un’altra festa vicino a un fiume e c’era gente in piedi intorno a me, ho camminato verso una specie di terrazza fatta con delle canne di bambù, per arrivarci bisognava scendere una scala, il posto era vuoto e così mi sono seduto a gambe incrociate, mi sentivo come se fossi in attesa di qualcosa che doveva iniziare, forse uno spettacolo o un concerto - Poi sono arrivati altri due ragazzi e si sono messi vicino a me, la loro presenza non mi faceva sentire a mio agio, così mi sono alzato e me ne sono andato, lasciando la mia giacca e forse altre cose - Ho camminato ancora e sono arrivato in una radura, pensavo che qualcuno mi stesse seguendo e invece ero solo, c’erano delle capanne e un silenzio assoluto, ho pensato che mi sarebbe piaciuto vivere in quel luogo, mi sono seduto sotto un albero, ho chiuso gli occhi e sono diventato quello stesso silenzio.

lunedì 5 settembre 2022

dream #119

 Avevo un appuntamento con qualcuno in un pub, avevamo parlato prima al telefono e avevamo deciso di incontrarci lì - Stavo camminando ed ero in mezzo ad altra gente, si sentiva della musica, ci doveva essere un concerto da qualche parte, sono entrato in un pub anche se sapevo che non era quello in cui avevo  il mio appuntamento, però ho avuto la sensazione che il posto andasse bene lo stesso, così mi sono messo in fila per una birra e quando è arrivato il mio turno ho capito improvvisamente che la persona che dovevo incontrare era il proprietario di quel luogo - Mi sono guardato intorno e anche se non sapevo che aspetto avesse quest’uomo ho pensato che l’avrei riconosciuto subito appena lo avessi visto, poi con il bicchiere di birra in mano sono uscito fuori - La gente continuava a muoversi, apparentemente senza direzione, forse il concerto era finito, perché non si sentiva più nessuna musica - Ho dato un sorso alla birra, aveva un retrogusto dolciastro, con note fruttate come di mango, mi sono di nuovo guardato intorno e ho incrociato lo sguardo di Davide, lui sembrava sorpreso di vedermi, poi un sorriso gli è apparso sulle labbra - Ci siamo abbracciati e abbiamo parlato un pò, poi lui mi ha detto che Gabriele e Matteo vivevano in una casetta non molto distante da dove ci trovavamo, allora gli ho detto di andarli a trovare, così Davide mi ha mostrato come arrivarci - Era una casa molto piccola, vista da fuori, aveva una sola porta, l’ho aperta e sono entrato e mi sono ritrovato in un minuscolo bagno, con una tazza, uno specchio e un lavandino, ci stavo a malapena dentro - Ho visto un bottone rosso sulla parete e l’ho spinto ed è apparsa un’altra porta mentre lo specchio e il lavandino scomparivano - Ho bussato e Gabriele mi ha aperto, mi ha sorriso e mi ha fatto entrare - Adesso eravamo in una stanza, piccola anche questa, Matteo era davanti a uno specchio, mi ha guardato e mi ha sorriso, sembrava felice di vedermi - Ci siamo abbracciati - Erano anni che non ci incontravamo eppure ogni cosa era come prima e come tutto ciò che in questa vita passa e fugge, ci sfiora e svanisce - Ci siamo messi a parlare e ogni tanto lui rollava una canna - Poi mi sono guardato allo specchio e il mio riflesso era identico al suo. 


freewheelin' #81

  Frammenti di una festa in differenti momenti del giorno e della notte, una bambina araba che mi prende per mano e suo padre che riceve inn...