martedì 21 maggio 2013

Amsterdam #23



-      ci sono delle differenze, non possiamo farci nulla, ci sono delle differenze e dovremmo imparare a conoscerle e smetterla di illuderci su come sono i rapporti tra gli uomini e le donne… è così… hai questo pezzo di carne tra le gambe che diventa duro e da qualche parte lo devi infilare e a volte non c’entra niente l’amore è solo che dopo un tot di tempo devi sborrare e se lo fai con una donna è più divertente, sennò c’è la tua mano, un calzino, il collo di una bottiglia abbastanza grande o tanti altri modi, gli uomini sono quasi impazziti per trovare un posto dove infilarlo, può sembrare molto triste detto così ma è la verità, è il sesso il reale legame, la voglia di scopare, il desiderio, il tentativo di evolversi è quello di non dipendere dal sesso, ma è la nostra natura che ci fotte e noi fottiamo… ahahahahaha… battuta del cazzo – boris si accese una sigaretta, diede un sorso dl vodka e tonica e continuò – vedi… è la famiglia che è una cazzata, è la famiglia che è un’invenzione, a un uomo gli piace una donna per tanti motivi, magari c’ha voglia di farsi una scopata e magari anche alla donna le va di farsi una scopata e allora scopano e godono e magari stanno pure bene insieme e allora perché poi non farlo con un’altra donna, no, poi c’è la cazzo di famiglia e gli obblighi e la fedeltà, che è una stronzata ancora più grande di quella della famiglia e tutta sta gente triste e scontenta e vaffanculo… - un’altra sorsata dal bicchiere – e insomma pensavo anche che le donne forse vogliono un uomo solo, ma questo, questo è impossibile, la vita è così vasta, così casuali gli incontri, così selvaggi i nostri sentimenti e bella scusa dire di no, rinunciare, per quale motivo, quale premio, quale ricompensa e poi c’è l’amore, si, l’amore, che almeno per me non c’ha un cazzo a che vedere con il sesso ed è una musica e una danza e un viaggio del cuore e un battito e lo stomaco chiuso e i pensieri che si muovono nello spazio cranico e vanno oltre e si espandono, universo, oltre, pianeti e costellazioni e un dolce profumo e poi si anche toccarsi e scoprirsi e anche scopare, ma dopo, non come prima cosa, scoprirsi, un po’ alla volta,  guardarsi negli occhi, sorridersi, gli occhi… - boris si accese un’altra sigaretta – a volte guardo le donne negli occhi e succede qualcosa, ho visto gli occhi illuminarsi, emettere una luce, ho visto le pupille restringersi e parlare ed è vero che le donne comunicano con gli occhi. è solo un linguaggio che dobbiamo imparare a capire e decifrare, comunque…

nel pub seduti al tavolo, boris, maria e mat parlavano, bevevano e si scambiavano le loro opinioni. le parole, come fulmini esplodevano nell’aria, incendiavano le loro passioni, poco lontano da lì, nel red light district, uomini e donne continuavano uno dei giochi più antichi della loro specie, scopare. 

lunedì 20 maggio 2013

...


sei divisa da me non più dei passeri
dell’aria, che sempre li avvolge
ovunque salgano in volo e ne portano
l’odore nelle piume

sei lontana da me
come dal cuore il polso che ascolta
fedele tutti i battiti, e la notte
dal giorno, che inseguendosi
a lungo si confondono

e forse ti separi
da me come la vita
che d’un passo ogni giorno s’allontana
ma quanto più mi lascia, più mi chiama


luciano luisi

sabato 11 maggio 2013

Amsterdam #22



Lynn pedalava verso l’università, aveva un seminario di alcuni giorni al dipartimento di antropologia. Pedalava piano, le persone le scivolavano accanto, la mente ancora leggera per l’erba della sera prima. E anche lei si sentiva leggera. E giovane. Legò la bicicletta ed entrò in uno degli edifici  dell’università, diretta all’aula tre. Dentro c’erano già parecchie persone, trovò un posto e si sedette. Il professore ancora non era arrivato. Si tolse la giacca e prese dalla sua borsa un libro di Huxley, le porte della percezione. Aveva avuto anche lei delle esperienze con i funghi sacri e con la mescalina e il seminario era incentrato sullo sciamanesimo e sull’uso di sostanze psicotrope all’interno di quegli antichi rituali. Lynn studiava letteratura inglese. Aveva diciannove anni.
Il professore arrivò con una ventina di minuti di ritardo. Posò una cartelletta sulla cattedra e  tirò fuori alcuni fogli. Poi si spense la luce e si abbassò uno schermo dietro le spalle del professore e si accese un proiettore e iniziarono a susseguirsi immagini di sciamani di tutte le parti del mondo e lei si perse in quelle immagini e ricordò i colori e i cambi di prospettiva e l'inconsistenza del corpo e il flusso continuo di pensieri tra dentro e fuori e i contorni lucenti delle cose e le forme distorte e le lacrime e le gambe come radici nel suolo e la consapevolezza di essere passata dall’altra parte e di scoprire un mondo nuovo, inesplorato e misterioso.
Dopo un paio di ore ci fu una pausa, Lynn uscì a fumarsi una sigaretta con alcune ragazze che aveva conosciuto nel suo corso. Anche il professore era uscito e stava parlando con un suo collega. Senza pensarci Lynn gli si avvicinò, come attratta da una forza sconosciuta, lui era rimasto da solo, gli chiese se voleva una sigaretta, gli disse che le immagini erano state molto interessanti, lui sorrise, non accettò la sigaretta e la invitò al Noon per le dieci di quella sera. Poi andarono insieme verso la classe. Lynn aveva il cuore che batteva impazzito come il tamburo di quegli antichi sciamani messicani.

Tornata a casa si sdraiò sul letto e pensò al professore. Doveva avere quasi il doppio della sua età. Prese un quaderno sul quale scriveva le sue poesie e buttò giù alcune parole. Il cuore ancora le martellava nel petto.
Si vestì con un paio di jeans e stivali, una maglietta con un’immagine di Jimi Hendrix e un giacchetto rosso. Andò al coffe shop e si accorse che l’uomo era già dentro davanti ad una tisana. Stava fumando una canna. Entrò, l’uomo le fece cenno con la mano, sorridendole. Lei gli si sedette vicino, l’uomo le passò la canna, lei fece due tiri. Iniziarono a parlare.
La poesia. Il libri. William Blake. Le porte della percezione. Huxley. L’isola. Il nuovo mondo. Orwell. 1984. La fattoria degli animali. Kerouac. La beat generation. Sulla strada.
Lei era emozionata mentre parlava e l’uomo la fissava negli occhi. Iniziò a sentirlo nella bocca dello stomaco. Nella pelle. I suoi occhi le entravano dentro. L’uomo le toccò una mano, inavvertitamente. Lei sentì che le dita le tremavano. L’uomo le prese la mano fra le sue. Rimasero così. Lui le chiese se stava bene. Lei sorrise. L’uomo le disse che doveva andare. Lei gli chiese se poteva accompagnarlo. Si alzarono. Si guardarono negli occhi e lui le accarezzò i capelli.

giovedì 2 maggio 2013

Amsterdam #21



Kira era andata a salutare Boris a casa sua. gli aveva detto che doveva partire per un paio di settimane, destinazione san pietroburgo, lui le aveva chiesto una bottiglia di vodka, sorridendo. Kira era entrata nel soggiorno, si era seduta sul divano, togliendosi la giacca e la felpa e rimanendo con una maglietta aderente a maniche corte. Boris le aveva chiesto come stava, come era andato il viaggio che aveva fatto in Thailandia. Boris ricordava le ragazze thailandesi nelle sale massaggi in cui era stato. Erano così dolci i loro corpi e gli occhi e così morbida la loro pelle. Una di quelle ragazze gli aveva fatto un pompino, una volta.
Kira aveva allungato le gambe sotto il tavolino e gli aveva parlato della Thailandia, del viaggio che aveva fatto con il marito, senza mai nominarlo. Boris non aveva chiesto informazioni. Si erano conosciuti da un paio di mesi e non si vedevano spesso. Qualche volta. E quelle poche volte avevano fatto capire a Boris che Kira aveva qualcosa di speciale. gli bastava guardarla negli occhi, quei pochi attimi che seguivano il silenzio, una volte che le cose da dirsi erano finite. Era una piccola pausa in cui accadeva il mistero dell’amore. Pochi secondi, in cui i loro occhi iniziavano a parlarsi in profondità.
Boris aveva preparato un paio di tazze di tè. Kira gli aveva chiesto come se la passava. Bene, era un buon periodo. Il lavoro andava avanti in maniera tranquilla, le cose sembravano in equilibrio e anche se sapeva bene che, prima o poi, qualcosa avrebbe rotto quell’equilibrio, per il momento non si faceva troppi problemi.

Le lunghe gambe di Kira racchiuse nei bluejeans erano ancora stese sotto il tavolino. Boris pensò che gli sarebbe piaciuto leccarle la fica. Boris bevve un sorso di tè. Boris sentì il cuore che aumentava i suoi battiti, perché Kira lo stava guardando negli occhi. Boris pensò alla sua pancia, a quanto avrebbe voluto baciarla. Kira gli disse che a San Pietroburgo sarebbe andata dalla sorella, perché la casa che aveva lì era in affitto. Si sarebbe fatta due settimane di lavoro e poi sarebbe tornata. Ad Amsterdam non lavorava. Non le andava. Boris non le aveva mai chiesto come facesse a vivere, la cosa non gli interessava. Erano così magici i momenti in cui si incontravano. Kira gli disse che doveva andare, Boris le disse che avrebbe aspettato il suo ritorno e che quell’attesa gli piaceva. Era l’attesa di qualcosa di bello che si sarebbe mostrato ancora nella sua vita. La salutò con due baci sulle guance. La guardò negli occhi. Sorrisero. Le ricordò la vodka. Una bottiglia.  

freewheelin' #81

  Frammenti di una festa in differenti momenti del giorno e della notte, una bambina araba che mi prende per mano e suo padre che riceve inn...