sabato 28 novembre 2020

Orgiva #18

 Stavano di nuovo per chiudere i bar o quello che ne restava nella memoria delle persone, niente più colazioni, chiacchiere inutili, circoli idioti davanti a un bancone, intorno a un tavolino, a me sembrava una cosa buona, era come mettere un freno alla stupidità della gente e alla loro logorroica insulsa loquacità, alle loro fastidiose parole, soprattutto di mattina, quando il silenzio avrebbe dovuto essere un sorriso di comprensione reciproca sulle labbra chiuse  di tutti - Dovevo ammettere che le mascherine funzionavano a pieno, in questa ottica e che le distanze sociali ponevano due metri di sicurezza fra me e l’incomoda e disturbante presenza degli altri intorno - Ci sarebbe stato un coprifuoco durante la notte e questo significava meno rumore, meno chiasso, meno urla, significava strade vuote e locali chiusi, più la situazione della pandemia peggiorava, più il mio sogno di un mondo senza rompicoglioni diveniva reale.
Avevo “La Peste” di Camus sul comodino e ne leggevo qualche pagina ogni giorno, soprattutto se c’era il sole e qui c’era quasi sempre. Profondità morali ormai scomparse e dimenticate nelle sue parole. Avevo comprato un biglietto aereo per tornare a Roma, senza una reale intenzione, giusto per darmi una scadenza, il volo era a metà di dicembre, solo per mettermi di nuovo davanti alla possibilità di ritrovarmi a vagare nella mia città, di cui non me ne fregava più un cazzo. Rimaneva ancora parecchio tempo e sapevo che le cose, anche se adesso mi sembravano confuse e tristi, avrebbero trovato il loro modo di accogliermi dentro di esse e la vita mi avrebbe mostrato di nuovo la sua misteriosa maniera di trascinarmi con lei. Era un periodo di pausa, questo, di stasi, di introspezione e quiete, quando ero solo. E così avrei dovuto viverlo, senza troppi problemi e senza troppe domande.
Non molto da fare, dunque. Se non attendere, tenere la mente libera e i pensieri puliti. Sarcasmo e ironia nei momenti difficili. Il tempo da trasformare in respiri, le immersioni nello spazio interiore, le albe e i tramonti e il vuoto che ci ammanta e ci avvolge senza più il bisogno di inventare nomi per tutte le illusioni che lo travestono di decisioni che nessuno ci ha mai chiesto di prendere.

giovedì 19 novembre 2020

Lanjaron #2

 Io e Sara ci eravamo ritrovati all’interno di un palazzo che non conoscevamo, con la sensazione di essere come in un sogno, la testa leggera, il mistero di non sapere cosa sarebbe successo dopo, cosa avremmo trovato dietro il prossimo angolo e un uomo ci è venuto incontro e ci ha guidato fra corridoi in penombra verso il suo appartamento, un odore stantio di marijuana nell’aria e poi una porta che veniva aperta e delle stanze sono apparse, arredate miseramente e c’erano un mucchio di apparecchiature elettroniche sparse in quella che doveva essere la sala da pranzo e tendine abbassate e ho comprato una tastiera a Sara, apparentemente eravamo lì per questo motivo, lei l’ha provata, suonava bene, ho pagato l’uomo e ce ne siamo andati, ritrovando senza problemi l’uscita -. Poi eravamo seduti fuori da un bar, ad un tavolino, a prendere qualcosa da bere, abbiamo ordinato un carajilllo a testa, il mio con anice, abbiamo parlato e abbiamo riso, poi siamo saliti in macchina, avevo voglia di guidare e mi sono messo al volante, mi sono girato e ho baciato Sara, le ho messo una mano fra le cosce, aveva delle calze e le sue mutandine erano leggermente bagnate, mi è venuto duro quasi subito - Ho messo in moto con una erezione nei pantaloni e la strada ha iniziato a muoversi, c’erano riflessi lucenti ovunque e il mondo sembrava ancora brillare di tutte le gioie che la giovinezza promette solo perché  il tempo te le possa portar via.

lunedì 16 novembre 2020

Cigarrones #16

Non mi ricordavo il motivo ma mi ero ritrovato a camminare con Vittorio, Clarabelle e Glenn e stavamo andando dove era la sorgente dalla quale arrivava l’acqua che finiva alla fonte di Cigarrones (un tubo che usciva fuori da una roccia, con una pressione che sembrava quella delle ultime gocce di piscio quando uno si sgrulla il cazzo) - C’era stato un problema e Vittorio aveva una pala con sé e mi aveva detto che bisognava scavare un pò di terra per liberare i tubi o trovare l’acqua o qualcosa del genere, non che mi interessassero i dettagli (né tantomeno l’idea di mettermi a lavorare) ma era una bella giornata e avevo voglia di vedere un posto nuovo. Abbiamo seguito un vecchio sentiero, quello che attraversava le colline fino a Tablones e ogni tanto Vittorio si fermava e dava un paio di tiri dalla sua pipa (fumava erba) e raccontava qualche storia. Sulla cima della montagna che avevamo di fronte, stando a quello che diceva Vittorio, qualcuno aveva costruito una sorta di tempio buddista, per meditare, ricercare il vuoto, recitare mantra o forse più semplicemente assumere acidi in totale tranquillità. Mi venivano in mente monaci zen, giorni di nebbia, il tè verde servito in piccole tazze di porcellana decorate con motivi stilizzati, la calma dei pensieri e del cuore. Ogni inizio e ogni fine. Quando siamo arrivati alla sorgente, ci siamo accorti che era quasi secca, Vittorio ha spalato un pò di terra ma la situazione è rimasta la stessa, brutto segno, ho pensato, addio acqua dalla fonte, ora bisognava muovere il culo e andare con le taniche altrove. 

Poi siamo ridiscesi, camminavo dietro agli altri guardandomi intorno, dove sarei arrivato? Dove avrei trovato un posto in cui valesse veramente la pena fermarsi e vivere?

Vittorio aveva cominciato a raccontare un’altra storia, mi piaceva ascoltarlo, difficilmente si ripeteva, la luce del giorno era ancora forte e le nostre ombre si erano perdute chissà dove.

mercoledì 11 novembre 2020

Giorni di anarchia e masochismo (2010)

 La sborra che hai nei coglioni non so se c’entri qualcosa con dio o con il sesso o con l’amore, è un peso, credo, un peso che ti porti appresso e che ogni tanto devi lasciare andare o almeno è così per me, è un’energia negativa che ti incasina il cervello e dopo qualche giorno te ne devi liberare, in un modo o nell’altro e più passa il tempo e più ti si gonfiano le palle e inizi a pensare in maniera strana e a guardare le donne in maniera strana, molti scambiano il sesso con l’amore, può essere, in alcuni casi, ma sono casi molto rari, pensaci bene, abbiamo questo piccolo foro sulla punta del cazzo da cui esce fuori energia sotto forma di una sostanza bianca e appiccicosa, pensaci bene, molte volte le donne rimangono incinta e questo è solo il frutto di una follia momentanea, dell’incapacità degli uomini di trattenersi dentro una fica, è così che la razza umana va avanti, l’amore non c’entra nulla, è un momento di pazzia, uomini e donne si incontrano, scopano, è solo una questione animale, è scritta nella nostra natura più antica, è l’unico modo per mandare avanti questo spettacolo del cazzo, la nostra riproduzione non ha nulla a che fare con il funzionamento sociale o quella stronzata della famiglia, è solo istinto, istinto e follia.


Pensa a quante famiglie dimmerda hai intorno, gli uomini castrati, una volta che si sono sposati, le donne che prendono il potere, i coglioni gonfi, le scopate che diminuiscono, questo è il vero controllo, la vera schiavitù, le donne hanno una maniera particolare di asservirti ai loro voleri, la vita diventa un inferno, se devo essere uno schiavo allora lo sono realmente, fino in fondo, mi inginocchio nudo e prostrato e obbedisco, per questo credo che i rapporti sadomaso siano molto più sinceri, c’è una donna dominante, c’è un uomo sottomesso, in quel momento non ci sono maschere o se ci sono, sono vere, grottesche e magnifiche, c’è uno scambio di potere e molte volte i ruoli si invertono, è una esperienza profonda e unica, con le persone giuste, quelle più difficili da trovare - Le vedi quelle famiglie, quei mostri che camminano nei centri commerciali, li vedi i padri che guardano i culi delle ragazzine adolescenti, mentre spingono il passeggino del figlio senza che gliene freghi un cazzo di niente, certo, certo, ci raccontano che c’è l’amore, che ci sono i buoni sentimenti, quante stronzate, quante stronzate che ci raccontano, li vedi gli uomini al guinzaglio delle proprie mogli, li hai tutti intorno, donne che usano i figli come mezzo di comando, che diminuiscono le scopate e i coglioni si gonfiano e la mente e il corpo aspettano solo di schizzare, di liberarsi da quel peso, li vedi i tradimenti, gli stupri, le violenze, li hai sotto gli occhi, pensaci, è un sistema sbagliato, l’energia non è libera di muoversi come vuole, non si è liberi di scopare come e quando si vuole, giocando, scherzando, amandosi, senza stronzate, senza interessi, senza nulla da ottenere che non sia estasi e gioia, li vedi quei padri che spingono le carrozzine e vanno a fare la spesa e la sera sono tristi e le mogli parlano di questo e di quello e poi al letto niente da fare, un'altra giornata è passata e le famiglie continuano a formarsi e nuove file di schiavi in catena, giorno dopo giorno, al lavoro, a casa, nella stanza da letto - Ispirazioni anarchiche e passioni masochistiche, davanti allo specchio, un idiota ghignante, i miei occhi puri, il dolore che vibra nel corpo, il piacere che esplode, le manette ai polsi, vadano a fare in culo le chiese e i matrimoni, sulla croce ci sono stato e non ho mai goduto di più.

lunedì 9 novembre 2020

Orgiva #17

Luci nella montagna e odore di pioggia nella notte e le piantagioni di marijuana di Nick nascoste chissà dove - Provavamo canzoni in una stanza, mentre lo scrittore cercava qualcosa da bere, i ricordi di serate passate a suonare e improvvisare con amici svaniti nel tempo - Gli incontri che si ripetevano in ordine casuale nelle vie ancora assolate di Orgiva - Alex, Paul, Sebastian, Carol, Clarabelle, Brian - Apparizioni oniriche in un sogno all’interno di un sogno dal quale non si poteva fuggire, se non nel continuo ripetersi di un illusorio risveglio dopo l’altro - Stazioni di rifornimento in costruzione e tossici traballanti sulle gambe di gomma in attesa della prima pera della giornata, c’era un’educazione alla miseria fra queste strade e vicoli che sembrava perfetta per i derelitti che vi si strascinavano nelle ore che la ragione aveva dimenticato di trasformare in un’attesa senza motivi e speranze - Il cuore tendeva sempre a indurirsi e le parole a diventare cattive e ce ne voleva di fatica a renderle di nuovo mansuete e le emozioni e i pensieri con esse - Sdraiato sul letto a respirare lo scrittore stava apprendendo velocemente come scivolare accanto alle ombre dei miserabili e ad assomigliare a una di loro, prendeva appunti sui bordi luridi dei marciapiedi, poi il fotografo catturava figure inesistenti e le rendeva reali in composizioni monocromatiche - Prova a muoverti in questa oasi di disperazione senza aiuti chimici o etilici, suggeriva il fantasma di Angelica, senza sostanze che ti facciano partire il cervello per le sue danze incontrollate - O forse sarebbe meglio lasciarsi trascinare da questi balli selvaggi e finire incoscienti in un letto o in un cesso, con la testa fra le mani e la lingua, come quella di un cane, moribonda fra le labbra secche e spaccate? - Vociare di stelle e frammenti di infinito e un biglietto aereo per un ritorno a una normalità distrutta e abbandonata, la casa di mio padre, i dischi, le chitarre, un’accogliente solitudine, il silenzio - Qualcuno avrebbe dovuto ringraziare le divinità dei Muri e delle Porte, che almeno la possibilità di sbattere fuori da uno spazio personale tutto quello che ti disturbava te la davano ancora, ma i rumori e le parole degli altri cercavano sempre di insinuarsi fra di esse e nelle crepe delle nostre percezioni, tentando di strisciarci dentro, sussurrava Stephen, un filo paranoico - Respirare, respirare, respirare - Avevo un folle documentario da montare e un ennesimo romanzo da concludere, in un’altra città e non qui avremmo messo ordine in questi tumulti artistici, in un altro passato che avrei trasformato in malinconiche fotografie mentali - La luce del tramonto era meravigliosa e nessuno ti avrebbe mai detto che non era la sua solitudine a risplendere nel profondo dei tuoi occhi ma solo la bellezza che ognuno di noi possiede nei misteri del proprio cuore.

lunedì 2 novembre 2020

dream #100

 Città di sogno che appaiono e svaniscono in un crepuscolo di luci acide, enormi edifici di un’età dimenticata, cattedrali di un medioevo emotivo, di una barbarie ultraterrena, giganteschi animali di pietra sulle facciate di un tempio mesopotamico, poi strade e vie e stazioni degli autobus deserte - ero già stato qui, in un’altra vita, in un altro viaggio onirico e ancora sentivo la paura di perdermi, di non sapere dove andare - non c’era nessuna libertà, nessun desiderio di scoprire, solo l’esigenza quasi fisica di trovare un modo per tornare a casa, dovunque essa fosse - avevo indirizzi invisibili e ricordi di luoghi in cui avevo abitato e che volevo raggiungere senza sapere come - la febbre bianca, le ferite sui palmi delle mani, il silenzio di un chiostro autunnale avvolto da una leggere nebbia sospesa, il lieve fruscio delle foglie che iniziavano a cadere, nessun pensiero, nessuna aspettativa, nessun desiderio - gli ultimi respiri che trascinavano con loro le memorie del passato, sulle quali dissolversi, sulle quali sedersi per contemplare ciò che siamo stati e ciò che non avremmo mai potuto essere.

freewheelin' #81

  Frammenti di una festa in differenti momenti del giorno e della notte, una bambina araba che mi prende per mano e suo padre che riceve inn...