venerdì 18 agosto 2023

Roma #41 (piazza bologna)

 Persone sdraiate sulle panchine a dormire al sole, i rumori della città intorno, una tarda primavera o forse una precoce estate, nuvole nel cielo e nottate alcoliche che il corpo dello scrittore sembrava accusare più del necessario, telefonate lontane e racconti del tempo passato, era come essere fra vecchi amici fra bicchieri di cristallo distrutti - Interpretazioni dadaistiche di Kant, che io e John avremmo dovuto trasformare in uno spettacolo teatrale e poi andare per vicoli e piazze a metterlo in scena, con vestiti di piume e maschere primitive - Ancora voci nella testa, durante la notte, quando le variazioni sul tema del personaggio dell’insegnante erano finite e la classe era ormai vuota e ombre nel cuore e presenze e ricordi e sapevo che non avrei ripetuto quelle scene da cui ero fuggito, non aveva senso rinchiudersi nella stesse repliche di sempre, dovevo lasciare il presente libero di mostrarsi, senza incazzarmi, sorridendo, cercando di sentirmi leggero - Non c’era più molto di cui preoccuparsi, l’amore era un’eco lontana, il sesso e le fantasie erotiche uno scenario mentale in cui lasciarsi andare per brevi atti di follia, riuscivo a perdermi ancora negli occhi delle donne, era l’unica cosa che ancora mi interessasse veramente e poi sprofondavo nei respiri e mi immergevo in quel luogo libero e incontaminato, nella purezza del vuoto, un’oasi nella quale solo io potevo andare e smarrirmi e svanire - Il sole sulla pelle, gli anni continuavano a passare, mi mantenevo in equilibrio, la solitudine, il silenzio, lo sbocciare di un fiore - Un tuo sguardo, un tuo sorriso.


venerdì 11 agosto 2023

freewheelin' #72

 La guerra e i soldati e le stanze in cui nascondersi in attesa di chiamate e raduni e immensi roghi di libri - Profughi polacchi in transito per l’Europa e i manuali di storia riscritti all’ombra di carri armati arrugginiti nella piazza Rossa - Gli occhi lucidi di un ragazzo strafatto di chissà cosa, anche l’estetica della droga stava perdendo il suo fascino e non rimaneva che inventarsi nuove dipendenze, i giovani studenti con i telefoni in mano che neanche capivano cosa stessessero facendo, li avevano fregati fin da subito e non c’era da stupirsi della passività nella quale galleggiavano, apatia catodica, eroina digitale - Dove sono finiti tutti? Mi chiedeva Sara, mentre attraversavamo in macchina strade deserte e poi le navate dei grandi centri commerciali colme di persone che scivolavano lungo le false vie del consumismo, l’aria condizionata che rendeva quei templi del capitale spazi vivibili durante le torride estati che sarebbero diventate sempre più calde, la desertificazione dell’anima era inarrestabile come quella del pianeta nel quale vivevamo e il Dottor Ballard che sorrideva nella penombra del suo studio, contando le pillole rosse nel palmo della mano, nuove dipendenze, abbiamo bisogno di nuove dipendenze, sussurrava a sé stesso o al riflesso di luce della mia immagine in un angolo di una finestra - Non ti rendi conto, non capisci che queste donne sono solo illusioni della tua mente? Diceva una dottoressa in camice e tacchi alti - Ennesimi piani di grattacieli senza nome, ennesime trovate pubblicitarie che ci avrebbero indotto a tacere e comprare, questa idea di una vita comoda in vestiti firmati mi sembrava orribile, come il fatto che il denaro potesse portarci in una dimensione amniotica in cui tutto funzionasse secondo modelli che non avevamo mai scelto, strategie aziendali, investimenti, indagini di mercato, lei lavora? Mi aveva chiesto una voce al telefono, si faccia i cazzi suoi, avrei voluto rispondere, poi sono uscito fuori da questa bolla di ghignante disumanità e mi sono seduto sotto un albero e ho chiuso gli occhi e lo scrittore mi ha detto di nuovo cosa avrei dovuto fare e cosa no e c’erano progetti cinematografici che aspettavano di essere visionati e nuove fughe dell’immaginazione e correnti ascensionali che mi avrebbero trasformato in prismi di luce iridescente e poi di nuovo nei labirinti sotterranei dei parcheggi dei grandi centri commerciali, talpe dalle sembianze umane spingevano carrelli carichi di rifiuti, scoppiavano guerre come fossero fuochi d’artificio di oscene celebrazioni falliche, missili puntati verso il cielo, ci faremo esplodere le chiappe solo per il gusto di vedere schizzare merda, generali depravati in fila davanti ad un buco, il tritacarne in azione, eserciti di scimmie arrapate, qualcuno che mi salutava e di cui mi sarei dimenticato subito dopo, terremoti silenziosi, il battito d’ali di una farfalla, lo spegnersi di una stella, il sorriso di una ragazza, non che me ne fregasse qualcosa, l’odore del tuo corpo, i rumori della notte, il sonar di un viaggio nel subconscio, la lentezza dei respiri, i tossici in fila la mattina per un’ultima dose che non sarebbe mai arrivata. 

freewheelin' #81

  Frammenti di una festa in differenti momenti del giorno e della notte, una bambina araba che mi prende per mano e suo padre che riceve inn...