lunedì 27 novembre 2023

freewheelin' #76

 I tavoli di legno della stazione, l’attesa e il calore, le valigie e i frammenti dei ricordi delle notti precedenti. Vicoli, luci e ombre e il fotografo che camminava e si lasciava catturare dalle geometrie che gli acidi e le altre droghe strutturavano in maniera improvvisa nella sua mente, le mappe della città e le direzioni differenti che i sogni insegnavano e creavano. Vicoli e disegni e gigantografie di immagini e locali e birre e vociare indistinto e possibili traffici, possibili accordi e le sostanze nascoste nel sottofondo di una valigetta e la stazione dei treni e tutti gli stranieri che si muovevano lenti e circospetti, crepe nell’asfalto e serate alcoliche che finivamo a cantare in lingue sconosciute e sguardi e ritmi di  melodie dimenticate e ancora tutte le case che accendevano l’immaginazione dello scrittore e i luoghi dove avrebbe potuto vivere per il semplice disciogliersi della sua fantasia. 
Contatti nelle strade e consegne e brevi incontri e stanze in penombra, il gioco dei soldi e delle strette di mano e poi jam session in piccoli locali sudati mentre gli effetti iniziavano e qualcuno ti suggeriva di andare a vedere gli esterni delle chiese e degli edifici all’alba, le pietre e il tremolio lucente dei marmi che si innalzavano in colonne vertiginose, alcune voci amiche, perché perdersi fosse ancora più dolce e poi la stanza dell’albergo nella quale rifugiarsi e stendersi sul letto e lasciare che il mondo interiore ti avvolgesse e arrivassero i ricordi, quelli dell’estate, dei pranzi di ferragosto, di quella lentezza del tempo, di quei respiri che si allungavano in attese sonnolente, il corpo pesante mentre l’anima si allontanava per le sue fughe misteriose e lo scrittore che la prendeva per mano e con lei si aggirava nei vicoli della città, cercando sinestesie solitarie e tutto quello che erano le sue parole a suggerire e rendere reale. 

Persone intorno come fossero diramazioni visive del proprio ego e anche la paura, a volte, per quello che gli uomini e  le donne erano capaci di dire e di fare e allora ci sedevamo sulle scalinate e la luce diventava accecante e i flash visivi dell’acido continuavano a scorrere uno dopo l’altro, insieme ai colori che esplodevano in bianchi orgasmi percettivi e  poi scendeva la sera e le sfumature del mondo colmavano di quiete il nostro continuo attendere e le pietre sembravano sciogliersi e formare nuove e ignote architetture trascendentali. 

Camminavamo senza mai fermarci e quando le pause ci chiamavano per nome noi non rispondevamo e c’era un uomo orientale che lavorava nell’albergo e una sera ci siamo messi a parlare e la sua storia sembrava solo un’altra possibilità che nessuno, tranne lui, avrebbe seguito e mi aveva regalato un po’ di oppio e lo avevo fumato sulla terrazza, guardando le stelle e c’era uno strano silenzio intorno e la città era vuota e non sapevo quale sarebbe stato il mio prossimo viaggio o il sogno di cui mi sarei innamorato o il ricordo che avrei trasformato in una poesia incompiuta. 

Qualcuno rollava sigarette a mano, seduto sulle panchine dei parchi e io pensavo al periodo in cui avevo vagato per città e paesaggi onirici senza neanche sapere dove avessi trovato il coraggio per farlo. Passaggi sotterranei e poi archi nel cielo e volte di pietra e un labirinto di percezioni dove sedersi senza pensare. Prova questa, mi sussurra una voce. La pasticca mi scivola in bocca. Altri giorni che attendono di rapirmi, altre emozioni che terrò solo per me.

mercoledì 1 novembre 2023

freewheelin' #75

 Vecchie e dimenticate poesie scritte sul retro di biglietti della fortuna cinesi, forse haiku accarezzati dal vento - L’eco di risate ubriache, mentre fuori la neve cadeva piano, senza far rumore, i fremiti notturni del ghiaccio che dormiva, il frusciare misterioso dei rami neri, il lento calpestio di tavole di legno consumate dai passi e le piccole tazze di tè fumante fra le tue dita di perla.

Antichi testi del buddhismo tibetano, il libro dei morti sospeso nel vuoto, eravamo ad occhi chiusi, respirando in maniera ciclica, aspettando il prossimo folle cambiamento, quando ci saremmo alzati e avremmo camminato lungo sentieri sconosciuti per raggiungere le cime di silenziose montagne oniriche - La nebbia come una leggera danza di autunnale incanto e i tuoi occhi come specchi di un amore che mai avevo incontrato prima - Gli sguardi, i sorrisi, un ennesimo nuovo alfabeto da decifrare, gesto dopo gesto, inganno dopo inganno, meraviglia dopo meraviglia. 


freewheelin' #81

  Frammenti di una festa in differenti momenti del giorno e della notte, una bambina araba che mi prende per mano e suo padre che riceve inn...