Visioni d’insieme e
dettagli, la vallata stretta e profonda, chiusa tra due versanti di roccia
fredda e grigia, le striature rossastre, l’oscurità tra gli alberi, le foglie
secche, sulla terra, i passi che le fanno scricchiolare, migliaia e migliaia di
foglie ricoprono il sentiero, i segni sulle rocce, le aperture dello sguardo, in
alto, fuori dagli alberi, su lastre di roccia orizzontali, le vallate verdi in
lontananza, le forme azzurrine delle montagne, la nebbia bassa, sospesa sopra
la pianura, un meraviglioso silenzio e una sensazione di quiete, come se tutto
fosse fermo e vivo, reale e presente.
La luce del sole immersa
in un cielo di un azzurro pieno, compatto, senza sfumature, la luce del sole
che attraversa le foglie, gialle, arancioni e verdi, le attraversa e le
accarezza, un amore unico, avvolgente, che scende lungo le cortecce, dentro il
suolo e la terra umida, nelle radici, si espande intorno, ovunque, nell’aria
invisibile, nei riverberi, nel muschio soffice che cresce, fili bianchi che
volano intorno, piccoli funghi nell’erba rada, posare con delicatezza la
propria mano su quell’erba, sdraiarsi, chiudere gli occhi, fili luminosi nella
mente, affiorano come immagini brillanti i contorni delle forme del mondo,
espandendosi e confondendosi, nuove geometrie della percezioni, i respiri,
calmi e lunghi, densi, nel punto perfetto di contatto tra dentro e fuori.
I riflessi sull’acqua
chiara di un lago, cielo e lago, le scintille bianche che esplodono come
minuscole stelle, brividi alla base della colonna vertebrale, le ossa di
animali morti, lisce e misteriose, i richiami di alcuni uccelli mentre planano,
sopra la tua testa e l’ombra del tuo corpo, ricordandoti il momento presente,
il vostro essere in questa sfera di realtà tenuta in mano da un vecchio
indovino. Curvano gli orizzonti della visione sfumando verso il nero, nel
centro l’immagine circolare di una vallata, i cui colori diventano sempre più
intensi, ogni particolare è nitido, perfettamente disegnato, un punto di vista
dall’alto, uno sguardo d’insieme, planare dalle alte rocce ai rami nodosi e
piegati, posarsi, gracchiare, tornare sul suolo, bastoni e legni spezzati,
iniziare a strisciare, velocità aumentata, interi cicli vitali, da seme a
pianta, liberi da temporalità umane possiamo imparare, raccogliere gli insegnamenti,
ascoltare lingue che conoscevamo ancora prima di nascere.
Gli orizzonti si
moltiplicano, nuovi scenari come quinte teatrali, appaiono e svaniscono oltre
ogni nuova sommità. Un sipario d’indaco, perché la sera arrivi, perché la sfera
si chiuda, perché i nostri passi scompaiano e il bosco torni ad essere
nascosto, un manto di silenzio, a proteggere la vita.