Ti
fermavi, non tanto perché andare avanti non avesse più senso, quanto perché il
tuo uomo non si trovava ed eri stanco di cercarlo, aveva lui quello che ti
serviva, lo sapeva, conosceva bene, il bastardo, il valore del tempo e
dell’attesa e tutta quella marijuana che arrivava dall’albania, P.L. lo sapeva,
ci aveva pensato lui ad organizzare quel traffico, qualcosa non tornava,
qualcosa mancava sempre, era il pensiero del bisogno e della dipendenza, di
qualsiasi dipendenza e vedere questo mondo andare a puttane non aiutava di
certo a migliorare la situazione, era tutto un correre appresso ai soldi e se
non erano i soldi era qualche altra merdata che ti avevano venduto e di cui ne
volevi ancora, non c’era più spazio neanche per il sesso o i rapporti umani,
loro continuavano a strisciare come vermi e le stelle scomparivano nel cielo,
inghiottite dai buchi neri delle multinazionali cosmiche che stavano divorando
l’intero universo, non sarebbero neanche rimasti più la notte e il giorno e
l’ordine naturale delle cose, il capitale aveva vinto e marx si grattava via la
cenere dalla barba e dai suoi vestiti logori.
I
ragazzi arabi si sedevano sulle panchine o stavano in piedi negli angoli delle
strade, bastava uno sguardo, non c’era bisogno di parlare, li seguivi un po’,
perché non avevano mai la sostanza addosso, poi aprivi la mano, un trucco di
magia e sentivi la sostanza tra le dita, le chiudevi a pugno, perché non
cadesse, con l’altra mano allungavi i soldi al ragazzo arabo, uno sguardo di
saluto e ognuno per la sua strada e in effetti non c’era neanche troppo da
aspettare, perché i ragazzi erano ovunque e le sostanze erano di facile
reperebilità, quelle scadenti per lo meno, quelle buone bisognava sapere dove
trovarle, conoscevo alcuni luoghi, alcune strade, alcuni portoni dove potevo
prendere quello che volevo, bastava pagare e tutto diventava possibile. La
frusta era arrotolata ed appesa ad un muro, non credevi più alle dolci parole,
l’amore era un colpo sordo e poi un luminoso silenzio.