sabato 20 maggio 2023

Roma #39 (piazza bologna)

 Le borse accanto ai piedi, seduto su una panchina, la bottiglia di Peroni per terra, la sigaretta fra le dita - Gli anziani, gli studenti universitari, i miserabili, gli alcolizzati, gli sconfitti di tutti i tempi passati, di quelli che ancora dovranno venire - La notte la piazza si sarebbe riempita di ragazzi e ragazze ubriachi, uno spettacolo osceno e ripetuto e ormai agonizzante nei ricordi dello scrittore - Una donna dell’Honduras mi aveva parlato ininterrottamente durante un incontro notturno ai tavolini di un bar, c’era anche il futuro marito con lei, un ex militare australiano, non avevo ben capito come si fossero conosciuti, c’era anche da dire che ero al mio terzo negroni e quindi quello che stava accadendo intorno cominciava a farsi confuso, comunque la donna parlava con me in un buon italiano e l’uomo chiacchierava in inglese con un ragazzo che aveva accanto. Avevamo già bevuto parecchi cocktail prima dei Negroni, mentre davo una sorsata da uno nuovo bicchiere che era apparso fra le mie mani e continuavo ad ascoltare, sempre più distrattamente, l’estenuante monologo della donna dell’Honduras. A un certo punto aveva iniziato a farmi domande sul sesso, cosa che mi rende sempre molto timido, specialmente con una sconosciuta, non che le avessi detto molto, visto che dopo un paio di parole che ero riuscito a pronunciare, lei aveva riattaccato a buttare fuori ogni pensiero che le passava per la testa.

Pensavo che non avevo più voglia di tutte queste discussioni etiliche, dei piccoli giochi di seduzione, mi piaceva la mia vita ritirata, quella di uno scrittore solitario, mi immaginavo sempre nei suoi panni e a volte rendevo la sua esistenza reale.

C’è odore di pioggia nell’aria e un cielo plumbeo e le macchine e le persone girano intorno alla piazza e io continuo a domandarmi dove vadano e perché non capiscano che non c’è nessun luogo dove andare.

Chissà cosa vedremo prima di sparire, quale sarà l’ultima immagine, l’ultimo pensiero.

Spero ci sia il vuoto ad accogliermi e quella luce lontana, intima, presente e infinita che mi brilla dentro, che mi appartiene e mi avvolge nella sua inesauribile bellezza.

martedì 2 maggio 2023

Roma #38

 Mattine lente e piovose, giri in macchina nei vecchi quartieri, poche persone per le strade, le foglie morte e i teli di plastica fuori dai bar, i tavolini di metallo, la prima birra della giornata, improvvisi svenimenti notturni e noiose repliche di spettacoli erotici privati - È ora di darsi una mossa, suggeriva lo scrittore, spegnendo l’ennesima canna notturna nel posacenere, dietro la porta del subconscio troverai sempre agenti in posizione antisesso/antisommossa e cerchi di persone danzanti fra le fiamme, in una protesta primordiale dei nostri diritti primari, pulsioni animalesche, bianca, bianca energia, i sospiri, le grida, i lamenti, le unghie - Un bicchiere era caduto per terra esplodendo in migliaia di frammenti dei quali nessuno mi aveva ferito, la sequenza era stata ricostruita da diversi punti di vista, con una scena al rallentatore del momento in cui il bicchiere toccava il pavimento ed andava in frantumi eppure c’era una certa stanchezza nelle idee del regista, una costante ripetizione di temi e situazioni in queste notti solitarie e urbane, in bilico su prospettive smarrite - Poi le tracce narrative delle strade da seguire, i negozi ancora chiusi e quello che sarebbe potuto succedere una volta che fossero stati aperti, i soliti traffici, i negozianti cinesi di scarpe, le fotografie di altri giorni passati in luoghi di fantasia, fra spunti di immaginazione vibrante e continui fotogrammi di altre possibili vite, altre improbabili storie - Dove la città diventava straniera a sé stessa era dove mi trovavo meglio, dove c’erano voci e colori e odori diversi, i posti dove vagavo perché ero tornato a indossare le vesti del perdigiorno, strati su strati di ricordi e poesie che mi ero dimenticato di scrivere e queste esistenze si sovrapponevano, si scontravano, si scambiavano fra di loro, creando ellissi sulla linea temporale ormai deviata dei giorni perduti - Poteva essere un film ogni volta diverso, più originale o forse solo di una noia continua - Non per lui, non per lui, gridava saltando un attore invasato, ghignando e sbavando e puntando il dito tremante contro di me, gli anni delle performance solipsistiche erano strisciati via e gli happening comunitari si erano trasformati in spazi vuoti e le lunghe ore di training, le stanze spoglie del castello di Holstebro e ogni ruolo, ogni interpretazione che avremmo potuto creare sulla nostra pelle e al di fuori di essa, avanti il prossimo coglione dicevano gli uomini in giacca e cravatta, appena una delle loro scrivanie si liberava, i giovani studenti chissà se avrebbero trovato strade alternative - Sal voleva scrivere di esplosivi e acido lisergico e come dargli torti, gli avrei concesso la piena libertà di seguire i suoi interessi - Gli impulsi sessuali non erano altro che una pantomima perversa, non confondevo più l’amore con ciò che l’amore non era, i set della mia perdizione erano già stati allestiti in alcune delle sale della mente, l’odore dell’acqua di colonia di mio nonno e i giorni dell’infanzia inondati di luce, qualcosa si stava oscurando oltre il limite dei nostri sensi tesi, lo sentivo nel cuore e nei suoi palpiti lenti. 

Ore che scivolano sulle tue labbra e le loro curve bagnate. 

freewheelin' #81

  Frammenti di una festa in differenti momenti del giorno e della notte, una bambina araba che mi prende per mano e suo padre che riceve inn...