lunedì 29 gennaio 2024

Napoli #2

 Rumori nella notte, vociare scurrile di scugnizzi e motorini modificati, scie di suoni che arrivavano da ogni direzione per poi scomparire fra i vicoli dei quartieri spagnoli, lungo i muri che si stavano sgretolando e le immagini dei santi e quelle di Maradona, come se la città non potesse mai dimenticare quel volto, quel corpo, quel miracolo calcistico - Donne sedute fuori dalle porte delle case che si affacciavano direttamente sulle stradine, minuscole stanze e appartamenti e corridoi come cunicoli che si perdevano nelle interiora dei palazzi in rovina, capitali di regni distrutti, come se il ricordo della maestosità e la decadenza fossero la stessa identica cosa, generazioni che si confondevano e susseguivano così come le umiliazioni subite, la miseria, l’abbandono, la languida e secolare attesa di un cambiamento che non sarebbe mai avvenuto.

Avrei dovuto perdermi fra queste strade e abbandonare le meravigliose ville e viste del Vomero e planare e atterrare nella sporcizia, nel degrado, nella confusione dei negozi, dei monologhi degli abusivi, nelle vie oscure, nel bel mezzo di quell’umanità che mi atterriva, disturbava e infastidiva, fatta di figli e madri e padri di cui non avrei mai voluto fare parte, solo osservare, di nascosto, nelle mentite spoglie di un’ombra, a fotografare, a scrivere, a ridosso degli echi della Spagna dei re, nell’architettura nobile e poi borghese, nei labirinti reticolari e  popolari di viuzze e vicoletti, perditi, perditi ancora ripeteva lo scrittore, zaino in spalla, rimettiti in viaggio, inventati una nuova fuga, un nuovo amore da seguire e incontrare nei sogni che lo incorniceranno.

I livelli della città si sovrapponevano e l’aria, in quelli inferiori, diventava pesante e calda, anche se erano i primi di ottobre e continuavo a sudare mentre scendevo scalini e scalinate e c’erano ingannevoli parentesi di silenzio e poi la tavola lucente del mare, fuori dalla finestra, mentre rientravo nel mio corpo e nel  lento ondeggiare dei postumi del gin e del campari, con il sole che ti accarezzava e ti svegliava insieme al corpo di una persona amata e alla sua pelle e ai ricordi di altre case, in estati e in altri risvegli e non sapevo neanche come fossi arrivato qui o quando me ne sarei andato, le ultime pagine di un giorno che mi ero dimenticato di scrivere, quelle strappate, quelle che altri mani cercavano e rimettevano insieme, in un ordine diverso, in una cronologica onirica e senza senso, continuavamo a smarrirci fra i sentieri del mondo e non ce ne era nessuno da cui sarei voluto tornare.


domenica 21 gennaio 2024

Napoli #1

 Altri profili di montagne e vulcani, linee azzurre nel cielo terso, riflessi di aria e mare e strade che si annodavano sui fianchi di una collina e palazzi d’epoca con vista sul golfo, ville con nomi di donne ormai morte, echi di feste dimenticate e poi l’improvviso silenzio della solitudine e delle fiale di morfina conservate in antiche scatole di legno - Qualcuno si aggirava per le stanze, i passi strascicati, affacciandosi infine alla finestra, fumando lentamente l’ennesima inutile sigaretta - Faceva caldo e le donne parlavano, tutto era pronto e la festa in un momento imprecisato del giorno sarebbe iniziata perché è così che la vita, suadente, continua. 

venerdì 5 gennaio 2024

freewheelin' #77

 Strani suoni sul treno, l’apertura della porta automatica tra un vagone e l’altro sembrava lo sbadiglio di un troglodita ferroviario - I paesaggi urbani fuggivano veloci dalla città per trasformarsi in campi coltivati, vitigni, poi di nuovo case, frazioni di paesi e montagne in lontananza e mi sembrava quasi inevitabile  mettersi un’altra volta in viaggio, sarebbe arrivato il momento, sarebbe arrivato il momento, canticchiava lo scrittore - Sigarette di hashish a San Lorenzo, le gambe molli, i palazzi ondeggiavano, naufragi cannabinoidi e il calore della notte in rivoli di sudore acido, colori arancioni, lampi violacei, altalene di pensieri e giostre di discorsi vocianti, rispondevo a monosillabi, in attesa dell’occasione giusta per dileguarmi fra le ombre - Pranzi di pesce, ostriche e bottiglie di vermentino ghiacciate, una valigetta poggiata al lato del tavolo, documenti da consegnare, altri da falsificare, scambi e sostituzioni, riciclaggio di denaro, codici telefonici, coordinate bancarie segrete, interconnessioni psichiche, sguardi ipnotici - Celebrazioni etiliche di divinità in abiti sgargianti e rituali, i ricordi della campagna inglese, le solite minacce a scardinare gli appigli della pazienza, rimanevo calmo o almeno ci provavo - In silenzio - Volevo nuovi personaggi per i miei scritti e loro sembravano arrivare direttamente dal mio inconscio e riconoscermi o forse semplicemente ricordavamo le altre vite in cui già ci eravamo incontrati e io li salutavo, li accoglievo e passavo del tempo con loro, poi all’improvviso sparivano ed era meglio così perché tutto si scioglieva e svaniva senza frizioni e la vita fluiva e non mi rimaneva altro che chiudere gli occhi e dimenticarmi di quanto detto e fatto, ci avrebbe pensato lo scrittore, dopo, a rielaborare tutto quel materiale umano ed emotivo attraverso le parole o i sogni quando lui si fosse addormentato da qualche parte, riconciliando  così le nostre sconfitte e dicendoci dove andare, in attesa della prossima tregua o di quelle piccole distrazioni che finiamo per chiamare attimi di serenità.

mercoledì 3 gennaio 2024

Roma #42 (stazione termini)

Ancora stazioni e ancora partenze a cui arrivavo in anticipo, fuggendo da un sogno o da una realtà che finiva sempre per stancarmi - Girandole e miriadi di incontri e nuove costellazioni umane che brillavano nell’oscurità di una notte alcolica e sguardi e sorrisi e cadute e frane interiori e solitarie macerie in cui scavare per poi rimetterne insieme i pezzi in segrete e fantasiose combinazioni, rimaneva sempre una maschera a ridere o a piangere, dietro la quale tenevo custodita la mia identità e poi porte misteriose che aprivo e chiudevo e passaggi e crepe e infinite combinazioni che si ripetevano in sequenze oniriche, a cui mi abbandonavo, da cui rubavo immagini e dettagli - Qualcuno ritornava dal passato, la stessa essenza, le stesse dita nervose, gli occhi come specchi, quanto ci avrei messo a perdermi ancora?

freewheelin' #81

  Frammenti di una festa in differenti momenti del giorno e della notte, una bambina araba che mi prende per mano e suo padre che riceve inn...