Mi ero svegliato da poco, avevo dormito sul divano. La
luce della mattina era entrata dalla finestra e si era posata sui miei occhi
chiusi. Li aveva aperti. Mi ero alzato e avevo fatto alcuni passi fino al
tavolo. C’erano ancora delle briciole. Briciole di funghi allucinogeni.
Le misi sopra la mia lingua e le assaporai. Avevano un
gusto orribile. Mi avvicinai alla finestra. Fuori si vedeva il porto. Era una
visuale dall’alto. I colori delle case che scendevano per la collina erano
brillanti. Ebbi un flash dei giorni precedenti. Il corpo di una ragazza che
cambiava continuamente forma, i suoi occhi erano vortici smeraldini. L’immagine
in uno specchio della punta della mia cappella nella sua bocca.
Qualcuno dormiva nella stanza da letto? Mi
sembrava di sentire un respiro
Lo stomaco era ancora chiuso. Andai verso il lavandino
e riempii un bicchiere di acqua, mi sciacquai la bocca e sputai. Portavo solo
un paio di mutande e una maglietta. La primavera era arrivata, il freddo si
allontanava. Per le strade, nelle zone d’ombra, c’erano ancora ricordi di
novembre, guardavo gli alberi, ancora spogli. Alla fine dei rami stavano nascendo
piccole meraviglie verdi, le gemme prendevano vita, pronte a sbocciare. La
linfa tornava a scorrere. Ero riuscita a vederla muoversi, una volta, sotto gli
effetti della psilocibina.
Mi sembrava di sentire echi, voci lontane. Non davo
molta importanza alle parole. A quelle dette.
Accesi il computer sul tavolo, scrissi qualcosa.
Mi sedetti sul divano. Qualcuno nell’altra stanza si
stava svegliando.