mercoledì 21 dicembre 2022

(fuori)Roma #31

 La sabbia e gli odori dell’estate. Il litorale. Pratica di mare. Torvajanica. Le dune e i pompini. Lo Zion c’era ancora, lo avevano risistemato, anche se così aveva perso la sua aurea di covo di banditi, trafficanti e pirati. Chissà che fine aveva fatto Geppo. Ci  andavo il lunedì mattina quando gli altri uscivano per rinchiudersi nei loro lavori, non sapevo quanto sarebbe durata anche questa storia, come al solito non me ne importava, sentivo che la catastrofe era vicina, meglio così, tutto sarebbe cambiato di nuovo. Nei sogni avevo incontrato Tim che mi aveva dato una boccetta mezza piena di un liquido altamente allucinogeno, di cui bastavano poche gocce per sentirne i potenti effetti. Poi avevo visto Paul, poi ero stato con Sara che mi aveva baciato.

Non c’era quasi nessuno intorno e le onde arrivano lucenti e lente, con il bianco scintillante della schiuma, avrei voluto trascendere questo mondo, quello delle persone con i loro stupidi e continui e purtroppo inutili problemi, rimanere in contemplazione di quanto di meraviglioso continuava ad esistere fuori e dentro di me. Si stava bene da soli, più di quanto avessi mai creduto, le decisioni da prendere erano più semplici, avevo voglia di tuffarmi, di farmi un bagno, poi asciugarmi al sole e rimanere così per l’eternità. Godermi questo tempo infinito racchiuso in ogni secondo mentre tutto il resto vorticava in una danza senza senso, anche questi istanti spariranno e la mia voce ti parlerà ancora, quando  ti accorgerai che non sarò più qui.


martedì 20 dicembre 2022

dream #128

 Battaglie aeree dove mi ritrovo a pilotare un veicolo volante di cui però non ho ricordi, so che tutto questo è accaduto, ma come? E dove? Un donna di colore mi lascia suo figlio e insieme, io e il bambino, ci ritroviamo a camminare in un centro commerciale sotterraneo - Ci fermiamo in un pub, ordino una birra per me e una cocacola per il bambino, rimaniamo al bancone, mi metto a parlare con alcuni uomini - Mi sveglio in una casa che non conosco, da solo, mi chiedo dove sia finito il bambino, provo a chiamare la madre dal mio cellulare ma il telefono non funziona, mi alzo e giro per la casa, è strana, dai colori scuri e opachi, in una stanza, del tutto spoglia se non per la presenza di un letto, c’è una ragazza che dorme, provo a svegliarla senza riuscirci, torno nella stanza dove avevo aperto gli occhi - Entrano un paio di ragazze, mi dicono che dobbiamo girare un video, mentre cominciano a spogliarsi i loro corpi scompaiono - Sono per strada cercando di raggiungere un posto nel quale so che devo arrivare, non riconosco nulla di quello che ho intorno - Il viso di una donna di colore è davanti al mio, è gigantesco, sembra una enorme maschera africana, mi dice che suo figlio sta bene, mi dice che qualcuno mi ha dato un cocktail, la notte prima, dove avevano sciolto una pasticca, le dico che non ho ricordi di quanto è successo, le sue labbra continuano a muoversi, rimango in silenzio a guardarle - Cammino ancora lungo vie sconosciute con la speranza nel cuore di trovare una stazione per prendere un treno o un bus che mi portino via di qui.

lunedì 19 dicembre 2022

Malaga #2

 Di cosa parlavano le altre persone? Dove andavano? Dopo un pò di anni e di esperienze uno si doveva pure accorgere che la vita diventava una ripetizione costante e che oltre i limiti fisici che ci erano stati imposti non si poteva andare.  Certo, c’erano i sogni, le sostanze stupefacenti, le piante sacre, la meditazione, l’energia sessuale, ma finito il viaggio, terminata la cerimonia purtroppo sempre qui si tornava. Dunque perché continuare a girare nella ruota quando si aveva la possibilità di rimanere fermi? Domande che lo scrittore si poneva in mattine piovose, seduto al tavolo della sala da pranzo, intento a scrivere e ad andare avanti lungo il suo cammino. La vita fluiva più intensamente dentro di noi, quando non c’erano distrazioni di alcun tipo, quando i sensi e l’intelletto non erano attratti dalle stronzate esterne - Qualche coglione aveva interrotto il flusso della mia scrittura facendo rumore, spostando sedie, parlando a voce alta, fanculo a lui e al suo altrettanto imbecille interlocutore - Comunque lo spirito, l’anima, il sé o qualsiasi altra cosa avessimo dentro era lì, luminosa, quieta, eterna, a volte la potevamo incontrare anche fuori, riconoscerne la medesima essenza e allora si creava una sintonia con il mondo che diventava un momento di estasi, purtroppo le rotture di coglioni quotidiane erano troppo numerose (bisognava starci attenti a queste cose sennò finivano per prendere il sopravvento) e allora dovevamo imparare a non ascoltarle, a lasciarle andar via - C’era anche il gioco della follia che sempre ci aspettava, così saremmo diventati un altro, un individuo estraneo a noi stessi, ci saremmo scordati da dove venivamo e dove stavamo andando e nulla avrebbe avuto più importanza.

Me ne resterò un altro pò qui, seduto, a guardare le persone passare, a bere vino, senza far niente, poi me ne andrò, forse a casa, forse dove non avevo mai pensato di poter arrivare, da solo, si, da solo, questo si che mi piacerebbe, continuare a viaggiare in compagnia di me stesso, la migliore, in alcuni momenti, anche nei peggiori preferibile a quella di altri, prima che tutto cambi e nei ricordi possa ancora guardarti.


domenica 18 dicembre 2022

Orgiva #78

 La luna gira e gira e salgono e scendono le emozioni come fossero maree, lacrime e risa, più lacrime che risa e le attrazioni magnetiche dei pensieri negativi, li osservavo mentre rifluivano e aspettavo che mi abbandonassero, delle decisioni andavano sempre prese anche se non avrei voluto, soprattutto adesso che mi trovavo sul lato oscuro di me stesso e una voce suggeriva di mollare definitivamente ogni cosa, le piccole stupide illusioni quotidiane, i desideri irrealizzabili che mi tormentavano, le parole che mi facevano ancora male, questa inutile e oscena cattività, questa gabbia di sentimenti soffocanti. 

A volte il pensiero della morte mi sembrava una dimensione appagante, quieta, poi ci sarebbe stata l’attesa della prossima rinascita, nella quale mi sarebbe piaciuto essere una pietra, un albero o magari un gatto ma mai, mai, mai più un essere umano, questo no, era uno scherzo crudele, un ridicolo spettacolo di poche ore, come aveva detto qualcuno, ripetuto per secoli, ognuno con la sua meschina brama di dire e fare quando era così evidente come ogni cosa fosse passeggera e transitoria, la gloria, la fama, il successo, il potere, erano una moltitudine di sciocchezze che avevano la stessa consistenza dell’aria o forse anche meno.

Le rondini volavano veloci nel cielo e Pepe sembrava invecchiato di quasi dieci anni, avevano smantellato il Chico Bar (chissà dove erano finiti Miguel e i suoi parrocchiani) e ci avevano fatto un altro di quei ritrovi vegani per hippie con i soldi e suonatori di tamburi barbuti e gaudenti, che non capivo bene se anche loro avessero iniziato a starmi sui coglioni. La luce del sole mi avvolgeva mentre fantasticavo ancora sulla concreta possibilità di rimanere per i miei anni a venire nella pura contemplazione di me stesso, di quello che avevo dentro, dei riflessi interiori, delle meraviglie della natura, del film incessante dei ricordi. E poi il silenzio e la danza della mente, quando i pensieri tacevano e apparivano forme e colori e coreografie di intuizioni o idee senza senso che potevano diventare arte o follia, che potevano trasformarsi in uno scritto, corsaro suggeriva sorridendo un vecchio scrittore omosessuale, come quello di adesso, quando la mano scivola lungo l’orizzonte del foglio, del mare interiore, senza sforzo, senza attriti e io mi sento di nuovo a casa, in questo mondo e in quelli dell’immaginazione, dove ci saranno altri viaggi ad aspettarmi, dove c’è la misteriosa consapevolezza che la vita stessa sappia dove condurmi, in altri luoghi ancora sconosciuti eppure già così familiari al mio cuore.

C’era ancora il profilo di una montagna che respira davanti ai miei occhi e poi chissà cosa al di la delle sue linee che vibrano di colori caldi e pulsanti, forse solo la maestosità dell’abisso che ci portiamo dentro, che si agita, freme e ondeggia senza mai smettere di essere puro e immobile nelle profondità del suo oscuro splendore.


venerdì 16 dicembre 2022

dream #127

 Ero in giro per un paese e su un muro di un palazzo, in un vicolo, erano appesi due grandi quadri di Sara, volevo fotografarli ma qualcosa nella mia macchinetta fotografica non funzionava, così l’ho aperta e mi sono accorto che il rullino era finito - Sono andato in un bar a comprarne un altro e una volta dentro mi sono messo a parlare con la proprietaria, domandandole se avessi pagato qualcosa che pensavo di aver consumato prima (con Paul? Forse in una scorribanda alcolica?) - Sembrava tutto a posto e non c’erano conti da saldare, poi è entrato un uomo, forse il marito della proprietaria, mi sono sentito a disagio e me ne sono andato, tornando ai quadri di Sara - Davanti a essi c’erano un paio di ragazzi e ho cominciato a discutere con loro di arte e pittura e gli ho detto che il vero artista non faceva mai nulla per denaro ma solo per amore dell’arte stessa e del suo istinto creativo, loro sembravano essere d’accordo anche se non capivo bene cosa stessero dicendo - Ero in un bagno e mi stavo cambiando i vestiti - Ero di nuovo per i vicoli del paese, vagando come al solito, in cerca di scatti e di inquadrature - Un uomo mi ha chiamato da un angolo, gli ho sorriso ma ho deciso di non seguirlo.

martedì 13 dicembre 2022

dream #126

Ero in una vasca piena di acqua ma la sensazione era più quella di averci dormito dentro e di essermi appena svegliato, avevo un pò freddo, così ho aperto il rubinetto dell’acqua calda - Stavo camminando per le strade di una città, pensando di andare all’università per seguire una lezione di scrittura creativa ma poi mi sono detto che non era altro che una stupida perdita di tempo, così ho deciso di continuare a vagare - Nelle sale di quello che sarebbe potuto essere un centro sociale un gruppo di persone stava girando un videoclip, mi sono avvicinato a una di loro e ci siamo messi a parlare, poi un uomo mi ha dato una poesia scritta fra le righe di una pagina stampata, non riuscivo  bene a leggere le parole, avevo bisogno di più luce, così ho deciso di uscire fuori, accorgendomi che adesso c’erano più persone in giro di quando ero arrivato - Quando ho provato a rientrare dentro si era formata una piccola calca davanti all’ingresso del centro sociale, ho cercato di farmi largo e all’improvviso è iniziata una musica punkrock e le persone si sono messe a pogare - Ero di nuovo in una delle sale, ho adocchiato una sedia di plastica e mi ci sono andato a sedere, ero stanco, nella mia mente sono apparse delle immagini come fossero quelle registrate da un cellulare, a cui poi si è aggiunta anche la colonna sonora, video e audio erano di bassa qualità ma sembravano una buona idea per fare un videoclip - Ero con Lolo in una stanza, indossavo la mia camicia floreale e psichedelica, io e lui stavamo discutendo di mescalina e mezcal e della differenza fra le due sostanze, sembrava estate, Lolo ha acceso una sigaretta, l’ho guardato e sono rimasto in silenzio.


mercoledì 7 dicembre 2022

Roma #30 (ostiense)

Ostiense, piove. Alla destra una parte del gazometro galleggia nell’aria grigia, ho parcheggiato poco distante e mi sono messo a scrivere. Dallo stereo la musica dei St. Germain, il loro album Boulevard. Ieri sera ho visto Cannibali di Liliana Cavani, a Garbatella, nella sede anarchica. Mi sono bevuto un paio di birre durante il film. Mi ha fatto quasi bene stare di nuovo in un piccolo gruppo di persone. Volevo fare delle foto oggi ma la luce non è quella giusta, sia nel cielo che nel mio cuore, sto scrivendo su un foglio di carta trovato in macchina e c’è qualcosa di romantico in tutto questo. Non sono molto lontano dall’Alpheus, ci andavo ogni tanto a ballare e ubriacarmi quando ero un ragazzo, non ho molti ricordi di quelle serate. C’era anche un pub dove si potevano fumare le canne, più giù, sempre sull’Ostiense, poi l’hanno chiuso, ma questo è successo tanti anni fa. Le gocce di pioggia formano composizioni astratte e liquide sul parabrezza e al di là di esso ci sono altre macchine parcheggiate e forse lungo le strade, fra i palazzi, c’è una di quelle esistenze che lo scrittore brama e inventa, dalle quali è sedotto nei sogni e nelle fantasticherie diurne o quando si riposa a occhi chiusi sotto un albero o su un divano - Una piccola stanza, i tappeti, i cuscini, gli oggetti, le scatole con le sostanze, i libri, i dischi, i quaderni e il tempo, tutto il tempo a disposizione, per scrivere, più di ogni altra cosa o per non fare niente, per oziare, per ricordare, per lasciarsi trasportare - La memoria è sull’asfalto, si sta sciogliendo e io ho voglia di camminare e sognare nel giorno, solo un altro pò, visualizzando nuove camere, immergendomi nei riflessi lucenti della vita, in quello che solo io posso vedere e amare e piangere e rincorrere e smarrire. Fra queste strade, nella loro sporcizia, negli angoli bui, in quei portoni dove non si dovrebbe entrare mai e per questo così invitanti e misteriosi. Continua a piovere, leggermente, in una mattina simile a quelle in cui mi perdevo solitario per qualche città inglese. Vagando nel vuoto, perché era quello che sempre avevo voluto. Essere libero e non dirlo a nessuno.

giovedì 1 dicembre 2022

dream #125

 Ero in una stanza, forse di un albergo, era strana, somigliava a un piccolo magazzino, con degli scatoloni poggiati alla rinfusa sul pavimento - Sono andato nel bagno e ho cominciato a riempire la vasca d’acqua, era rialzata e poggiava su un braciere fatto di mattoni in cui c’era della legna che all’improvviso ha preso fuoco, senza fare fumo - Ero in un’altra stanza e stavo parlando con un uomo, il padre di qualcuno che conoscevo e discutevamo dei libri di Jean-Claude Izzo e lui voleva regalarmene alcuni - Poi eravamo in un autobus che ci stava portando ad una stazione ferroviaria, quando sono sceso mi sono accorto di essermi dimenticato lo zaino sull’autobus, mi sono toccato le tasche dei pantaloni, il portafoglio c’era ancora - Ero in un palasport per ascoltare un concerto dei Pink Floyd, c’erano anche mio padre e Marco, eravamo già seduti, poi sono dovuto andare a pisciare e il concerto è iniziato, uscito dal bagno ho cercato di tornare al mio posto ma mi sono perso e mi sono ritrovato a un livello diverso da quello in cui erano Marco e mio padre, ho trovato una porta e l’ho attraversata e ho camminato per un lungo corridoio, c’erano anche altre persone, a cui volevo chiedere delle informazioni, ma quando lo facevo loro non mi rispondevano, sono arrivato in un’altra grande sala per concerti, mi sentivo confuso, ho continuato ad andare avanti e mi sono ritrovato in un luogo incredibile, sottoterra, permeato da una luce soffusa, una gigantesca caverna, c’erano enormi monumenti, dalle bizzarre e misteriose forme, fatti di pietra e metallo, mi ricordavano vagamente le opere dei babilonesi, non sapevo cosa fossero, non sapevo dove ero, sentivo quella sensazione di essere come in un museo, un turista onirico, ho proseguito fino a un’altra porta, era aperta e ci sono entrato - Un’altra città, cercavo con lo sguardo il palasport dove c’era il concerto dei Pink Floyd, non riuscivo a vederlo, non sono mai stato qui prima, ho pensato, volevo solo tornare da mio padre e da Marco, poi loro due sono apparsi dal nulla e mio padre mi ha chiesto che cavolo di fine avessi fatto e che mi stava cercando, allora l’ho abbracciato e gli ho detto che ero qui e poi insieme siamo svaniti di nuovo.

freewheelin' #81

  Frammenti di una festa in differenti momenti del giorno e della notte, una bambina araba che mi prende per mano e suo padre che riceve inn...