venerdì 31 dicembre 2021

senza titolo

 Parlami dei giorni andati e di quelli in cui non ti ho più vista, parlami degli anni perduti e di ogni incontro svanito dalla memoria, parlami delle notti in cui bere era un atto di fede e ubriacarsi una meravigliosa canzone d’amore per la tua anima infranta, disegna ancora i tuoi demoni su questi fogli sparsi davanti ai sipari delle mie lacrime, indicami nuove direzioni dove fuggire, dove sparire, dove lasciare che le ore tacciano e che il loro silenzio sia il motivo di questa separazione, ricordami in una scintilla di luce sulle onde del mare d’estate, ricordami in un sogno d’inverno, ti vedo ancora nel profilo delle nubi alla sera, quando la solitudine mi prende per mano e ci sono ombre che mi danzano sul cuore, quelle di chi abbiamo amato e perduto e amato ancora.





mercoledì 29 dicembre 2021

Cigarrones #23

 Era sabato, avevo deciso di non andare al full moon party a Cigarrones e così mi ero ritrovato a incazzarmi con Sara, nel pizza&love, mentre stavamo aspettando da mangiare. Ci eravamo già fatti fuori qualche birra (litigavamo sempre meglio quando eravamo un pò ubriachi) e poi le avevo detto qualcosa sull’educazione e non era assolutamente quello che lei voleva sentire, così aveva iniziato a insultarmi e un’onda di rabbia mi era salita dentro (reazioni, reazioni, reazioni), così a metà del mio hamburger (che era arrivato durante la nostra sempre più accesa discussione) mi ero alzato, avevo lasciato dei soldi sul tavolo e me ne ero tornato a casa, senza aspettarla, crogiolandomi sulla teatralità della mia uscita di scena.

La domenica, nel primo pomeriggio, avevo preso la macchina di Sara (credo che durante la notte, in qualche misterioso modo, avessimo chiarito le nostre posizioni e fatto pace) e avevo guidato fino a Cigarrones, dopo aver comprato alla gasolinera un paio di litri di birra più un tercio da sorseggiare mentre ero al volante. Mi piaceva pensare a questo gesto come a un omaggio a Vittorio, che vedevo sempre più come una sorta di anarchica guida lisergica e che, in parte, credo lo fosse veramente. A bassa velocità mi ero diretto verso Cigarrones con la mia cerveza fra le gambe, come avevo visto fare a lui altre volte. In verità il ricordo maggiormente nitido è quello di Vittorio che guida il suo library service van con un bicchiere di vetro, con non so quale miscuglio alcolico dentro, poggiato direttamente davanti al pacco. Comunque sia, appena superato il women’s field, mi sono reso conto che c’erano una marea di macchine, camion e camper parcheggiati un pò ovunque, più di quanti ne avessi mai visti lì, di sicuro appartenevano alle persone che avevano partecipato al full moon party la notte prima e che erano rimaste in zona sia per smaltire i postumi di tutte le droghe assunte sia per partecipare al mercatino domenicale (più concerto) che era il motivo per il quale ero venuto.

Dopo aver lasciato la macchina in uno spazio dove non si poteva parcheggiare (mi sentivo uno di casa da quelle parti, quindi facevo un pò come cazzo mi pareva) sono andato a trovare Lolo, che era nella sua baracca insieme a Ara, li ho salutati e poi ci siamo seduti sul divano di fuori, c’era il sole, la temperatura era perfetta, abbiamo parlato, abbiamo riso e abbiamo bevuto la birra che avevo portato e che era ancora fresca.

Poi la musica è iniziata, la sentivamo arrivare fra i cespugli e i San Pedro, fra l’aria e le foglie che brillavano nella luce, così siamo andati al tempio (il pussy temple come lo chiamava scherzosamente Adriano) e già c’era parecchia gente nello spiazzo che aveva davanti, tutti sembravano allegri e senza troppe preoccupazioni, Vanessa, Wibbs e Will parevano risplendere (le droghe erano state davvero buone la notte prima, pensavo), Vittorio e Uncle Eddie erano in disparte, chiacchierando fra loro, io mi sono trovato un angolo, ho continuato a bere, poi mi sono messo a ballare ad occhi chiusi, sentendomi vivo e presente e limpido e parte di questo flusso sonico che mi portava con sé. 

Mi è passato davanti Chaz, avevo per un momento riaperto gli occhi, in cerca di alcol, sguardo assente e parole strascicate, mi ha confessato che l’acido che aveva preso durante il party era stato troppo forte (bravo coglione, ho pensato) ma non avevo nessuna voglia di ascoltare i suoi discorsi, soprattutto adesso, così gli ho dato un sorso della mia birra giusto per levarmelo dalle palle e gli ho suggerito di proseguire verso Vittorio.

Il tempo è passato (o siamo noi che passiamo attraverso di esso? Un luogo invisibile, una meraviglia inafferrabile) e l’energia umana mi vibrava dentro e intorno e aveva forme e colori e suoni e odori. Ho abbracciato Maeve e Pauline quando ci siamo visti. Poi altro tempo è passato e la musica è finita, così sono andato di nuovo con Lolo nella sua baracca, ci siamo bevuti un bicchiere di vino, mi sentivo soddisfatto della giornata e non c’era molto altro che volessi fare o dire.

Dopo aver salutato Lolo sono tornato alla macchina e mi sono reso conto che anche la guardia civil era arrivata, parcheggiando non troppo distante. Non capivo bene cosa stessero facendo, forse qualche controllo (anche se la situazione generale era ancora fuori controllo), c’era anche un elicottero che ronzava fastidioso nel cielo, ho studiato un pò la macchina della guardia civil, non c’era molto da vedere, solo un paio di colgioni in divisa appoggiati al cofano che non potevano fare più di tanto, allora ho messo in moto, li ho superati, loro neanche mi hanno guardato, meglio così, ho dato un pò più di gas e me ne sono ritornato al pueblo.


Il giorno dopo siamo andati al monreon, io e Sara, a trovare Stéphane, un suo amico e lui ci ha accolto nella sua casa, con gli strumenti musicali e i libri e gli echi fra le pareti di innumerevoli storie raccontate e dimenticate, ci siamo messi a parlare o meglio Stéphane ha cominciato una interminabile e appassionata arringa contro alcuni coglioni (secondo lui) che si era ritrovato come vicini. Lo ascoltavo un pò sbronzo, credo che ci fossimo fermati a bere una paio di birre al chico bar, io e Sara, prima di arrivare da lui. Poi sono entrati in casa i suoi figli e Stéphane mi ha chiesto se io ne avessi e gli ho risposto di no e lui ha aggiunto che neanche lui ne voleva e che erano stati un regalo per la sua compagna, poi ha guardato la figlia sorridendole e le ha sussurrato - Tu sei stata un regalo.


lunedì 13 dicembre 2021

Orgiva #66

 C’era qualcosa di invisibile nell’attrazione che le donne esercitavano sugli uomini, qualcosa che gli dei della creazione avevano tenuto segreto ai nostri occhi, qualcosa che si poteva sentire ogni volta che una donna iniziava a tessere i suoi filo di gioia e sofferenza intorno al nostro cuore, i sentimenti venivano aggrovigliati fra di loro, divenendo così difficili da separare - Sara sapeva quali punti colpire, con gli sguardi, le parole, i gesti, con i graffi, le urla, gli insulti - Non che tutto questo facesse necessariamente male se eravamo pronti ad accettarlo, era un camino imprevedibile che poteva portare solo a una resa definitiva, a una sottomissione  totale che era l’unico modo per assecondare una natura altra, quella femminile, aliena e lunare, che non era la nostra (o forse che era troppo simile alla mia…) - Poteva essere una lotta, un labirinto, un incubo di passioni soffocanti, una lucente liberazione, uno specchio di momenti smarriti - Cominciavo a capire sempre meglio perché molti grandi scrittori si erano ritrovati alcolizzati, era una maniera per lasciare andare il pensiero a briglia sciolta, il flusso arrivava, indomito, galoppava direttamente verso le dita, le parole si disponeva in linea su un foglio, il danzare di una penna, il ticchettio di una macchina da scrivere, poi si formavano immagini mentali, film personali, storie, racconti o forse nulla di tutto questo.

C’erano mattine che si spogliavano di ogni passato, di ogni vita precedentemente perduta, era sempre un equilibrio precario quello su cui camminavo silenzioso, prima della prossima caduta, del prossimo capovolgimento, quando il cielo diventava mare e l’universo un abisso di intimi misteri infiniti.


sabato 11 dicembre 2021

senza titolo

Quando è stata l’ultima volta che sono stato con te su una spiaggia? A bere birra o vino bianco nel riverbero dorato del sole – La tua pelle era come sabbia e il tuo odore era quello del mare e c’erano brividi lungo la schiena e una leggera brezza che lasciava libero il presente di essere qualsiasi cosa volessimo e di tutti i miei sogni, i miei desideri non è rimasto nulla nel cuore, se non un pallido sospiro, un  respiro leggero che svanisce ogni giorno di più, fino a quando ricordare diventa simile a guardare un film in una sala buia e solitaria e lo sai che ci saranno stelle che brilleranno per te in questa quieta oscurità anche se io non sarò nessuna di esse - Quanti anni hai avuto? Quanti volti? Quante voci? Così diverse eppure tutte comprensibili alla mia anima - Quante volte ti ho perduta? Quante volte ti ho trovata di nuovo? Quante volte mi hai fatto piangere? Quanto ancora andrà avanti questa storia?


 

giovedì 9 dicembre 2021

Orgiva #65

 Territorial pissings o dell’arte di farsi i cazzi propri, li avrei lasciati tutti parlare come meglio credevano e me ne sarei rimasto all’ombra delle mie abitudini, dei miei vizi e dei miei piaceri proibiti. Il tempo era di una perfezione quasi divina e me ne stavo sdraiato come un’oziosa lucertola al sole su un’enorme masso, non mi sarebbe dispiaciuto andarmene da questo mondo così, essere totalmente assorbito dalla vita e sparire in essa, alcuni la chiamavano morte, a me sembrava un atto definitivo di resa alla bellezza dell’esistenza e al suo infinito abbraccio.


Magnifiche giornate senza progetti, se non quelli che il cuore all’improvviso sospirava e a volte era lo scrittore a seguirli, altre il fotografo, poi scomparivano le voci e i personaggi e non c’era più nessun piano, nessuna direzione e io diventavo finalmente libero di non essere più nulla e chiudevo gli occhi sotto un albero, solo, a respirare.


E della tua giovinezza, dei tuoi errori, dei tagli sui polsi, delle lacrime e del dolore non rimarranno altro che cicatrici, quelle che gli anni trasformano in storie e le parole in ricordi, carezze e stelle lontane, quelle di cui ci dobbiamo dimenticare prima di imparare di nuovo ad amare.


freewheelin' #81

  Frammenti di una festa in differenti momenti del giorno e della notte, una bambina araba che mi prende per mano e suo padre che riceve inn...