Erano
iniziati gli sgomberi, i poliziotti vestiti di nero prendevano uomini e donne
per le gambe e le braccia e li trasportavano, corpi pesanti e inermi, li
scaricavano da qualche parte, perché venissero dimenticati, perché se ne
perdesssero le tracce. Alcuni campi erano stati bruciati e nel cielo, al
tramonto, in lontananza, oltre le torri e le immagini impossibili di una città,
si vedevano levarsi verso l’ultima luce del giorno minareti di fumo denso e
scuro, i bambini si prostituivano davanti alla stazione, altri vendevano
sostanze sconosciute, non doveva passare molto, altre tende venivano piantate,
altri uomini e altre donne, vestiti di stracci, denutriti, immagini al
microscopio di un virus che si moltiplica, lingue mai ascoltate riempivano le
strade di suoni antichi - ero seduto con Papa, all’interno di una stanza
mentale, fumavamo marijuana e bevevamo tè alla menta, Papa disse che dio era
energia, che bisognava imparare a sentire, trattenere, usare quell’energia che
dio continuamente riversava dentro di noi, il mese del digiuno era iniziato, la
notte e la luna, si accendevano fuochi per le strade, i poliziotti non
avrebbero potuto mandarli via tutti, continuavano ad arrivare, si
moltiplicavano le bocche e gli occhi, la prospettiva che portava dal quartiere
alla stazione diventava infinita, punti di fuga verso realtà parallele, in ogni
mondo un’inferno, in ogni inferno la natura stessa di una possibilità.
Scendiamo
nel tunnel, l’aria diventa più fresca, i richiami degli uccelli tropicali
riecheggiano tra le fredde pietre, in profondità, un lungo corridodio, ci sono
delle celle, una dopo l’altra, in ognuna di esse, appese alle pareti, immagini
che vanno a colpire gli occhi, liberandosi dai supporti in cui sono
imprigionate, ogni cella è una stanza mentale, in ogni stanza mentale è
presente l’immaginario di una persona, le sue visioni, la sua follia. In ogni
cella è rinchiuso un uomo con le sue creazioni, con le sostanze che lo seducono
e stordiscono, bottiglie di alcol puro al novantacinque per cento mischiato con
succo d’arancia, sorsate di napalm, gli occhi liquidi, i manifesti russi degli
anni venti, le matrioske ke si inkulano in un karcere kazako, l’odore della
marijuana nel corridoio, scene di violenza sessuale, sadomasochismo, istruzioni
per un perfetto atto di sodomia maschile, le bambole del Giappone, gli antichi
demoni balinesi che danzano, le distorsioni visive, la psilocibina, le enormi
deformazioni di aborti mai nati, feti primordiali, sfere di suono elettroniche
rimbalzano da una cella ad un’altra, alcuni uomini sono intrappolati nelle
immagini, provano ad evadere, condanne a morte ed ergastoli psichici, le
atrocità del sesso, falli enormi si intrecciano e si surriscaldano, violacei e
pulsanti, fino ad esplodere in sborrate atomiche, il fungo nucleare, le
cappelle al plutonio, i mostri con la testa a forma di pene ghignano, tirano
dalla bocca/uretra enormi strisce di cocaina – si toccano, si strusciano,
producono calore bianco che cola come lava, organi genitali in primo piano,
ogni stanza mentale è un passaggio in un antro di demenza e pazzia, sottoterra
i vermi in divisa hanno scavato i loro cunicoli, alcuni sono inaccessibili,
portano troppo lontano, oltre i limiti del subconscio, sarebbe impossibile
uscirne, tornare indietro – chiedo alla persona che mi accompagna di riportarmi
verso la superficie, lui sorride, i suoi occhi sono mandala concentrici,
bagliori azzurri, vortici marini, mi sorride un’altra volta, poi scrolla le
spalle e mi fa segno di seguirlo.
L’immagine
di un uomo sdraiato accanto ad una donna, l’uomo si alza, nudo, ha un’erezione
senza che il cazzo venga toccato, l’uomo si gira verso l’obiettivo, l’uomo
eiacula in filamenti d’argento.