Le foto appese in una camera oscura. Lentamente le immagini
prendevano vita. Pompini. Bocche che succhiavano cazzi. Un intero servizio.
Un’intera serie. Il lavoro di due giorni. Chiusi nella casa di Boris a
scattare. Le ragazze. Le pillole di viagra per mantenere le erezioni. Le botte
di coca. Un vaso cinese andato in frantumi.
Nel sogno si trovava a Roma, vicino a Largo Argentina.
Accanto a un muro c’era un uomo in ginocchio davanti a una bottiglia di
plastica, l’uomo aveva preso la bottiglia e l’aveva innalzata al cielo come
un’offerta alle sue divinità o come una forma terrena delle divinità stesse. L’uomo
aveva parlato alla bottiglia, sussurrando una preghiera. Un raggio di luce
aveva trapassato la coltre nuvolosa del cielo e aveva illuminato il suo volto.
Una ragazza thailandese con un fiore sul vestito gli
sorrideva nel locale. Lui si era avvicinato e le aveva offerto un bicchiere di
martini, avevano parlato in inglese, quando la ragazza rideva il volto le se
illuminava e i suoi occhi erano dolci misteri. Erano usciti dal locale e
avevano camminato lungo i canali, lui le aveva chiesto se volesse andare a casa
sua, avevano comprato un paio di grammi di mandalay al Noon e poi erano saliti
al secondo piano di un palazzo in Oude Hoogstraat, quello dove viveva. Avevano
fumato e poi lei aveva inziato a fargli un massaggio sulla schiena e alle
gambe, quando si era girato aveva un’erezione e lei sorrideva, avevano inziato
a toccarsi, ad avvicinarsi con le labbra senza baciarsi, lui scopriva il suo
corpo, lei intuiva subito i suoi desideri, le succhiò gli alluci dei piedi, lei
glielo prese in bocca fino a farlo venire. Rideva con la sborra che le colava dalle
labbra ed era bellissima. Era un gioco, un gioco di bambini. Si addormentò
stretto al suo corpo.
Era in un Burger King e mangiava un hamburger, non pensava a
nulla di particolare, un paio di ragazze si sedettero al tavolo davanti al suo,
una era veramente carina e aveva una gonna corta, molto corta. Lui continuò a
mangiare l’hamburger e ogni tanto guardava la ragazza, lei ricambiava
velocemente lo sguardo e poi tornava a parlare con la sua amica. Lui prendeva
una patatina e guardava la ragazza, lei iniziò a giocare con le gambe e lui le
vedeva le mutandine, alcuni secondi, poi lei chiudeva le gambe, poi si spostava
e lui aveva un altro lampo delle sue mutandine nere e sentiva il cazzo che gli
veniva duro, lei continuava e lui sentiva l’erezione spingergli violenta contro
i pantaloni, poi le ragazze si alzarono e lei gli sorrise maliziosa, prima di
andarsene, lui finì l’ultimo sorso di coca e rimase seduto un altro po’, il
cazzo ancora in tiro. Andò al bagno, chiuse la porta e si fece una sega.
Erano seduti a casa di Boris e una ragazza di colore aveva
allungato le gambe sul tavolo, lui le guardava i piedi poi gli occhi poi i
piedi poi gli occhi, lei sorrideva, lui anche, tra poco avrebbero dovuto
scattare, la ragazza prese una bottiglia d’acqua di plastica e iniziò a bere,
lentamente, guardandolo negli occhi, quando la punta della bottiglia si posava
sulle sue labbra lei la faceva scivolare dentro, le sue labbra erano piene e
morbide e continuavano a guardarsi e improvvisamente nella stanza non c’era più
nessuno e lui sentiva i gemiti della ragazza con la punta della bottiglia in
bocca, mentre la succhiava piano e i suoi occhi erano scuri e invitanti e il
cazzo gli venne duro nelle mutande e se lo toccò e lei rise e posò la bottiglia
sul tavolo e rimise i piedi dentro i suoi sandali, poi prese un pezzetto di
hashish nepalese, lo squagliò e fece una canna.
Lui pensò alle donne e a quanto fossero meravigliose.