venerdì 30 luglio 2021

Orgiva #52

 La riunione a Cigarrones non aveva portato da nessuna parte, Scott voleva vendere la sua terra e sinceramente ventimila euro per un pezzo di deserto con quattro caravan sfondati parcheggiati sopra e un’idea incompiuta di bar mi sembravano un’enormità, c’era anche il magic bus compreso nel prezzo ma il succo della storia non cambiava, erano una montagna di soldi e nessuno li aveva e alcuni, durante l’incontro per decidere cosa cazzo fare, parlavano di cose che non capivo e che neanche mi interessavano - Ero attratto dai loro profili di luce e rimanevo estasiato a guardarli - La mattina dopo, cioè adesso, ero seduto a uno dei tavolini del Metal Bar a bere un caffè e a scrivere e c’era già un gruppo di freaks britannici accanto a me a scolarsi una birra e a parlare di musica e tutti sembravano fuggiti via direttamente da qualche pellicola acida degli anni settanta, discutevano anche di cinema adesso che provavo a sentirli più attentamente e mi stupiva sempre la capacità degli inglesi di parlare di tutto, anche della cosa più insignificante e di farla passare come la più importante del mondo e potevano farlo a qualsiasi ora del giorno e della notte, specialmente se c’erano droghe in giro e qui ce ne erano quasi sempre, erano completamente assorti nell’uso del linguaggio con il quale diventavano la medesima cosa, non c’erano più distinzioni fra coloro che parlavano e le cose che dicevano. Era assurdo.

Mi ero svegliato vicino al corpo di Sara, mi stavo innamorando di lei un’altra volta ed  era così difficile starle accanto, alcuni giorni, che non sapevo bene come fare, avevamo iniziato anche a scopare di nuovo ma c’era qualcosa di triste e dolente nei suoi occhi, che mi faceva stare in pena per lei - La stavo penetrando, poi mi sono fermato, sentivo una vibrazione di violenza al suo interno, mi ha sussurrato se volessi sapere cosa era successo fra lei e il suo amante una delle notti precedenti, le ho detto di no, che erano fatti suoi e di quell’altro uomo, le ho detto che poteva parlarmi di tutto il resto ma non di questo, le ho detto che non mi interessava ed era la verità, allora Sara ha detto a voce bassa che si sentiva vuota e io le ho detto che il sesso non avrebbe mai riempito quell’assenza, quello spazio interiore ero incolmabile da qualcosa di fisico, lei si è girata, nascondendo il volto, il suo culo era scoperto, allora ho cominciato a sculacciarla, è questo che vuoi? Le ho detto in un orecchio, si, ha risposto lei, allora l’ho colpita più forte fino a quando ho sentito i suoi gemiti e i singhiozzi e sapevo che le lacrime le stavano rigando le guance e allora lei si è tranquillizzata e io ho smesso di darle schiaffi sul culo e l’ho abbracciata e le ho detto piano che l’amavo e siamo rimasti in silenzio, lasciando che il tempo, finalmente, svanisse dentro di noi e dalla stanza nella quale eravamo diventati un solo respiro.

mercoledì 28 luglio 2021

Orgiva #51

 La televisione era accesa e i porci della Guardia Civil si erano sistemati fuori della casa dove si tenevano le classi e le lezioni di una scuola alternativa - alternativa a che? Domandava lo scrittore, ai vostri sistemi di educazione, rispondeva qualche genitore assente e con il cazzo, signori e signore, che ne erano stati inventati di nuovi, ribatteva lo scrittore leggermente ubriaco, era la stessa merda vecchia di una secolo, solo con nomi diversi e qui sembrava sempre che qualcuno stesse sul punto di incularti, in una maniera o in un’altra ed era più crudele la possibilità che fosse chi ti stava vicino a farlo piuttosto che uno dei maiali in divisa che ogni intanto ti vedevi intorno.

E non c’era molta differenza, nelle camere da letto, fra vittime e amanti, amanti e carnefici, ci si continuava a torturare, in una maniera o in un’altra, a volte erano le parole gli strumenti di tormento e le fantasie e le paranoie che esse creavano - Pensarti a cosce aperte mentre un altro uomo ti stava scopando, i tuoi gemiti, le tue richieste, che cosa avrei potuto fare? Nulla, assolutamente nulla, se non continuare a guardarti negli occhi, a desiderarti, proprio quando non volevi sapere più nulla di me, evviva l’amore libero gridava qualche lurido fricchettone dalle palle mosce, era la stessa storia di sempre ed era di una noia mortale - I segreti, i segreti del cuore, tutto avrebbe potuto finire in ogni istante e non c’era modo di fuggire, perché tu eri qui e nelle mie illusioni e in quello che non poteva esistere all’interno di esse e nei respiri e in quello che nasceva e moriva nello spazio sconosciuto, continuo, umano ed eterno che li divideva e univa gli uni dagli altri. Ennesime rese, ennesime rivolte. I pugni in tasca e quelli che ti sarebbe piaciuto infilarmi nel culo.

martedì 27 luglio 2021

Orgiva #50

Del perché mi trovassi qui e non in un altro luogo non avevo nessuna idea. Ero attratto da questi uomini e da queste donne sempre sul bordo di un precipizio esistenziale, oltre il quale si apriva un abisso emotivo e psichico dal quale, molto probabilmente, non ci sarebbe stato ritorno. Era qualcosa di affascinante e disturbante, c’era come una vibrazione costante nel loro essere, capace di mandare in frantumi le loro personalità in ogni momento, un punto di instabilità continua, un terremoto interiore che poteva essere creato da un pugno come da una carezza - Frane di immagini di volti ed espressioni, cascate sonore di fiumi di ignobile miseria, maschere sconosciute che il fotografo voleva solo ritrarre, possibilmente di nascosto e poi lasciare ognuno libero di dirigersi dove cazzo volesse - C’erano troppi cuori di tenebra e tentazioni lisergiche e dialoghi che l’alcol e gli psicofarmaci facevano dimenticare ed era meglio così perché in questo modo le mattine erano fogli bianchi, copioni non ancora scritti, volontà sotterranee, disegni incompiuti, riflessi divini di diurne e divine speranze, non sapevo se ci fosse un significato nascosto in quei luoghi in cui tutto appariva perduto e per questo meraviglioso e sublime - Le estasi che solo i folli conoscevano o i profeti che camminavano a piedi nudi nel deserto, le estati che non torneranno più, le orme lasciate sulle spiagge della giovinezza sono i passi di una danza di sconfitte e fallimenti e i baci non dati solo una pallida cicatrice sulle tue labbra socchiuse.

lunedì 26 luglio 2021

Orgiva #49

 Il vento era tornato e con esso le nuvole grigie intorno alla cima della montagna, un’atmosfera impalpabile e zen e il rumore di un bicchiere che cade sul cemento senza infrangersi, i continui messaggi di Sara e le donne zingare sedute a chiacchierare in un angolo della strada, eserciti di figli per le vie e Andy seduto su una sedia nera a sorseggiare brandy e fumare sigarette rollate a mano, mi sentivo stranamente calmo, a fronte degli scazzi quotidiani che mi stavano dissanguando, stavo mangiando habas con jamon nel mediodia di un giorno senza nome,  accanto a Andy, bevendo una cerveza e ascoltando la musica andalusa che usciva fuori da casse mezze sfondate, le discussioni con Sara erano iniziate di nuove, era una guerra aperta, senza vincitori, né vinti, solo reduci.

Osservavo le macchine e i furgoni passare davanti al Metal Bar, mio zio mi aveva chiesto cosa stessi facendo qui, che cazzo ne so, gli avrei voluto rispondere, potevo passare il mio tempo a bere e scrivere e questo già mi sembrava uno dei regali più belli che la vita mi avesse potuto fare, mi sarebbero potuti bastare venti minuti per preparare lo zaino e andarmene e questo significava che qualcosa lo avevo imparato, c’erano così tanti eccentrici e bizzarri personaggi intorno a me, sarei diventato anche io uno di loro?

Il vento stava diventando più forte ed era iniziata la danza delle foglie, i denti marci nelle bocche delle donne zingare, birra che gocciola come piscio dal bordo di un tavolo, qualcuno batteva il ritmo di una canzone dimenticata con le proprie mani tremanti, i colpi di un bastone sul pavimento, i giorni che lasciavo svanire dal mio cuore, le parole scomparse, una stanza in penombra che stava diventando solo un ricordo d’estate e ancora le tue mani a ricordarmi che ogni promessa proibita non sarà mai mantenuta.


domenica 25 luglio 2021

Orgiva #48

 Gli uomini del Chico Bar giocavano a carte, bevevano birra o vino Costa e mi  piaceva pensare che se ne fregassero di tutto il resto, delle donne soprattutto, del denaro e del cielo e venivo qui a scrivere o a parlare con Paul o quando le cose con Sara, a casa, si facevano pesanti e mi sembrava saggia la scelta che qualcuno aveva suggerito di sparire per un pò e rifugiarsi in un bar - Codardo una voce mi aveva urlato in una notte in cui avrei solo voluto dormire e dimenticarmi di ogni problema - Difficile sapere quello che sarebbe successo dopo, mi sembravano preziosi i giorni che stavo passando con Sara, nella loro costante incertezza e nel loro sempre mutevole splendore, le notti in cui dormivamo insieme, vicini, senza che nulla accadesse, se non lo smarrirsi nei propri sogni e poi le improvvise e primitive rappresentazioni di atti erotici e pornografici, mi sedevo sulla sua faccia e sentivo la sua lingua insinuarsi nel mio buco del culo, poi le infilavo il cazzo in bocca, la scopavo nella bocca, spingendo la cappella fino al fondo della sua gola, in alcuni momenti sembrava soffocare, la facevo respirare un poco e poi glielo rimettevo dentro, altre volte si sedeva lei sulla mia faccia, la fica fradicia, iniziavo a leccarla, a mangiarla, non ne ero mai sazio, lei mi baciava i piedi, poi le  infilavo le dita nella fica, fino a che fossero tutte dentro, le piaceva, la sentivo gemere, mi aveva chiesto di provare con un pugno, facendolo sparire fino al polso, stavo imparando, ero sempre stato un buono studente - Alcune volte mi veniva da piangere in un misto di emozioni ed erezioni trattenute, altre rimanevo ore intere a sentire Sara mentre respirava, la notte, quando l’alba era ancora nascosta e i nostri desideri proibiti insieme ad essa, poi c’erano le eterne discussioni e chissà se la cosa migliore non fosse stata quella di prenderla a schiaffi e per i capelli e di scoparmela fino a quando non si fosse calmata, c’erano tutte queste teorie femministe in giro e poi solo il semplice bisogno di essere trattata come una cagna, non era qualcosa di facile da capire, mi lasciavo trasportare, il mio cuore sapeva come amare nella sofferenza, la mia, non quella altrui.

Attendevo che anche questi barlumi di felicità passassero, sarebbero rimasti i ricordi e la luce racchiusa in essi e nei tuoi occhi, il contatto della tua pelle e poi il silenzio che tutti gli spazi di ogni sconfitta riempie e con infinita dolcezza sublima.

giovedì 22 luglio 2021

Orgiva #47

 Rapidi cambi di personalità e nuovi/vecchi ruoli da interpretare - Paul sdraiato su un materassino gonfiabile rosa, sulla superficie dell’acqua lurida e piena di insetti di una alberca, il sigaro in una mano, il bicchiere con whisky e ghiaccio nell’altra - Le interviste non si sarebbero fatte oggi e probabilmente in nessuno dei giorni seguenti, sempre ammesso che ci fosse ancora una successione temporale che potessimo chiamare tale - Ombre sui muri e sul cemento e la strana gente che sedeva ai tavolini del Metal Bar, creature fuggite da qualche incubo acido, fumavano tutti hashish e rollavano sigarette di tabacco con mani inquiete e tremanti, c’erano fra di loro i volti familiari di persone sconosciute, in una intimità psichica che non sapevo spiegare e discorsi di cui non me ne fregava un cazzo e che proprio per questo mi piacevano e affascinavano, li ascoltavo, le assi del palco onirico scricchiolavano ed era un buon segno, si sarebbe distrutta anche questa farsa e gli attori del subconscio sarebbero scomparsi nei sogni di qualche altro folle visionario psichedelico - Lorenzo mi aveva portato una tapa e avevo dato un altro sorso alla birra, c’erano segni di intesa che non volevo imparare e una inquietudine nel cuore che solo le donne sanno donarti, lascia che tutto svanisca intorno a te, lascia che tutto si trasformi e fluisca e ti riempia di meraviglia, è il giorno in cui sei nato quello in cui ha deciso che mai lo avresti fatto una seconda volta.

martedì 13 luglio 2021

Orgiva #46

Foschia nell’aria. E nei pensieri. I messaggi rivoluzionari che arrivano in codici segreti dagli insediamenti di comunità inesistenti. I comunicati da preparare. Le bottiglie esplosive. Le immagini di una guerriglia digitale che avremmo falsificato in nome di una pornografia anarchica e terrorista - Qualcuno, un boia travestito da poeta, stava preparando le corde per legarti, il cappuccio nero calato sul volto, poi recitava i suoi versi su un palco, completamente nudo, il cazzo in erezione, accanto a lui una donna dalla pelle di serpente si feriva con un coltello, lasciando cicatrici come rime di sangue e silenzio - Ti avevo chiesto di picchiarmi, di marchiare la mia schiena con i tuoi morsi, osservavo le tue messinscena erotiche, ascoltavo le tue domande come fossero quelle di una bambina, poi mi sussurravi nelle orecchie i tuoi desideri proibiti, i racconti delle notti con i tuoi amanti, ti divertivi a farmelo venire duro e poi a lasciarmi così, in preda ai brividi e alla frustrazione, i coglioni gonfi, la tua lingua sul collo, mi sentivo sprofondare in un luogo caldo e instabile, oscuro e asfissiante, mentre le paure divenivano reali e non sapevo più cosa dirti, come avvicinarmi, quando ti incazzavi e cominciavi a umiliarmi con le tue parole, a farmi male con le tue risposte e non c’erano più nascondigli, non c’erano più rifugi, perché mi eri sempre intorno e io ero sempre intorno a te, perché eri dento alla mia anima e lì sentivo i colpi di frusta della tua ansia e della collera e dell’indifferenza, quando non mi guardavi e mi sembrava di svanire in un nulla dolente e irrisorio, nella trappola di una muta punizione dalla quale non sapevo come liberarmi, la mia volontà vacillava mentre mi inginocchiavo di nuovo, con la speranza innominabile che ti togliessi le calze e mi ordinassi di baciarti i piedi, ridendo delle mie debolezze, dei miei sentimenti, delle mie speranze, distruggendo ogni momento di gioia passato insieme, calpestando le mie emozioni - Lasciati cadere, lasciati cadere, lasciati cadere e non fermarti mai più.

mercoledì 7 luglio 2021

Orgiva #45

 Sara mi raccontava di Londra, della sua vita quando abitava lì e mi mostrava foto del suo appartamento mentre eravamo seduti sul divano, vicini, le ginocchia che si sfioravano, potevo girare la testa verso di lei ed immergermi nei suoi capelli e nel loro odore - E i momenti in cui la tristezza la assaliva e la confusione e poi di nuovo la gioia nei suoi occhi quando la vedevo ridere e le notti passate sul terrazzino di casa a bere vino e fumare porros, avvolti da un’oscurità ventosa, le foglie delle palme che si muovevano impazzite facendole assomigliare al piumaggio di bizzarri uccelli tropicali e Sara mi raccontava dei suoi uomini, degli amici e degli amanti e io la ascoltavo, interessato, immaginandomela con altri, senza gelosia, anche se la possibilità di perderla aveva riaperto antiche ferite nel mio cuore, poi l’abbracciavo, alcune volte dormivamo nel suo letto dalle lenzuola rosse e lei mi mostrava i suoi disegni e poi spegneva la luce e ci addormentavamo e non c’erano più sogni nei quali smarrirsi perché la vita già pareva il riflesso perfetto di quell’altro mondo e ancora tutti i momenti in cui mi sono rinchiuso nella mia solitudine, ignorandola e facendo finta che non esistesse e qualcuno aveva scritto da qualche parte che un giorno passato senza commettere errori era un giorno sprecato e poi una telefonata con Maria in cui le nuvole avevano assunto le forme e l’aspetto di animali fantastici e lei che mi diceva che la mia maniera di amare finiva sempre per scontrarsi con le mie fantasie e a volte Sara mi accompagnava nei miei luoghi oscuri e lo faceva con grazia e classe e naturalezza e allora le sfilavo le scarpe e le calze e le baciavo i piedi, alcune mattine mi inginocchiavo davanti al suo letto per svegliarla con dolcezza, nel silenzio di istanti sospesi mi fermavo a osservarla, a guardarla per quello che era realmente e allora sentivo una meraviglia respirare nel mio petto, un centro di luce risplendere al suo interno, una sfera di calore pulsante e poi le sono venuto dentro in una onda di bianca estasi, mi sono disciolto, non ero più io, non ero più niente, le ho sussurrato il mio amore ma non c’erano più parole che avessero senso nella mia gola, erano giorni di una bellezza inquieta e fuggente, la stessa che Sara possedeva dentro, tutti i baci che le ho rubato e tutti quelli che mi sono proibito di darle.  

venerdì 2 luglio 2021

Cigarrones #21

 Avevo chiesto la macchina a Sara, avevo preso un paio di litri di birra dal frigo ed ero andato a Cigarrones, per vedere Lolo e gli altri, con l’idea di parlargli per sapere cosa volessero fare, ora che l’Ayuntamiento e l’Alcalde avevano deciso di prendere provvedimenti contro gli insediamenti illegali (almeno per loro) intorno a Orgiva. 

Avevo ascoltato un discorso dell’Alcalde guardando un suo video, non mi aveva fatto nessun effetto. C’era ancora in me l’innato desiderio che le persone vivessero in equilibrio, nella legalità di una società accogliente e libera, in cui ognuno fosse accettato e rispettato per quello che era. Le mie erano solo fantasie, naturalmente e i porci della Guardia Civil fremevano dalla voglia di regalare qualche manganellata in giro e di mettersi in prima fila per uno sgombero fatto come si deve. Non che me ne fregasse un cazzo di tutte queste cose, me le ero lasciate dietro da tempo però il flusso della vita me le aveva riportate davanti e allora mi sono detto di andare a dare un’occhiata e quando sono entrato nella piccola baracca di Lolo e dentro non c’era nessuno, ho capito che le strade che potremmo percorrere sono infinite e che mai arriveremo dove abbiamo pensato di giungere ma sempre e comunque da un’altra parte e  che questa era la bellezza di perdersi e di non chiedersi mai dove ci avrebbe portato il cammino che stavamo seguendo. Poi è apparso Lolo, sorridendo, ci siamo abbracciati e insieme a lui c’era una sua amica, ci siamo presentati, le ho sorriso, lei ha fatto lo stesso e i suoi occhi sono diventati più grandi.


Mi sono seduto al sole, davanti agli enormi cactus di San Pedro, nel giardino psichedelico di Lolo, a bere un vaso di birra. Poi ho camminato un pò, c’era luce e tranquillità intorno e dentro al mio cuore.


Sono andato a vedere se Vittorio avesse un pò d’erba da vendermi e quando sono arrivato al ranch c’era Vanessa seduta su un divano sfondato con il suo tablet in mano, mi ha sorriso e ci siamo salutati, poi è arrivato Vittorio spingendo una carriola, apparentemente stava costruendo un cesso con una doccia adiacente. L’ho abbracciato e gli ho chiesto se avesse qualcosa da fumare, mi ha detto di no, magicamente è sbucato fuori Graham dal suo truck, ho parlato con lui e ho concluso così il mio piccolo affare.


Sono tornato alla baracca di Lolo, ma lui e la sua amica non erano lì, allora sono andato verso il rio e c’era Wibbs sul ciglio di un burrone, dove la terra si stava erodendo, sbriciolandosi settimana dopo settimana, non sarebbe rimasto molto di questo insediamento in una decina di anni, pensavo dentro di me, Wibbs sembrava guardare lontano, nell’attesa che qualcuno o qualcosa arrivasse, cercando di decifrare i segni dell’orizzonte e del cielo, era stranamente silenzioso, così l’ho abbracciato e i suoi occhi erano tristi e mi ha cominciato a raccontare dei suoi problemi di coppia con Vanessa, era sempre la stessa storia, non solo per lui ma per ognuno di noi, le bugie e le liti degli amanti, l’ho ascoltato per un pò, poi mi sono stancato, non potevo fare niente per aiutarlo, poi Lolo mi ha chiamato, non so da dove fosse uscito fuori, ho abbracciato di nuovo Wibbs e ho seguito il mio amico. C’era rimasta una birra, l’abbiamo aperta e ci siamo seduti a bere e chiacchierare.


Ero sul terrazzino di casa e io e Sara stavamo parlando e fumando un porro e l’erba era più forte di quello che avevamo immaginato e poi lei mi ha chiesto se volevo dormire nella sua stanza e un’onda di felicità mi ha colmato il cuore e il suo letto aveva un buon odore e le lenzuola erano rosse e pulite e poi lei  si è spogliata e ha iniziato a spalmarsi i piedi e le gambe con un olio essenziale e non potevo fare altro che osservarla ipnotizzato, sdraiato al suo fianco e c’era una musica di sottofondo e ci siamo abbracciati e abbiamo cominciato a baciarci e così il cazzo mi è venuto duro, poi ero con la testa fra le sue gambe a leccarle la fica ed era una sensazione meravigliosa sentire la mia lingua che le entrava dentro, poi le baciavo la pancia e le mordevo piano l’interno delle cosce, ascoltavo i suoi gemiti e continuavo a leccarla, poi salivo verso il suo volto e c’erano i suoi occhi ad attendermi e la sua anima al loro interno e una bellezza infinita nella quale immergermi, le sue iridi e le sue pupille erano come specchi, i suoi universi interiori, questi misteri così impenetrabili, questa profondità emotiva in sui si svelava l’essenza stessa di una donna mi lasciava libero di non essere più nulla se non un brivido nella notte, un nome mai pronunciato, un attimo di perfetto e sconosciuto equilibrio in un cosmo di istanti già perduti nel tempo.

freewheelin' #81

  Frammenti di una festa in differenti momenti del giorno e della notte, una bambina araba che mi prende per mano e suo padre che riceve inn...