domenica 8 marzo 2020

dream #93

Un incontro con Catalina, nella sua casa, lei è sola e io arrivo con alcuni amici di cui non ricordo il nome. Ci mettiamo a parlare e le dico che mi dispiace, mi dispiace così tanto di aver lasciato Maria e di non aver avuto più contatti con il resto della sua famiglia, con Giancarlo, soprattutto e mentre le confesso queste cose mi viene da piangere e un senso di tristezza mi assale il cuore e poi sono davanti a mio padre, da qualche altra parte e stiamo partecipando a una specie di gioco in cui bisogna dirsi qualcosa in faccia ma noi non ci diciamo niente, ci guardiamo solamente negli occhi e ci capiamo subito e così il gioco finisce e noi ci allontaniamo insieme e poi in un’altra città ho vagato in silenzio, pochi frammenti, qualche immagine, che cosa ho fatto? Chi mi ha riconosciuto? Nel cielo la luna e l’alba dividono il loro esistere, chi siamo noi per non credere al loro incontro?

venerdì 6 marzo 2020

senza titolo

non lo dimenticheranno 
i tuoi sguardi
il tempo 
che hai lasciato 
andar via

quello svanito
nei profili di luce
di volti amati
e perduti

non lo dimenticherà
la tua pelle
cosa è significato
stringersi
e scoprirsi
e addormentarsi insieme

uniti e divisi
dal passare dei giorni
dei sogni
delle carezze 
e delle lacrime

di queste mute
e desolate preghiere
per chi non si é ancora fermato
per chi non potrà
aprire più gli occhi

e svegliarsi con te.

martedì 3 marzo 2020

dream #92

Mio padre è insieme a degli ospiti sconosciuti, in una sala. Mi saluta e mi mostra dei vassoi con dei cibi esotici, dai colori molto intensi. Le striature pulsanti di vivande mai assaporate prima. Vedo Gabriele sul lato della strada che porta alla casa dei miei nonni ad Aphex, gli faccio cenno con la mano e lui mi riconosce, allora caccio un urlo (anche se speravo di non incontrare nessuno) e mi avvicino, lui mi prende sottobraccio e insieme entriamo dentro casa, poi scendiamo delle scale e ci ritroviamo di nuovo dove sono mio padre e gli ospiti. Sento crescere una confusione nelle altre stanze e credo di aver vissuto qui, chissà quando. Mi sveglio da solo in un letto, poi mi alzo e mi faccio un giro e trovo tracce della presenza di altra gente, in cucina, su un tavolo, nella camera con la televisione, poi vedo Samara insieme ai figli in uno dei corridoi e mi rendo conto che sono loro la causa di tutto questo disordine e allora mi arrabbio con Taran mentre accende la TV e vuole guardare un film e allo stesso tempo comprendo che non serve a nulla e lascio perdere e mio padre è in piedi in un angolo e mi sorride e mi dice adesso lo capisci cosa significa avere dei bambini, no, non lo capisco papà, sento solo il desiderio di andarmene, adesso. E prima, molto prima di ora, in un’altra casa ho trascorso dei momenti (dei giorni?) - ho passato degli attimi meravigliosi con Barbara e abbiamo parlato e ci siamo abbracciati e abbiamo fatto l’amore e il suo viso era coì vicino, con il suono silenzioso di quello che mi raccontava e poi segreti e cose dimenticate e la sua voce nella mente che svaniva negli sguardi e una sensazione di felicità e quiete nel cuore e tu che vieni ancora a trovarmi in questi luoghi, fra desideri e frammenti di un amore che non potrà mai esistere al di fuori di queste pareti di luce, destinate a sciogliersi fra le dita, di chi come me scrive e muore e continua a fuggire.

freewheelin' #81

  Frammenti di una festa in differenti momenti del giorno e della notte, una bambina araba che mi prende per mano e suo padre che riceve inn...