lunedì 25 marzo 2013

dream #6

Correvo in un bosco, alla ricerca di un riparo - Dietro di me una massa d’acqua stava arrivando, la sentivo avvicinarsi, ho trovato l’entrata di una grotta, la terra era umida e c’era un sentiero che saliva tra le rocce -  Adesso camminavo piano, non sentivo più il rumore dell’acqua, toccavo le pareti, era quasi buio, era tutto molto oscuro - Camminavo ad occhi chiusi, ho toccato una radice, in alto, ho aperto gli occhi, immobile, sotto di me si apriva un vuoto maestoso, dentro il tronco di un albero, un altro passo e ci sarei caduto dentro - Sono tornato indietro.

Sono entrato dentro una stanza, c’erano due letti e una grande vetrata, degli armadi, li ho aperti, contenevano delle coperte - In un’altra stanza, altri armadi, con dentro cartine geografiche, sono arrivati due ragazzi giapponesi, cercavano qualcosa - Sono tornato nella stanza con la vetrata, mi sono seduto sul letto, ho aperto il cassetto di un comodino, vicino al letto, ho travato dei fogli e diversi oggetti, una bustina di plastica con dentro delle palline di oppio.

Dalla vetrata potevo vedere il bosco allagato, l’acqua che arrivava sopra gli alberi, che sommergeva l’entrata della caverna, ai bordi del bosco c’erano delle colline, sui fianchi delle colline c’erano dei paesi e l’acqua aveva ricoperto alcune case. Ho preso un piatto e ci ho messo sopra le palline di oppio, queste hanno iniziato a rilasciare una sorta di olio, come se fossero riscaldate.

Ho camminato per dei corridoi e sono uscito fuori dalla caverna. C’era il sole e molte persone camminavano verso il luogo da dove ero uscito. Cantavano, tanti uomini erano a torso nudo, gli sono andato in contro.

sabato 23 marzo 2013

Santiago #8


Erezioni durante la notte. Gli uomini con i fucili, i sorrisi, la pelle scura. La bottiglia di vino. Il crocifisso. In alto i fucili e le bottiglie. Fuoco. Abbiamo conquistato un Paese con l’aiuto di Dio e dei fucili. Ci siamo redenti sotto il suo cazzo imponente. Bevendo e fottendo. La bottiglia in una mano, il fucile nell’altra. La giovane che apre le gambe, il cuore che le martella nel petto, il cazzo ancora duro che le penetra la carne. Il sangue e lo sperma. La polvere delle strade. Visioni tremolanti e onde di calore. Le acque del Pacifico che si infrangono sulla spiaggia in migliaia di schizzi spumosi. La sborra del mondo sulle mie labbra. Le grida di piacere e dolore. La fine della vita e le cosce tremanti di una vergine che è appena venuta.

sabato 16 marzo 2013

Santiago #7


Nelle stazioni degli autobus, la vita caotica e il suo naturale e incontrollato movimento. Le voci dei bambini, le gambe delle donne, il cibo sulle bancarelle, i lustrascarpe con le spazzole e il lucido, l'attesa della partenza e dei saluti, le lacrime che accompagnano ogni separazione, gli altoparlanti, le indicazioni, lasciarsi e tornare.

Cammina svelto, ragazzo, con la borsa sulle spalle, sempre pronto a metterti in viaggio.

In un negozio nascosto in una strada polverosa, il curandero dietro al bancone, con un cappello in testa, la pelle arida e crepata, la boccetta con le gocce, l’estratto del veleno, i ragni che si muovono veloci all’interno di una teca di vetro.

Le gocce sotto la lingua, quasi addormentata, passano i minuti, un’erezione di ventiquattro ore, con il cazzo duro come un palo, in giro per le strade, le cosce sudate delle ragazze, i culi che si muovono, follia senza controllo, i coglioni gonfi, strusciando contro il culo di una chica, la cappella viola, senti la stoffa contro la tua carne pulsante, le accarezzi i fianchi e la pancia, lei si muove come un animale, elettrizzata da quello che le preme contro il culo, la fica bagnata, eccitazione e sudore, la prendi per i capelli, completamente impazzito.



martedì 12 marzo 2013

Santiago #6


Los queltehues gridano alle prime luci del giorno, lo sciamano cammina silenzioso, raccoglie una piuma nera, striata di bianco e la infila in un vecchio sacchetto di pelle. Raccoglie piccole pietre, fiori, esili funghi. Lo sciamano torna nella sua capanna, accende un fuoco all’interno di un cerchio di pietre, riempie una pentola con poca acqua e inizia a scaldarla sulle fiamme danzanti, l’acqua che bolle, lo sciamano che intona flebili canti, quasi un mormorio, lo sciamano che pesta i fiori e i funghi in una pietra concava, l’acqua che bolle, lo sciamano che lascia cadere nell’acqua i sassolini e i pezzi di una radice. Lo sciamano gira l’acqua con un bastone, toglie la pentola dal fuoco e la mette in un angolo della capanna. Prende una pipa e la carica con la mistura di funghi e fiori, continua a cantare sommessamente, si siede a gambe incrociate su una stuoia di paglia, prende un tizzone di fuoco e accende la pipa.

Tira.

Il fumo sale a spirali verso un buco sul tetto della capanna, nella notte, verso le stelle.

Lo sciamano chiude gli occhi.

Un uomo con una maschera intagliata nella corteccia di un albero. Lunga fino alla zona pelvica. All’altezza dei genitali spunta un fallo di legno. Enorme.

Un uomo con una testa a punta. Il corpo pitturato a strisce orizzontali bianche e nere, l’inizio di una danza, i genitali scoperti, un uomo nudo batte un tamburo.

Le stelle erano una punteggiatura luminosa e misteriosa, gli spazi neri nascondevano significati ancestrali, gli antichi sacerdoti avevano imparato a decifrare quel linguaggio sconosciuto, immutabile e ciclico, centinaia di anni passati ad osservare il cielo, a comparare possibili alfabeti, una lingua per pochi eletti, un potere infinito.

Furono inventate divinità, perché il controllo unisse cielo e uomini. Vennero dati nomi a quelle divinità. Vennero dati volti e corpi. Una rappresentazione che si ripeteva anno dopo anno, secolo dopo secolo, furono fondate dinastie, vennero eretti templi, vennero sacrificate vittime. Le pietre posate una dopo l’altra. Il sangue su quelle pietre. Niente di tutto questo era destinato a durare.

Le stelle continuano a brillare nel cielo, in attesa di nuove interpretazioni.

Nell’alba calda della camera, forme luminose e colorate si muovono sotto le palpebre chiuse. L’energia sessuale circola in spirali bianche, la rappresentazione dell’atto, movimenti ritmici e incontrollati, seguire il battito del tamburo, urla stridule, uccelli in volo circolare, gli alberi, il fruscio delle foglie, i riflessi dorati, le cerimonie notturne, il fumo che sale in spirali bianche verso le stelle, lo sciamano seduto a gambe incrociate su una stuoia. Lo sciamano che aspira lentamente boccate di fumo.

Intoniamo i nostri canti.

martedì 5 marzo 2013

Santiago #5


Una bodega piena di vecchie cose, quadri, divani, tavolini di legno intagliati, un piccolo binocolo da teatro degli anni trenta, un cappello che portavano gli uomini quando ancora andavano a cavallo, le selle, le antiche voci che riempivano le stanze di case perdute. Gli specchi impolverati, le immagini scomparse, le vecchie foto di un album rilegato in pelle, gli echi del passato, le donne che parlavano camminando per i corridoi o sedute davanti a larghi tavoli, con i vestiti lunghi e i guanti bianchi che arrivavano fino al gomito, i capelli acconciati in complesse pettinature, cantava una donna ubriaca con voce profonda e rauca, l’eroina l’aspettava in una stanza, una siringa e una luce veloce e familiare, camminavo lungo scale impossibili, il volto di una ragazza visto in sogno, non trovavo la porta che stavo cercando, lungo le strade della città, movimenti orizzontali e verticali, la plaza principale, gli alberi, i carretti che vendevano cibo, hotdog, completos, la cerveza ghiacciata, i mojitos, camminando nella notte del sud america, la cruz del sur, las tres marias, nuove mappe celesti, costellazioni mentali, uniamo i punti brillanti, lo schermo nero, le palme proiettate nel cielo, l’aria fredda, in macchina correndo per la carretera, le luci dei camion, le case basse, le scritte sui muri, la vernice ipnotica, voglia di toccare i muri, sembrano così reali, autentici, vivi, le ferite di un terremoto su una chiesa, terremoto-vino ghiacciato bianco e gelato all’ananas, ci sarà qualcuno che vende hierba? – i pullman con i finestrini aperti per il caldo, le donne con le cosce nude, i culi grandi, così imponenti, preziosi, i poveri ai bordi delle strade, la sporcizia, i cani che dormono all’ombra dei muri verniciati, pittura elettrica, vodka con hielopor favor, colazioni lunghe come pranzi, pranzi lunghi come il pomeriggio, ancora cerveza y vino tinto, camminava il vecchio Lee verso la farmacia, non c’era bisogno delle ricette per comprare la morfina, la città perfetta per i tossici, gli occhi scuri, la pelle liscia, l’odore dei fiori che nascono nella notte, un cordero en la cruz, los ojos de cristo, in ginocchio, in preghiera, le palle piene, eiaculare davanti ad uno specchio, in ginocchio, in preghiera, la purezza infinita di una città sconosciuta alle prime luci dell’alba.


domenica 3 marzo 2013

Santiago #4


Il tempo si dilata, senza lavoro senza impegni. Larghi e comodi cuscini verdi. Una bottiglia di acqua. La mente si dilata in cerchi sempre più ampli. Il tempo è il respiro. Il controllo del tempo è il controllo del respiro. Un albero fuori dalla finestra si muove calmo nell’aria. Anni fa, nella mia stanza, sotto l’effetto della salvia divinorum avevo visto un paesaggio montagnoso dall’alto, ero io un aereo in volo e un’elica che girava, il punto di vista era poco sopra l’ala destra, lo stesso paesaggio ho rivisto pochi giorni fa, dopo aver superato le Ande; nella mia stanza, anni fa, le montagne e le crepe della terre erano tornate ad essere le pieghe dei pantaloni della tuta e della felpa che portavo. La mia gamba piegata. Uno stridore di freni dalla strada, nessun incidente. Birra ghiacciata, pisco sour prima e dopo pranzo. Strani sogni. La Chevrolet rossa rovinata, con parti mancanti. Una dedica e un disegno su un libro sconosciuto. Una chitarra appoggiata al muro, con quattro corde. Gli arpeggi della mente, i drappeggi dei quadri del rinascimento italiano. I raggi della ruota di una bicicletta. Circonferenze mnemoniche. I primi segnali di un viaggio acido. I contorni delle cose che iniziano a tremolare, a farsi più luminosi, le immagini  vengono distorte dolcemente, una ruota che gira, spirali bluastre, la realtà scissa in vortici silenziosi.

freewheelin' #81

  Frammenti di una festa in differenti momenti del giorno e della notte, una bambina araba che mi prende per mano e suo padre che riceve inn...